giovedì 7 maggio 2009

Il sacramento dell'amore

Secondo appuntamento

Eucarestia:
desiderio ardente di Gesù


di Mons. Odo Fusipecci

Il desiderio: la espressione più interiore della persona, indice genuino della propria identità, che si percepisce con un lampo di occhi limpidi, l’uno aperto all’altro. Lo esperimenta chi sa intuire.
Il desiderio ha dimensioni diverse di tempo e di intensità, fino ad essere ardente.
Gesù aveva un desiderio ardente.
Lo racconta l’evangelista Luca: “ Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui e disse:” Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione”.
Qual era quel suo ardente desiderio?
“ E preso un calice rese grazie e disse:” Prendete e distribuitelo tra voi, poi preso un pane, rese grazie, lo mangiò, lo diede loro dicendo:” Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo:” Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che viene versato per noi” (Lc 22,14 ss).
Un desiderio che Gesù nutriva da tempo e lo esprime l’evangelista Giovanni. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, alla gente che era venuta a ricercarlo Gesù risponde:” In verità, in verità vi dico; mi cercate non perché avete visto dei segni ma perché avete mangiato a sazietà; operate non per il cibo che perisce ma per il cibo che rimane per la vita eterna che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di Lui Dio Padre pose il suo sigillo… il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero… Io sono il pane di vita. Chi viene a me non avrà più fame, chi crede in me non avrà più sete… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui.
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato Gesù, dissero:” Questo discorso è duro, chi può intenderlo?”. Si ritirarono indietro e non andarono più con Lui.
Gesù allora si rivolse ai dodici:” Volete anche voi andarvene?”.
Quanto Gesù aveva affermato era per Lui cosa così essenziale, così assolutamente necessario che non poteva venir meno anche se a lasciarlo fossero stati i suoi Apostoli.
Perché Gesù rimase fermo nel mantenere quel suo insegnamento nonostante il rischio della fuga degli Apostoli? Lo chiarì egli stesso agli Apostoli nell’ultima cena quando affermò:” Un comandamento nuovo vi dò che vi amiate gli uni e gli altri come io ho amato voi, affinché anche voi vi amiate gli uni e gli altri. Da questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli se avrete amore gli uni e gli altri "(Gv 13,34).
Gesù centrava quello che Egli affermava essere essenziale nel suo insegnamento e nella sua opera, l’autentica identità che non intendeva in nessun modo scalfire o alla quale venir meno.
Un amore degli uni verso gli altri non comune ma specifico “come io vi ho amato”; e Gesù aveva detto:” Nessun amore è più grande di quello di dare la vita per i propri amici”.
Poiché Egli conosceva bene i limiti e la debolezza della natura umana, non dava solo il comandamento dell’amore ma conferiva, donava anche la capacità e la potenza di mettere in pratica il comandamento, comunicando la sua stessa vita sacramentalmente, nei segni del pane e del vino nei quali egli si rendeva presente, sino alla fine del mondo, nella sua passione, morte, resurrezione e ascensione al cielo.
Così l’Eucarestia diventa il nostro tesoro, il tesoro della Chiesa che Gesù espresse nel presentarcisi con quella sua immagine:” Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto lo recide, e ogni tralcio che porta frutto lo monda, perché porti maggior frutto… Rimanete in me come io in voi. Come il tralcio non può portare il frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così nemmeno voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Se qualcuno non rimane in me, viene gettato fuori come il tralcio e si distacca; poi si raccoglie e si getta nel fuoco e brucia.
Se rimanete in me, e le mie parole rimangono in voi, domandate pure quello che volete e vi sarà fatto”.
Sono quei frutti che Papa Benedetto XVI indicava alla migliaia di giovani riuniti a Colonia:” Poiché riceviamo il medesimo Signore ed Egli ci accoglie e ci attira dentro di sé, siamo una cosa sola anche tra di noi.
Ma questo deve manifestarsi nella vita, deve mostrarsi nella capacità del perdono, deve manifestarsi nella sensibilità verso le necessità dell’altro. Deve manifestarsi nell’impegno per il prossimo, per quello vicino, come per quello esternamente lontano, che però ci riguarda sempre da vicino. Esistono oggi forme di volontariato, modelli di servizio vicendevole, di cui proprio la nostra società ha urgente bisogno. Non dobbiamo, ad esempio, abbandonare gli anziani alla loro solitudine. Se pensiamo e viviamo in virtù della comunione con Cristo, allora ci si aprono gli occhi…Ci accorgeremo ben presto che è molto più bello essere utili e stare a disposizione degli altri che preoccuparci solo delle comodità che ci vengono offerte”. Benedetto XVI diceva ai giovani:” Io so che voi come giovani aspirate alle cose grandi e volete impegnarvi per un mondo migliore. Dimostratelo agli uomini, dimostratelo al mondo che aspetta proprio questa testimonianza dai discepoli di Gesù Cristo, che, soprattutto mediante il vostro amore, potrà scoprire la stella che noi seguiamo. Andiamo avanti con Cristo, viviamo la nostra vita da veri adoratori di Dio”. La parola latina per adorazione è ad-oratio: contatto bocca a bocca, bacio, abbraccio e quindi in fondo amore.
Nell’Eucarestia è presente realmente la Persona di Cristo. Chi ha scoperto Cristo deve portare altrui verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla. In vaste parti del mondo esiste oggi una strana dimenticanza di Dio.
Sembra che tutto accada egualmente anche senza di Lui, ma al tempo stesso esiste un sentimento di prostrazione, di insoddisfazione di tutto e di tutti. Si sceglie quello che piace e certuni sanno anche trarne profitto. Ma la religione ricercata alla maniera del “fai da te” alla fin fine non ci aiuta, è comoda, ma nell’ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo.

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