lunedì 4 maggio 2009

Caso di coscienza

Pubblico di nuovo un articolo relativo ad un caso che ho già trattato il 28 aprile scorso.
A mio avviso, è molto significativa la risposta dei medici cattolici marchigiani.
Che ne pensate?

Dal quotidiano "l'Avvenire"

Pillola del giorno dopo.

Dai medici cattolici: no al diktat delle Marche

Cresce la protesta contro la lettera-direttiva che l’Azienda sanitaria unica delle Marche (Asur) ha diffuso per imporre a tutti i medici l’obbli­go di prescrivere la pillola del giorno dopo, quando la donna si trovi in situazioni «di obiettiva gravità e ur­genza ». Alle perplessità dei singoli medici, si aggiun­gono ora le prese di posizione di associazioni quali Amci (Associazione medici cattolici italiani) e «Medi­cina e Persona». La sezione regionale delle Marche dell’Amci ha pre­disposto una nota, a cura del presidente Sergio Fat­torillo (medico legale di Macerata) e di Paolo Mar­chionni (medico legale di Pesaro, nonché presidente di Scienza&Vita a Pesaro-Urbino), in cui sottolinea l’incompatibilità della richiesta del direttore genera­le dell’Asur Roberto Malucelli con la autonomia pro­fessionale del medico e con la possibilità di esercita­re la clausola di coscienza, visto che il farmaco in que­stione (levonorgestrel), oltre a bloccare l’ovulazione, può anche impedire l’impianto in utero di un ovulo eventualmente fecondato. In più è stata predisposto un modello di lettera da inviare al direttore generale da parte del singolo medico, per comunicare la pro­pria intenzione di avvalersi, se il caso, dell’obiezione di coscienza (secondo la legge 194) o della clausola di coscienza (secondo il Codice deontologico dei medi­ci). Sul primo punto, scrive l’Amci delle Marche, «come medici, sottolineiamo che la sfera di autonomia pro­fessionale non può essere soggetta ad “intromissioni” ed “ingerenze” così pressanti come quelle contenute nella nota del direttore generale», visto che il medico «in ogni circostanza deve operare “secondo scienza e coscienza”». A motivare l’eventuale rifiuto della pre- scrizione, ci sono sia «i rischi per la salute della pa­ziente » che «possono essere molto elevati», sia il fat­to che «la somministrazione potrebbe cagionare la morte dell’embrione appena concepito». Un aspetto che va ricordato, visto che secondo la legge 194, il no­stro ordinamento tutela «la vita umana dal suo ini­zio »: pienamente applicabile quindi la clausola di co­scienza prevista dall’articolo 22 del Codice di deon­tologia medica. «Del resto – puntualizza la nota del­l’Amci Marche – se il “farmaco” in questione può es­sere fornito solo dietro presentazione di ricetta me­dica, vuol dire che non può essere assunto solo per scelta della donna, ma come conseguenza di un atto medico». Infine, come medici cattolici, «riteniamo che il nostro agire professionale debba contribuire a pro­muovere sempre il valore dell’individuo umano, sia es­so piccolo e indifeso, come l’embrione appena con­cepito, sia essa la donna, spesso molto giovane». L’Amci Marche riafferma la validità degli orientamenti deontologici più accreditati, tutti in favore della li­bertà del medico di non prescrivere la pillola del gior­no dopo: la nota del Comitato nazionale per la bioe­tica del 2004, e quella del 2006 del presidente della Fe­derazione nazionale degli Ordi­ni dei medici (Fnomceo) Ame­deo Bianco. Anche «Medicina e Persona» contesta la disposizione del di­rettore generale dell’Asur Mar­che, sulla base di alcune precisa­zioni. Innanzi tutto, la pillola del giorno dopo «non è un farmaco “curativo”: la gravidanza non è u­na patologia; non rientra inoltre nella categoria dei farmaci “sal­vavita”, quindi la sua prescrivibi­lità è discrezionale da parte del medico, sia esso generalista che specialista ginecologo».«Il pun­to cardine della nostra contesta­zione – sottolinea il comunicato – è la libertà da riconoscere alla persona del medico nell’esercizio della professione». «Il lavoro del medico – ricorda “Medicina e Persona” – non può essere ridot­to a quello di mero esecutore del­le volontà del paziente, né al ruo­lo di colui che soddisfa ogni ri­chiesta, sempre e comunque, a prescindere dalla sua coscienza personale e clinica».
Enrico Negrotti

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