lunedì 28 marzo 2011

III domenica di Quaresima




Le parole del Santo Padre  all'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Questa III Domenica di Quaresima è caratterizzata dal celebre dialogo di Gesù con la donna Samaritana, raccontato dall’evangelista Giovanni. La donna si recava tutti i giorni ad attingere acqua ad un antico pozzo, risalente al patriarca Giacobbe, e quel giorno vi trovò Gesù, seduto, "affaticato per il viaggio" (Gv 4,6). Sant’Agostino commenta: "Non per nulla Gesù si stanca … La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato … Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci" (In Ioh. Ev., 15, 2). La stanchezza di Gesù, segno della sua vera umanità, può essere vista come un preludio della passione, con la quale Egli ha portato a compimento l’opera della nostra redenzione. In particolare, nell’incontro con la Samaritana al pozzo, emerge il tema della "sete" di Cristo, che culmina nel grido sulla croce: "Ho sete" (Gv 19,28). Certamente questa sete, come la stanchezza, ha una base fisica. Ma Gesù, come dice ancora Agostino, "aveva sete della fede di quella donna" (In Ioh. Ev. 15, 11), come della fede di tutti noi. Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede. L’onnipotenza dell’Amore rispetta sempre la libertà dell’uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta.
Nell’incontro con la Samaritana risalta in primo piano il simbolo dell’acqua, che allude chiaramente al sacramento del Battesimo, sorgente di vita nuova per la fede nella Grazia di Dio. Questo Vangelo, infatti, - come ho ricordato nella Catechesi del Mercoledì delle Ceneri - fa parte dell’antico itinerario di preparazione dei catecumeni all’iniziazione cristiana, che avveniva nella grande Veglia della notte di Pasqua. "Chi berrà dell’acqua che io gli darò – dice Gesù – non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,14). Quest’acqua rappresenta lo Spirito Santo, il "dono" per eccellenza che Gesù è venuto a portare da parte di Dio Padre. Chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, cioè nel Battesimo, entra in una relazione reale con Dio, una relazione filiale, e può adorarLo "in spirito e verità" (Gv 4,23.24), come rivela ancora Gesù alla donna Samaritana. Grazie all’incontro con Gesù Cristo e al dono dello Spirito Santo, la fede dell’uomo giunge al suo compimento, come risposta alla pienezza della rivelazione di Dio.
Ognuno di noi può immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesù ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro, al mio cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato. Ascoltiamo la sua voce che ci dice: "Se tu conoscessi il dono di Dio…". Ci aiuti la Vergine Maria a non mancare a questo appuntamento, da cui dipende la nostra vera felicità.

Di fronte alle notizie, sempre più drammatiche, che provengono dalla Libia, cresce la mia trepidazione per l’incolumità e la sicurezza della popolazione civile e la mia apprensione per gli sviluppi della situazione, attualmente segnata dall’uso delle armi. Nei momenti di maggiore tensione si fa più urgente l’esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l’azione diplomatica e di sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature.
In questa prospettiva, mentre elevo al Signore la mia preghiera per un ritorno alla concordia in Libia e nell’intera Regione nordafricana, rivolgo un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità politiche e militari, per l’immediato avvio di un dialogo, che sospenda l’uso delle armi.
Il mio pensiero si indirizza, infine, alle Autorità ed ai cittadini del Medio Oriente, dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi episodi di violenza, perché anche là sia privilegiata la via del dialogo e della riconciliazione nella ricerca di una convivenza giusta e fraterna.

venerdì 25 marzo 2011

Annunciazione del Signore

VANGELO (Lc 1,26-38)
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore.

OMELIA
Maria di Nazaret aveva scelto una vita di dono totale a Dio, come vergine. Ma Dio decise altrimenti. Ciò che colpisce, nell'Annunciazione, è che una "religione pura" esige un dialogo vivente e costante fra Dio e ogni uomo. Qui Dio ha pronunciato la sua ultima Parola a Maria, perché si compissero le parole che, nella storia di Israele, erano state dette ad Abramo, a Mosé e ai profeti. Essi avevano ascoltato e obbedito; lasciarono entrare nella loro vita la Parola di Dio, la fecero parlare nelle loro azioni e la resero feconda nel loro destino. I profeti sostituirono alle loro proprie idee la Parola di Dio; anche Maria lasciò che la Parola di Dio si sostituisse a quelle che erano le sue convinzioni religiose. Di fronte alla profondità e all'estensione di questa nuova Parola, Maria "rimase turbata". L'avvicinarsi del Dio infinito deve sempre turbare profondamente la creatura, anche se, come Maria, è "piena di grazia". Assolutamente straordinario è poi che questo Dio non solo si avvicina a Maria, ma le offre il proprio Figlio eterno perché divenga il suo Figlio. Come è possibile che il "Figlio dell'Altissimo" diventi suo Figlio? "Lo Spirito Santo scenderà su di te". Come scese sul caos, in occasione della creazione, lo Spirito Santo scenderà su Maria e il risultato sarà una nuova creazione. L'albero appassito della storia fiorirà di nuovo. "Maria disse: Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Nell'Annunciazione si ha il tipo di dialogo che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo vorrebbe avere con ciascuno di noi. L'esperienza di Maria a Nazaret sottolinea questa verità per tutto il popolo di Dio. Il suo "sì" in risposta all'offerta divina e il cambiamento drammatico di vita che ne sarebbe seguito, mostrano che la venuta di Dio in mezzo a noi esige un cambiamento radicale. Ma, cosa più importante, l'Annunciazione a Maria ci pone di fronte ad una grande verità: ognuno di noi ha avuto un'"annunciazione" personale. Sto esagerando? No di certo. Se esaminate la vostra vita passata, troverete un'esperienza che è stata decisiva; forse non ebbe allora conseguenze immediate, o almeno non vi sembrò, ma, ripensandoci adesso, vi accorgete che è stata fondamentale, sia essa la scuola che avete frequentato, un
libro che avete letto, un discorso che avete ascoltato, una frase delle Scritture che vi ha colpito, gli amici a cui vi siete sentiti uniti o un ritiro che avete fatto. Era il Dio di Maria di Nazaret che si annunciava a voi. Voi avete dunque avuto una "vostra" annunciazione. E se non avete risposto "sì", o se avete pronunciato soltanto un "sì" timido? Basta riconoscere l'annunciazione ora e cercare di recuperare il tempo perduto vivendo per Dio e per gli altri.
"Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
 
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domenica 20 marzo 2011

II domenica di Quaresima



VANGELO (Mt 17,1-9)
Il suo volto brillò come il sole
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Commento a cura di Padre Ermes Ronchi

Dalle tentazioni alla trasfigurazione. Il cammino di Cristo è quello di ogni discepolo, cammino ascendente e liberante: dal buio delle tentazioni attraversato fino alla luce di Dio. Cos'è la luce di Dio? È energia e bellezza. Per il corpo: sostiene la nostra vita biologica. Per la mente: sapienza che fa vedere e capire. Per il cuore, che rende capaci di amare bene. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Come il sole, come la luce. Quante volte nella Bibbia, nei salmi, Dio sorge glorioso come un sole: il sole chiama alla vita, a fiorire a maturare a dare frutto. Accende la bellezza dei colori e degli occhi. Come la pianta che cattura la luce del sole e la trasforma in vita, così noi, fili d'erba davanti a Dio, possiamo imbeverci, intriderci della sua luce e tradurla in calore umano, in gioia, in sapienza. Gesù ha un volto di sole, perché ha un sole interiore, per dirci che Dio ha un cuore di luce. Ma quel volto di sole è anche il volto dell'uomo: ognuno ha dentro di sé un tesoro di luce, un sole interiore, che è la nostra immagine e somiglianza con Dio. La vita spirituale altro non è che la gioia e la fatica di liberare tutta la luce sepolta in noi. Signore, Pietro prende la parola, che bello essere qui! Restiamo quassù insieme. L'entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! Ci fanno capire che la fede per essere forte e viva deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» gridato a pieno cuore. Come Pietro sul monte: è bello con te, Signore! Questo Vangelo è per dirci che la Quaresima più che un tempo di lutto e penitenza, è un girarsi verso la bellezza e la luce. Acquisire fede significa acquisire bellezza del vivere, acquisire che è bello amare, abbracciare, dare alla luce, esplorare, lavorare, seminare, ripartire perché la vita ha senso, va verso un esito buono, qui e nell'eternità. San Paolo scrive a Timoteo una frase bellissima: Cristo è venuto ed ha fatto risplendere la vita. Non solo il suo volto, non solo le sue vesti sul Tabor, non solo i nostri sogni. Ma la vita, qui, adesso, di tutti. Ha riacceso la fiamma delle cose. Ha messo nelle vene del mondo frantumi di stelle. Ha dato splendore e bellezza all'esistenza. Ha dato sogni e canzoni bellissime al nostro andare di uomini e donne. Basterebbe ripetere senza stancarci: ha fatto risplendere la vita, per ritrovare la verità e la gioia di credere in questo Dio. Allora tutto il creato si fa trasparente e il divino traspare nel fondo di ogni essere (Teilhard de Chardin) e gronda di luce ogni volto di uomo (Turoldo). (Letture: Genesi 12,1-4; Salmo 32; 2 Timoteo 1,8b-10; Matteo 17,1-9).

giovedì 17 marzo 2011

Auguri Italia!

 

 Dal quotidiano Avvenire

 150 ANNI DELL'UNITA'

"Cattolici costruttori d'Italia"

  Napolitano apre la festa 

 

"Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell'identità italiana attraverso l'opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali, ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l'architettura, la musica". Lo scrive il Papa nel messaggio consegnato ieri mattina al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Nel testo Benedetto XVI cita Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini e Borromini. "Sono solo alcuni nomi", spiega, "di una filiera di grandi artisti che, nei secoli, hanno dato un apporto fondamentale alla formazione dell'identità italiana".

Questa mattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato accolto da forti applausi da parte delle circa 300 persone assiepate intorno al Vittoriano per assistere all'alzabandiera, primo appuntamento ufficiale dei festeggiamenti in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia.

"Festeggiamo il meglio della nostra storia, sapendo che se noi italiani fossimo rimasti divisi in otto staterelli saremmo stati spazzati via dalla storia, non saremmo mai diventati un grande stato europeo". Con queste parole ieri sera Napolitano ha voluto sottolineare - in un appassionato intervento a braccio di tre minuti - la festa "di tutti noi che siamo parte di qualcosa di grande: l'Italia". Dal palco allestito in Piazza del Quirinale per partecipare alla "Notte Tricolore" in collegamento con altre piazze italiane, Napolitano ha sottolineato che oggi stiamo festeggiando "il meglio della nostra storia: abbiamo avuto momenti brutti, abbiamo commesso errori, abbiamo vissuto pagine drammatiche, ma abbiamo fatto tante cose grandi e importanti". E la cosa più importante - ha voluto ribadire - è stata unirsi, come altri paesi europei avevano già fatto.

"Ne abbiamo passato tante e - ha assicurato - passeremo anche le prove che abbiamo di fronte in un mondo forse più difficile. Ognuno ha i suoi problemi, i suoi interessi e le sue idee. Discutiamo e battagliamo. Ma ciascuno di noi deve sempre ricordare che è parte di qualcosa di più grande, che è
appunto la nostra nazione, la nostra patria, la nostra Italia. E se saremo uniti sapremo vincere tutte le difficoltà che ci attendono".

Il pensiero del Capo dello Stato è quindi volato al di fuori dei nostri confini e, sempre con al suo fianco la signora Clio, il ministro Ignazio La Russa, il sottosegretario Gianni Letta, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, ha rivolto un augurio particolare agli "italiani in divisa: la prima cosa importante - ha detto il capo dello Stato - è che festeggiamo in tanti e non solo nelle piazze d'Italia, ma in tanti paesi pieni di italiani. Festeggiano anche gli italiani in Afghanistan, nel Kossovo, nel Libano". Quasi dei 'nuovi patriotì come quelli che "hanno combattuto per l'unità, che hanno dato la vita e hanno scritto pagine eroiche. Noi dobbiamo ricordare e rivendicare queste cose. Solo così - ha detto tornando a guardare all'oggi - possiamo guardare con fiducia al futuro, alle prove che ci attendono".

E ieri sera Napolitano ha ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, comunicazione dell'ufficiale proclamazione del 17 marzo 2011 Giorno della celebrazione del 150esimo Anniversario dell'Unificazione d'Italia. Con questa sua proclamazione, spiega il Quirinale in una nota, il presidente Obama ha voluto anche "incoraggiare tutti gli americani a imparare di più sulla storia dell'unità d'Italia e ad onorare la continua amicizia tra i due popoli". Nella proclamazione il presidente Obama rende "omaggio al coraggio, sacrificio e visione dei patrioti che diedero luce alla nazione italiana" e ricorda che "mentre gli Stati Uniti combattevano per mantenere la loro Unione, la campagna di Giuseppe Garibaldi per l'unità d'Italia fu di ispirazione a molti in tutto il mondo, compresa la 39ma Compagnia di fanteria di New York conosciuta come 'la Guardia di Garibaldi'".


Un mio pensiero

Quando è stata fatta l'Italia tre erano i punti cardine  su cui si dfondava la società:  Dio,  la Famiglia e  la Patria.
Nostro malgrado, a 150 dall'unità, i nostri valori sono cambiati, stiamo creando una società asettica, ignara della storia e delle tradizioni civili e religiose. Noi adulti, facciamo fatica a trasmettere alle nuove generazioni il nostro bagaglio di esperienza e le nostre tradizioni perché considerati qualcosa di obsoleto che oggi non ha più alcun valore...Per questo motivo urge trovare una linea educativa nuova che aiuti tutti, famiglie, scuola, istituzioni a riproporre i valori fondamentali della vita. L'amore per la Patria è uno di questi, essenziale  per crescere nel rispetto sia del territorio geografico, che di tutti i cittadini per il bene dei quali molti nostri soldati sono morti nel passato e continuano a morire nel presente.
Buon compleanno Italia!

martedì 15 marzo 2011

Lettera dal Giappone

 

GIAPPONE "Perché sono proprio qui ora?"

Da Tracce- Pubblichiamo la commovente lettera di una studentessa di Zurigo, a Tokio per un semestre Erasmus. Dopo il terremoto, si è spostata a Hiroshima. Adesso è al sicuro. "Ma cosa vuol dire? Siamo veramente salvi?"

Prefettura di Miyagi, i soccorsi dopo il sisma.

Prefettura di Miyagi, i soccorsi dopo il sisma.

Cari amici,
grazie per tutti i messaggi che mi state scrivendo e per le vostre preghiere. Sto tentando di rispondervi singolarmente ma il tempo stringe.
Sono arrivata qualche ora fa ad Hiroshima. Ci siamo spostati da Tokyo a causa del rischio di emanazione di materiale radioattivo dalle centrali danneggiate. Viviamo ora per ora. Siamo al sicuro, ma cosa vuole dire? Temiamo tutti tanto. Siamo letteralmente affidati nelle mani del Signore.
Purtroppo sono già le tre del mattino e domani mi aspetta una giornata… potete capire. Quindi mi scuserete se vi mando il pezzo di una mail che ho scritto a uno di voi.

Ho trovato il coraggio di venire in Giappone perché mi sono accorta di diversi fatti che sono accaduti e di intuizioni, di sussulti nel petto che ho avuto e che mi hanno fatto capire che questa era la cosa giusta per me. Poi, dopo tre settimane di intensissime scoperte e ricchi rapporti... Chi poteva immaginare che il Signore mi guidasse a condividere questo dramma cosmico in prima persona?
Cosa ci faccio io qui? Perché proprio adesso? Signore, cosa posso fare? Cosa mi chiedi?
Come vedi, amico mio, anch’io sono abbastanza in alto mare. Ma sono certa che il Signore mi accompagna. Ne sono assolutamente certa. La Grazia del Signore mi accompagna in ogni luogo io vada. Questo è il solo motivo di speranza, specialmente quando la situazione si fa così urgente come in questi giorni.
Capisci, potrei dire: “Bene, sono a Hiroshima, lontana, sono al sicuro, posso prendere un aereo quando voglio”. Ma mi basta questo? Proprio per niente. Sono letteralmente tesa a cogliere ogni minimo accenno, che mi indichi perché il Signore mi ha mandato qui ora, perché ora mi trovo con queste persone (3 adulti e 4 bambini della comunità di Comunione e Liberazione di Tokyo), come Cristo vince ancora qui, ancora ora.
Ti assicuro, sono le due di notte, stamattina mi sono svegliata alle quattro e poi alle sette per parlare con i miei e decidere sul da farsi, il mio animo è in pena per decine di milioni di persone, sono a pezzi. Ma sono certa, non posso che continuare a scrivere per dire che Dio c'è, e nella drammaticità del momento ci accompagna.
Egli ci avvolge nella carezza della sua Presenza. È questo che emerge quando guardo agli altri che sono qui con me, all'attenzione di uno per l'altro, alla coscienza di essere completamente affidati nelle Sue mani (e due donne qui hanno lasciato oggi i mariti a Tokyo, e molti altri amici sono rimasti). Perché la dolorosa serenità che ci riempie non viene dal fatto di essere al sicuro; non basta! Anche se ce ne siamo andati, possiamo dirci veramente salvi?
Certo, io avevo poche cose con me, ma questi miei compagni di viaggio oggi sono partiti da casa lasciando tutto (tutto! amici, lavoro, casa) e non sanno neanche se potranno ritornare. Abbandonare tutto, che obbedienza ci vuole!
Eppure proprio così, spogliati di tutto, ancora più potentemente emerge che l'essenziale non è in quello che ci portiamo appresso, ma in Colui che solo è in grado di reggere tutto il nostro affanno del cuore, tutta la nostra domanda di vita. Se non avessi questa certezza sarei come già morta, schiacciata dagli avvenimenti.
Eppure è sufficiente alzare lo sguardo e commuoversi di fronte a un gruppo di vecchiette sedute su seggioline da pellegrinaggio che stamattina ho visto intente a ricopiare - con una serietà tutta giapponese - la facciata di una chiesetta neogotica, spuntata chissà come nel groviglio delle strade di Tokyo per ritornare ad essere investita da una voglia di affermare la vita incontenibile. Anche se io passavo con le mie valige e dicevo: chissà che sarà di loro...
O ancora mentre ammiravo il panorama mozzafiato dalla terrazza dell'appartamento di questi amici con cui sono partita, questa moltitudine di scintillanti grattacieli abbracciati da una nube di luce... Non ho mai visto niente di più bello... Potessi portarmeli via tutti con me e con la popolazione dentro!
Tutto il mio intimo mi si rivolta contro se penso che tutto questo deve finire in niente. Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato: Egli morendo ci ha donato la più vera delle speranze, ci ha mostrato come l'amore al Padre porti alla Resurrezione.
Per questo, costantemente pregate, ma non solo per i terremotati e le vittime, ma perché ogni uomo sperimenti qual è la verità della vita, verità che in questi momenti così drammatici stride e deve venire fuori. Perché se no siamo già come morti.
Non smettere di pregare, Dio è la sola sorgente che dà vera speranza.
Un abbraccio,
Betty

domenica 13 marzo 2011

Prima domenica di quaresima


Vangelo
Mt 4,1-11
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore

Commento
Come la liturgia prevede, la prima domenica di quaresima, ci viene proposto il Vangelo delle tentazioni. L’evangelista Matteo , all’inizio della vita pubblica, ci offre una descrizione delle prove a cui Gesù, nel deserto, è stato sottoposto  da satana; ma la tentazione è stata continua, per tutta la Sua vita, Gesù è stato continuamente messo alla prova, fin sulla croce:” Se sei veramente figlio di Dio, scendi dalla croce e crederemo in Te”.
I quaranta giorni  di Gesù nel deserto fanno riferimento ai quaranta anni del popolo d’Israele nel deserto dove è stato duramente messo alla prova; quaranta è un numero simbolico che sta ad indicare l’arco di una intera vita in cui anche noi, come Gesù, veniamo continuamente sottoposti a dei test, a delle difficili prove da superare.
Il vangelo ci parla di tre tentazioni:
La prima: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane», ci porta a riflettere sull’importanza di dare ad ogni cosa il senso giusto ed il posto giusto. La risposta di Gesù lo dice chiaramente:”Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Abbiamo tutti bisogno di nutrirci, il pane rappresenta un bene primario, ma Gesù offre qualcosa che va oltre il semplice nutrimento materiale, offre la Sua Parola, una parola che dà la vita molto più del pane perché suscita il desiderio di Dio, perché riempie l’anima e la predispone all’accoglienza dell’amore di Dio. La parola di Dio è il Vangelo e da esso riceviamo quel nutrimento giusto per rapportarci nel giusto modo con tutto ciò che è creato, con chi ci è prossimo.
La seconda: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Satana sfida Gesù chiedendogli di manifestare il suo potere divino attraverso un segno prodigioso. Satana chiede anche a noi: fammi vedere qual è la tua relazione con Dio, se Lui veramente ti ama, ti salverà da ogni pericolo...La risposta di Gesù:”Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”… Dio non si comporta come un mago e non è neanche al nostro servizio, Egli è il Signore della nostra vita verso il quale ci dobbiamo rivolgere con rispetto ed umiltà. Spesso, il nostro rapporto con Dio è sbagliato perché ci rivolgiamo a Lui solo per avere i Suoi Doni e non cerchiamo di conoscere chi Lui veramente è, di creare un rapporto con Lui, non ci interessa di entrare in relazione con Lui. Ciò significa che non abbiamo capito bene che il Dio di Gesù non è come una qualsiasi divinità pagana, non è un Dio da mettere nel cassetto ed usare solo quando serve…si tratta dell’unico e vero Dio che, attraverso il Figlio, ci ha rivolto parole d’amore come a figli, ad amici e per noi ha dato la vita. Non chiediamo al Signore di stare con noi a modo nostro, ma chiediamogli di concederci solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno.
La terza: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”.
Questa ultima tentazione riguarda il modo di rapportarsi con gli altri: il potere, il successo, la ricchezza. Satana cerca di mercanteggiare con Gesù e gli chiede di cambiare  il modo di compiere la Sua  missione tra gli uomini. Non più con la croce e con l’amore, ma con il potere, con l’inganno, con la forza…Forse anche noi avremmo voluto un Dio così, basta pensare a quante volte, di fronte a tanta cattiveria umana, chiediamo a Dio di intervenire con una punizione adeguata. Dio non fa mercato dei Suoi doni, Dio non cerca mai di  risolvere i problemi del mondo con la forza, Dio sa solo amare e chiede la nostra collaborazione perché questo Suo amore sia visibile e percepibile da tutti gli uomini lontani da Lui per convertirli.
Superate tutte le prove, ecco che gli angeli si avvicinano a Gesù e lo servono. Chi sta con Dio ha vicino a sé gli angeli, ma ognuno di noi può essere un angelo per chi ha bisogno del nostro aiuto, del nostro servizio…pensiamo ai nostri familiari, ai nostri anziani, ai nostri malati…allora forse questa quaresima sarà più vera.
Rivolgo un pensiero ai tanti amici giapponesi colpiti dall’immane tragedia ed invito a pregare per loro, ma invito anche a riflettere sulla precarietà di questa vita che da un momento all’altro ci può essere tolta..Tutti siamo sulla stessa barca, tutti siamo peccatori bisognosi di conversione.
Buona e santa domenica




giovedì 10 marzo 2011

Quaresima 2011


Pubblichiamo il testo  del  Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2011, sul tema:
"Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12)

Cari fratelli e sorelle,
la Quaresima, che ci conduce alla celebrazione della Santa Pasqua, è per la Chiesa un tempo liturgico assai prezioso e importante, in vista del quale sono lieto di rivolgere una parola specifica perché sia vissuto con il dovuto impegno. Mentre guarda all’incontro definitivo con il suo Sposo nella Pasqua eterna, la Comunità ecclesiale, assidua nella preghiera e nella carità operosa, intensifica il suo cammino di purificazione nello spirito, per attingere con maggiore abbondanza al Mistero della redenzione la vita nuova in Cristo Signore (cfr Prefazio I di Quaresima).
1. Questa stessa vita ci è già stata trasmessa nel giorno del nostro Battesimo, quando, "divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo", è iniziata per noi "l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo" (Omelia nella Festa del Battesimo del Signore, 10 gennaio 2010). San Paolo, nelle sue Lettere, insiste ripetutamente sulla singolare comunione con il Figlio di Dio realizzata in questo lavacro. Il fatto che nella maggioranza dei casi il Battesimo si riceva da bambini mette in evidenza che si tratta di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze. La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza "gli stessi sentimenti di Cristo Gesù" (Fil 2,5), viene comunicata all’uomo gratuitamente.
L’Apostolo delle genti, nella Lettera ai Filippesi, esprime il senso della trasformazione che si attua con la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo, indicandone la meta: che "io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti" (Fil 3,10-11). Il Battesimo, quindi, non è un rito del passato, ma l’incontro con Cristo che informa tutta l’esistenza del battezzato, gli dona la vita divina e lo chiama ad una conversione sincera, avviata e sostenuta dalla Grazia, che lo porti a raggiungere la statura adulta del Cristo.
Un nesso particolare lega il Battesimo alla Quaresima come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva. I Padri del Concilio Vaticano II hanno richiamato tutti i Pastori della Chiesa ad utilizzare "più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale" (Cost. Sacrosanctum Concilium, 109). Da sempre, infatti, la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazione del Battesimo: in questo Sacramento si realizza quel grande mistero per cui l’uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo stesso Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr Rm 8,11). Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esistenza.
2. Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore - la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio? Per questo la Chiesa, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui.
La prima domenica dell’itinerario quaresimale evidenzia la nostra condizione dell’uomo su questa terra. Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita (cfr Ordo Initiationis Christianae Adultorum, n. 25). E’ un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta "contro i dominatori di questo mondo tenebroso" (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore: Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male.
Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell’uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, "in disparte, su un alto monte" (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo" (v. 5). E’ l’invito a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore.
La domanda di Gesù alla Samaritana: "Dammi da bere" (Gv 4,7), che viene proposta nella liturgia della terza domenica, esprime la passione di Dio per ogni uomo e vuole suscitare nel nostro cuore il desiderio del dono dell’ "acqua che zampilla per la vita eterna" (v. 14): è il dono dello Spirito Santo, che fa dei cristiani "veri adoratori" in grado di pregare il Padre "in spirito e verità" (v. 23). Solo quest’acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza! Solo quest’acqua, donataci dal Figlio, irriga i deserti dell’anima inquieta e insoddisfatta, "finché non riposa in Dio", secondo le celebri parole di sant’Agostino.
La "domenica del cieco nato" presenta Cristo come luce del mondo. Il Vangelo interpella ciascuno di noi: "Tu, credi nel Figlio dell’uomo?". "Credo, Signore!" (Gv 9,35.38), afferma con gioia il cieco nato, facendosi voce di ogni credente. Il miracolo della guarigione è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda e possiamo riconoscere in Lui l’unico nostro Salvatore. Egli illumina tutte le oscurità della vita e porta l’uomo a vivere da "figlio della luce".
Quando, nella quinta domenica, ci viene proclamata la risurrezione di Lazzaro, siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza: "Io sono la risurrezione e la vita… Credi questo?" (Gv 11,25-26). Per la comunità cristiana è il momento di riporre con sincerità, insieme a Marta, tutta la speranza in Gesù di Nazareth: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo" (v. 27). La comunione con Cristo in questa vita ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l’uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all’economia. Privo della luce della fede l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza.
Il percorso quaresimale trova il suo compimento nel Triduo Pasquale, particolarmente nella Grande Veglia nella Notte Santa: rinnovando le promesse battesimali, riaffermiamo che Cristo è il Signore della nostra vita, quella vita che Dio ci ha comunicato quando siamo rinati "dall’acqua e dallo Spirito Santo", e riconfermiamo il nostro fermo impegno di corrispondere all’azione della Grazia per essere suoi discepoli.
3. Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacramento del Battesimo, ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la "terra", che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo. In Cristo, Dio si è rivelato come Amore (cfr 1Gv 4,7-10). La Croce di Cristo, la "parola della Croce" manifesta la potenza salvifica di Dio (cfr 1Cor 1,18), che si dona per rialzare l’uomo e portargli la salvezza: amore nella sua forma più radicale (cfr Enc. Deus caritas est, 12). Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, espressioni dell’impegno di conversione, la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo. Il digiuno, che può avere diverse motivazioni, acquista per il cristiano un significato profondamente religioso: rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa - e non solo di superfluo - impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro "io", per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli. Per il cristiano il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l’amore per Dio sia anche amore per il prossimo (cfr Mc 12,31).
Nel nostro cammino ci troviamo di fronte anche alla tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte; per questo la Chiesa, specialmente nel tempo quaresimale, richiama alla pratica dell’elemosina, alla capacità, cioè, di condivisione. L’idolatria dei beni, invece, non solo allontana dall’altro, ma spoglia l’uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della vita. Come comprendere la bontà paterna di Dio se il cuore è pieno di sé e dei propri progetti, con i quali ci si illude di potersi assicurare il futuro? La tentazione è quella di pensare, come il ricco della parabola: "Anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni…". Conosciamo il giudizio del Signore: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita…" (Lc 12,19-20). La pratica dell’elemosina è un richiamo al primato di Dio e all’attenzione verso l’altro, per riscoprire il nostro Padre buono e ricevere la sua misericordia.
In tutto il periodo quaresimale, la Chiesa ci offre con particolare abbondanza la Parola di Dio. Meditandola ed interiorizzandola per viverla quotidianamente, impariamo una forma preziosa e insostituibile di preghiera, perché l’ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore, alimenta il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo. La preghiera ci permette anche di acquisire una nuova concezione del tempo: senza la prospettiva dell’eternità e della trascendenza, infatti, esso scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro. Nella preghiera troviamo, invece, tempo per Dio, per conoscere che "le sue parole non passeranno" (cfr Mc 13,31), per entrare in quell’intima comunione con Lui "che nessuno potrà toglierci" (cfr Gv 16,22) e che ci apre alla speranza che non delude, alla vita eterna.
In sintesi, l’itinerario quaresimale, nel quale siamo invitati a contemplare il Mistero della Croce, è "farsi conformi alla morte di Cristo" (Fil 3,10), per attuare una conversione profonda della nostra vita: lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito Santo, come san Paolo sulla via di Damasco; orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio; liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo. Il periodo quaresimale è momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con una sincera revisione di vita, la Grazia rinnovatrice del Sacramento della Penitenza e camminare con decisione verso Cristo.
Cari fratelli e sorelle, mediante l’incontro personale col nostro Redentore e attraverso il digiuno, l’elemosina e la preghiera, il cammino di conversione verso la Pasqua ci conduce a riscoprire il nostro Battesimo. Rinnoviamo in questa Quaresima l’accoglienza della Grazia che Dio ci ha donato in quel momento, perché illumini e guidi tutte le nostre azioni. Quanto il Sacramento significa e realizza, siamo chiamati a viverlo ogni giorno in una sequela di Cristo sempre più generosa e autentica. In questo nostro itinerario, ci affidiamo alla Vergine Maria, che ha generato il Verbo di Dio nella fede e nella carne, per immergerci come Lei nella morte e risurrezione del suo Figlio Gesù ed avere la vita eterna.
Dal Vaticano, 4 novembre 2010

sabato 5 marzo 2011

IX domenica del tempo ordinario



Vangelo
Mt 7,21-27
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli..."

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Parola del Signore

Commento

Il discorso della montagna, che ci ha accompagnato in queste domeniche, è giunto a conclusione. Siamo giunti anche all’ultima domenica del tempo ordinario e la parola evangelica odierna ci offre una preziosa catechesi che ci introduce con lo spirito giusto nel tempo di Quaresima.
Due sono gli insegnamenti che Gesù ci dona.
Il primo consiste nell’indicarci quello che deve essere lo stile di vita del cristiano: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.
Fare la volontà del Padre celeste! Gesù sapeva benissimo ciò che diceva, Egli stesso, nell’orto degli ulivi, elevando la Sua preghiera, chiese al Padre di allontanare da Lui l’amaro calice della croce…ma, aggiunse, non la mia, ma la Tua volontà sia fatta!
Una volontà molto dura, ma per mezzo della quale tutta  l’umanità  ha potuto contemplare la gloria di Dio che, per mezzo  del Figlio morto e risorto, è venuto a portare la salvezza.
Ma per noi che significa fare la volontà di Dio? La vera fede consiste in un atto di abbandono tra le braccia amorevoli di Dio che sostiene il nostro cammino di vita spesso  con la croce sulle spalle…Non chi dice Signore, Signore…Ma chi si affida, chi ogni giorno, con amore, affronta la propria vita, nel bene e nel male, chi loda Dio sempre e comunque sapendo  che tutto concorre al proprio bene. La strada che porta alla casa del Padre è tutta in salita e per percorrerla è necessario avere una fede fatta soprattutto di adesione del cuore alla persona di Gesù, non di azioni esteriori compiute solo per assolvere dei doveri o mettersi la coscienza a posto e poi pretendere di ricevere il premio: ma io ho fatto questo, ho fatto quell'altro…Il fare ha senso solo se è supportato dall’essere. Io compio questa buona azione, o riesco a compiere grandi cose perché in me vive il Signore e perché la mia vita è in Cristo, con Cristo e per Cristo…
Gesù ad ognuno di noi fa una proposta d’amore alla quale siamo chiamati a rispondere con il nostro amore…allora tutto cambia, tutto acquista senso e ,quando ci presenteremo davanti a Lui,  ci verrà detto: "venite figli miei, entrate nella mia casa, perché vi conosco nell’intimo, so che avete  un cuore che è stato capace di pulsare d’amore per Me e per tutti i miei figli…"
Il secondo insegnamento consiste nell’importanza di ascoltare la Parola di Dio.
“…Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia”.
Per fare la volontà di Dio è necessario ascoltare la Sua Parola…
La Chiesa ci insegna che i sacramenti sono sette e che essi sono dei segni visibili di ciò che produce in noi l’amore di Dio. Anche la Parola di Dio è un “sacramento”, anche se non è compreso tra i sette ma che, se ascoltata, produce in noi degli effetti. La fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio, questo è il primo effetto. La nostra anima ha bisogno prima di tutto di essere nutrita dalla parola evangelica, per essere preparata poi, a nutrirsi con il corpo ed il sangue di Gesù…essa mette il nostro cuore, la nostra anima in una disposizione tale da far entrare il Signore nel profondo del nostro intimo per cui, con l’Eucarestia, Lui rimane in noi e noi  in Lui (Gv 6,56).
Gesù ci parla di casa costruita sulla roccia… “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia”. La roccia rappresenta tutto ciò che è solido e noi, non possiamo costruire la nostra vita senza  fondamenta robuste…pensiamo alle norme edilizie antisismiche che  prevedono un modo di fare le fondamenta che, in caso di terremoto, la casa non crolli. Così è per la nostra vita e l’unico modo per resistere alle avversità è impostarla in Gesù perché Lui solo è la Roccia che ci libera dal male e, per male, si intende dal maligno che ogni giorno ci mette davanti a tantissime tentazioni con l’unico scopo di allontanarci dal Signore, farci crollare, divoraci a suo piacimento e farci credere che è Dio responsabile delle nostre sventure perché, se ci amasse veramente, non le permetterebbe…In questi ultimi tempi spesso abbiamo detto, in occasione delle tante tragedie che sono accadute nel nostro paese,  perché Dio permette tanto male: ma nessuno ha avuto il coraggio e l’onestà di dire che, se c'è tanto male è perché spesso siamo lontani dal vero bene, perchè spesso impostiamo la nostra vita su ciò che è  inutile privandoci di ciò che è veramente necessario: Gesù.
In questa settimana impegniamoci a pregare il Buon Dio perché durante il tempo di Quaresima ci aiuti a trovare la forza e la volontà di leggere qualche pagina di Vangelo e ci aiuti ad ascoltare la Sua voce che da sempre ci vuole comunicare un messaggio d’amore.
Buona domenica a tutti!