sabato 2 maggio 2009

Eutanasia per amore?

Quale grado di dolore non è più sopportabile?

Cari amici, ho letto che , in Svizzera, una donna ha chiesto l’eutanasia: non poteva sopportare il dolore per la morte del marito.
Siamo arrivati a questo?
Risponde don Leonardo Zega
Su alcuni quotidiani questa storia ha avuto addirittura l’onore della prima pagina: una lucida volontà di morte, servita come supremo atto di amore.
In Svizzera, una signora del tutto sana, avrebbe chiesto di seguire nella morte il marito, malato terminale, perché incapace di immaginare una vita senza di lui. Con il beneplacito della legge e dietro equo compenso, qualcuno si presterebbe a organizzare tecnicamente la sua fine, “assistendola” nel compiersi del suo desiderio: in pratica, trattandosi di veleno, predisponendo la pozione, che poi “liberamente” la donna dovrebbe assumere. Un suicidio-omicidio premeditato, tradotto dai mezzi d’informazione in “eutanasia per amore”, o ancor più subdolamente, in “dolce morte in nome dell’amore”.
A tanto si può arrivare quando non si ha l’onestà di chiamare le cose con il loro nome. Qui non c’è amore né dolcezza, c’è solo il rifiuto deliberato dei limiti di cui ognuno di noi è impastato.
Malattia e morte fanno parte della condizione umana e possono essere benedizione o maledizione, a seconda di come ci poniamo nei loro confronti. Quasi in contemporanea, abbiamo letto di due persone di 78 e 87 anni che, rimaste sole per la morte del proprio compagno di vita, hanno deciso di dedicarsi ad anziani afflitti da solitudine e abbandono, trovando in questa missione una fonte di appagamento insperata. La morte vinta con la vita, donandosi con serena consapevolezza agli altri.
Dal punto di vista cristiano non ci sono dubbi: l’eutanasia è la rivendicazione di un diritto sulla vita che non abbiamo. Ed è il riferimento a Dio e al Suo primato che fa la differenza. Il cristiano sa, per fede, da dove viene e dove va; conosce i propri limiti e le sue responsabilità e si affida fiducioso al Signore, accettando il dolore, la malattia, la morte. Non soffre di meno, ma non cerca consolazioni impossibili e non si tormenta fino a rendersi insopportabile a se stesso e agli altri. Guarda a Cristo e scopre nel Suo volto i segni di un’umanità condivisa, accettata e vissuta per amore.
Tratto da "i dubbi dell'anima"

4 commenti:

  1. Siamo essere umani, cara Marina.
    Non mi sento di giudicare nessuno.
    Lieta domenica.

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  2. Cara stella qui non si tratta di giudicare la persona, non mi permetterei mai di farlo; si tratta di condannare un modo di pensare sbagliato, al di la dell'essere cristiani o meno. Si tratta di aiutare chi si trova nella sofferenza a trovare un senso alla propria vita che ha un valore ben più grande di qualsiasi dolore, sofferenza ed anche della morte.
    Chi dice queste cose è una che ha provato sulla propria pelle il dolore per la perdita del proprio compagno di vita ed ha trovato conforto e speranza in Gesù.
    Sto cercando solo di aiutare chi è solo e disperato.
    Grazie comunque per aver lasciato un tuo commento. Confrontarsi è sempre bello e costruttivo.

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  3. Ho dedicato all'argomento una serie di post sul mio blog perchè penso sia grave che una mentalità del genere possa diffondersi. Tra l'altro la clinica Dignitas ha "aperto le porte" a chiunque svizzero o meno, voglia por termine alla propria vita. Personalmente trovo cinico e disgustoso che si possa speculare sul dolore delle persone facendosi pagare per farle morire (perchè è di questo che si tratta). Occorre un senso per vivere, testimoniare un positivo della vita. Bello l'esempio dei due anziani che, rimasti soli, hanno aiutato altri anziani. E' di testimonianze così che abbiamo bisogno. Non possiamo come cristiani essere "politicamente corretti" e rispettare le idee di tutti. Io rispetto ogni persona ma affermo che certe idee sono assolutamente negative. E' meglio risultare antipatici a qualche uomo che sgraditi a Dio.. (o no?)

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  4. Grazie Andrea per il commento che hai lasciato.
    Nella società odierna avere la capacità di discernimento non è cosa da poco: tutti parlano d'amore ma pochi sanno che cosa sia il vero amore; tutti parlano di misericordia ma pochi sanno di che cosa si tratta veramente. E' più facile aiutare una persona a morire piuttosto che a vivere; Assurdo,no? Eppure si passa tanto di quel tempo a fare cose inutili e non si riesce a dedicare neanche un attimo a chi ha veramente bisogno di una parola di speranza, di un gesto d'affetto, di un pò di compagnia...
    Il problema della società odierna è quello di aver perso di vista quei valori umani che dovrebbero essere comuni a tutti gli uomini, cristiani e non. Il problema è serio e c'è tanto da lavorare anche a costo,come dici tu, di risultare antipatici e scomodi.

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