martedì 29 settembre 2009

I Santi Arcangeli

MICHELE,GABRIELE, RAFFAELE
 Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.(Martirologio Romano)
E' da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.

Michele (chi è come Dio?) è l’arcangelo capo degli angeli e principe delle celesti schiere. Egli veglia sul popolo di Dio nei momenti più difficili della storia, specialmente durante le lotte (Dn 1,12) e sconfigge il drago di cui parla l’Apocalisse (12,7). Egli è inviato a combattere contro l’angelo che si ribellò a Dio (serpente, demonio, satana) e a portare un messaggio di pace e di speranza. “Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il mio trono, mi farò uguale all’Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all’estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere contro l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni:”Vi fu una battaglia con l’arcangelo Michele” (Ap 12,7)

Anche oggi è in atto una ribellione dichiarata o implicita contro Dio, contro Cristo, contro la Chiesa. Michele ci aiuta e protegge perché non abbiamo a soccombere. Egli aiuta tutti i poliziotti nell’espletamento del loro “ministero” a favore della collettività. Le forze del male sono in azione e, nel nostro territorio, i fenomeni inquietanti sono davvero tanti. Preghiamo san Micheloe per tutte le forze dell'ordine.

Gabriele (forza di Dio) è il messaggero della buona novella e viene inviato per annunciare agli uomini gli interventi straordinari dell’Eterno. A Daniele svela il piano di Dio (Dn 8,16; 9,21 s); a Zaccaria annuncia la nascita di Giovanni Battista (Lc 1,11-20); a Maria, il mistero dell’Incarnazione (Lc 1,26-38) nella mirabile icona lucana della casa di Nazareth. In merito all’annunciazione, “era ben giusto che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi…Gabriele veniva per annunziare colui che si degnò di apparire nell’umiltà per debellare le potenze maligne dell’aria. Dove dunque essere annunziato da “fortezza” colui che venive quale signore degli eserciti e forte guerriero”(S. Gregorio Magno)
“Come sono belli i passi di colui che reca un lieto annunzio”, esclamiamo con parole bibliche. Il nostro pensiero va certamente a Gabriele, ma anche a tutte le persone che disseminano parole e sentimenti di pace e di speranza. Esse ci ricordano anche che ciascuno di noi cristiano è inviato a portare il lieto annuncio della liberazione da ogni forma di schiavitù, specialmente morale. Mi sovviene un canto intitolato “Meraviglioso” dove si parla di un angelo vestito da passante. Quando lungo le strade, nelle nostre piazze vediamo dei poliziotti ci sentiamo più sicuri e protetti. Sappiamo tuttavia che la loro presenza, mentre rassicura noi scatena in alcuni reazioni che rendono sempre più pericoloso il loro ministero. Ma, a parte questo, dovremmo essere tutti, l’un per l’altro, motivo di rassicurazione e di aiuto, differentemente da come la logica dominante e la prassi imperante ci costringe: sparlare, calunniare, trinciare giudizi, spargere parole amare. Se riscoprissimo la forza liberante vivificante e trasfigurante delle parole benevoli!

Raffaele (medicina o aiuto di Dio) guida Tobia come un vero fratello, insegnandoli a non avere paura della forze maligne. Si presente con queste parole: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”(Tb 12.15). Le nostre anemie d’amore, le nostre ferite spirituali, morali, familiari sociali, come le curiamo? Spesso ricorriamo a dei surrogati, dimenticando che Dio è il nostro aiuto, la nostra sanante medicina. Presumiamo di poter fare a meno di Dio, al quale riserviamo le briciole del nostro tempo, della nostra attenzione e del nostro amore di figli. Raffaele ci ricorda che al centro della nostra esistenza va posto Dio, perché non abbia a girare a vuoto. Tutto in Lui possiamo; senza di Lui non possiamo proprio nulla, come dicevano i santi Padri.
Ricordiamo la notte della Natività quando il coro celeste canta “gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Questo canto ci sollecita a dare gloria a Dio. E S. Ireneo insegna che “homo vivens est gloria Dei, visio Dei est vita hominis”. Cioè dobbiamo noi stessi, con i pensieri, con le azioni essere la gloria di Dio.
La nostra vita deve cantare la grandezza del Signore. E, per raggiungere tale scopo, essa deve uniformarsi alla volontà di Dio, che sogna alla grande per ciascuno di noi, quando ci propone come impegno l’anelito della santità. L’azione degli angeli ci dispone a ricevere la luce e l’amore di Dio; ma anche a ricambiarlo con l’affetto di figli e l’attenzione a tutto quanto fa Dio per esercitare su di noi la forza del suo amore.
Cerchiamo di riscoprire, per noi e per le nuove generazioni, il ruolo degli angeli nella nostra vita. Perché vergognarci di dire ai giovani e ai ragazzi che Dio mette accanto a noi un angelo custode. Perché non insegnare quella bella preghiera: “angelo di Dio, che sei il mio custode…”.

Chiediamo agli angeli di aiutarci nelle prove e nelle lotte della vita; di guidarci come fratelli verso l’Inviato per eccellenza, Cristo Gesù, volto umano di Dio, sfolgorante manifestazione di Dio che “caritas est”, nostro redentore, nostra speranza.
Tratto dal sito Maranatha

domenica 27 settembre 2009

La vita è come il cioccolato caldo

Carissimi, eccomi di nuovo tra voi.
I miei problemi di salute ancora non sono risolti ma , con l'aiuto del Signore, sto cercando di affrontare al meglio questi momenti di difficoltà.
Per inaugurare questo mio rientro  voglio offrirvi qualcosa di molto buono e dolce: una tazza di cioccolato caldo



Un gruppo di laureati, affermati nelle loro carriere, discutevano sulle loro vite durante una riunione. Decisero di fare visita al loro vecchio professore universitario, ora in pensione, che era sempre stato un punto di riferimento per loro.
Durante la visita, si lamentarono dello stress che dominava il loro lavoro, vite e relazioni sociali.
Volendo offrire ai suoi ospiti un cioccolato caldo, il professore andò in cucina e ritornò con una grande brocca e un assortimento di tazze. Alcune di porcellana, altre di vetro, di cristallo, alcune semplici, altre costose, altre di squisita fattura. Il professore li invitò a servirsi da soli il cioccolato.
Quando tutti ebbero in mano la tazza con il cioccolato caldo, il professore espose le sue considerazioni.
- Noto che sono state prese tutte le tazze più belle e care, mentre sono state lasciate sul tavolino quelle di poco valore.
La causa dei vostri problemi e dello stress è che per voi è normale volere sempre il meglio.
La tazza da cui state bevendo non aggiunge nulla alla qualità del cioccolato caldo. In alcuni casi la tazza è molto bella, e alcune nascondono anche quello che bevete.
Quello che ognuno di voi voleva in realtà era il cioccolato caldo. Voi non volevate la tazza ...Ma voi consapevolmente avete scelto le tazze migliori.
E subito, avete cominciato a guardare le tazze degli altri.
Ora amici, vi prego di ascoltarmi:
La vita è il cioccolato caldo… Il vostro lavoro, il denaro, la posizione nella società sono le tazze.
Le tazze sono solo contenitori per accogliere e contenere la vita.
La tazza che avete non determina la vita, non cambia la qualità della vita che state vivendo.
Qualche volta, concentrandovi solo sulla tazza, voi non riuscite ad apprezzare il cioccolato caldo che Dio vi ha dato.
Ricordatevi sempre questo: Dio prepara il cioccolato caldo, Egli non sceglie la tazza.
La gente più felice non ha il meglio di ogni cosa, ma apprezza il meglio di ogni cosa che ha!! -

Vivere semplicemente…
Amare generosamente…
Preoccuparsi profondamente…
Parlare gentilmente…
Lasciate il resto a Dio.
E ricordate:
La più ricca persona non è quella che ha di più, ma quella che ha bisogno del minimo.
Godetevi il vostro caldo cioccolato!!

mercoledì 16 settembre 2009

Stop attività

Cari amici, Per motivi di salute mi trovo costretta a sospendere l'attività del blog. Ho bisogno di fare degli accertamenti clinici che richiedono del tempo ma spero di poter tornare presto a postare per tutti voi.
Mi mancherete molto!  Un abbraccio affettuoso a tutti!!!

P.S.
Quando avete tempo, dite una preghiera per me. Grazie!

martedì 15 settembre 2009

La Madonna Addolorata

La Madonna Addolorata.
 Benedetto XVI: sul Calvario, Maria sta davanti a noi come segno di speranza e consolazione


Ricorre oggi la memoria della Madonna Addolorata.
 All’Angelus di domenica scorsa, parlando di questa festa, il Papa ha invitato i pellegrini ad imparare dalla Vergine a testimoniare la nostra fede “pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo”, nella certezza che “nulla va perso di quanto facciamo”.
Nel servizio di Alessandro Gisotti ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sulla Madonna Addolorata:
Ai piedi della Croce, accanto a Gesù morente, Maria unisce il suo dolore a quello del Figlio e ci mostra che l’amore di Dio è più forte della morte. Il suo, sottolinea Benedetto XVI, è “un dolore pieno di fede e di amore”:


“La Vergine sul Calvario partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, congiungendo il suo ‘fiat’, il suo ‘sì’, a quello del Figlio”. (Angelus 17 settembre 2006) .


Di fronte alla sofferenza del Figlio, Maria si affida a Dio. Sa che sulla Croce, Cristo ha versato tutto il suo sangue per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato:


“La Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della sua Risurrezione”. (Angelus 13 settembre 2009).


Maria, osserva il Pontefice, ci insegna che “più l’uomo è vicino a Dio, più vicino è agli uomini”. Il fatto che Maria, nell’ora della Croce, sia “totalmente presso Dio è la ragione per cui è anche così vicina agli uomini”:


“Per questo può essere la Madre di ogni consolazione e di ogni aiuto, una Madre alla quale in qualsiasi necessità chiunque può osare rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato, perché ella ha comprensione per tutto ed è per tutti la forza aperta della bontà creativa”. (Santa Messa, 8 dicembre 2005)

È in lei, prosegue il Santo Padre, che “Dio imprime la propria immagine, l'immagine di Colui che segue la pecorella smarrita fin nelle montagne e fin tra gli spini e i pruni dei peccati di questo mondo, lasciandosi ferire dalla corona di spine di questi peccati, per prendere la pecorella sulle sue spalle e portarla a casa”:

“Come Madre che compatisce, Maria è la figura anticipata e il ritratto permanente del Figlio. E così vediamo che anche l'immagine dell'Addolorata, della Madre che condivide la sofferenza e l'amore, è una vera immagine dell'Immacolata. Il suo cuore, mediante l'essere e il sentire insieme con Dio, si è allargato. In lei la bontà di Dio si è avvicinata e si avvicina molto a noi. Così Maria sta davanti a noi come segno di consolazione, di incoraggiamento, di speranza”. (Santa Messa, 8 dicembre 2005).


Benedetto XVI ci invita a contemplare Maria, ai piedi della Croce, “associata intimamente alla missione di Cristo e compartecipe dell’opera della salvezza con il suo dolore di Madre”:


“Sul Calvario Gesù L’ha donata a noi come madre e ci ha affidati a Lei come figli. Vi ottenga la Vergine Addolorata il dono di seguire il suo divin Figlio crocifisso e di abbracciare con serenità le difficoltà e le prove dell’esistenza quotidiana”. (Discorso alle monache clarisse, 15 settembre 2007)

Preghiamo!

O Maria Santissima, uniamo alle tue tutte le  sofferenze per i nostri peccati a causa dei quali  il tuo  Figlio Gesù è morto in croce. Ti chiediamo umilmente perdono O Maria,  per averti causato un così grande dolore. Ora, pentiti,  mettiamo nelle Tue mani tutta la nostra vita perché possiamo sempre amarti e farti amare anche da chi vive lontano dal Tuo cuore materno. Amen

lunedì 14 settembre 2009

Esaltazione della croce

Cari amici, a tutti quelli che si trovano in difficoltà, oggi la Chiesa presenta la festa dell'ESALTAZIONE DELLA CROCE.

 Perché noi cristiani abbiamo come simbolo la croce?
A molti sembra strano che noi cristiani teniamo  sempre presente un segno di sofferenza. Ma  il momento in cui Gesù è morto in croce è l'ora del suo amore più grande. Solo per questo guardiamo la croce: da essa riceviamo forza di amare, anche quando amare costa fatica! Oggi guardiamo il Crocifisso e ci sentiremo piu' forti ad accettare le nostre sofferenze..

Viviamo insieme questo momento!

Preghiamo:
Signore Gesù, tu hai accolto la croce come un letto nuziale poiché là sono stati versati l'acqua e il sangue delle nozze di una nuova Cana. Ti hanno coricato nudo, come Noè nel giorno della sua ebbrezza, ti hanno coricato affinché tu ti addormentassi nella morte, ebbro d'amore, nel torchio della croce. Essa è ora il segno della riconciliazione che abbraccia il mondo celeste e il mondo terreno in una sola amicizia.
Quale invenzione del tuo amore, quando le parole dei profeti, che gridavano l'amore del Padre, erano inchiodate alle loro bocche dai colpi e dal disprezzo di un popolo adultero. Gesù "con la tua croce tu hai distrutto la morte, hai aperto il paradiso ai ladroni, hai asciugato le lacrime delle donne sante; hai mandato i tuoi apostoli a predicare la tua risurrezione, Cristo Dio, dando al mondo la tua grande misericordia".
PRIMA LETTURA (Nm 21,4-9); SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 77); SECONDA LETTURA (Fil 2,6-11)

VANGELO (Gv 3,13-17)
Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: "Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui".
Parola del Signore.
OMELIA
L'esaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall'ingratitudine dell'uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d'amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l'uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un'occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio.
Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d'amore e seme di gloria per ciascuno di noi.

domenica 13 settembre 2009

Il Vangelo della domenica

DOMENICA 13 SETTEMBRE 2009

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

La tentazione di separare la fede in Gesù dalla Croce

Dal vangelo secondo Marco (MC 8, 27-35)

Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: “La gente, chi dice che io sia?”. Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti”. Ed egli domandava loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

Commento
Il brano evangelico di questa domenica è al centro dell'intero racconto di Marco (conclude la prima parte del Vangelo e apre la seconda) ed è importante per più di un motivo. Gesù stesso pone esplicitamente l'interrogativo (Mc 8,27) che secondo l'evangelista ogni lettore è a questo punto obbligato a porsi: «Chi dicono che io sia?». La risposta della gente non afferra la novità di Gesù e lo allinea con gli altri profeti. La risposta di Pietro è precisa e riconosce con chiarezza la messianicità di Gesù. Un punto di arrivo, dunque, E tuttavia c'è un altro passo da compiere. Dire che Gesù è Messia è esatto ma incompleto: c'è sempre il pericolo di pensare la sua messianicità secondo il pensiero degli uomini. È la via della Croce che completa il discorso, chiarificandolo. Quando Pietro gli dice: «Tu sei il Cristo», Gesù sente il bisogno di precisare: «Sono il Figlio dell'uomo che deve molto soffrire».

Nella prima parte del nostro passo Pietro assolve un compito positivo: è il portaparola dei discepoli ed esprime a nome del gruppo la sua fede in Gesù. Nella seconda parte assume un ruolo negativo: tenta di allontanare Gesù dalla via della Croce. Il discepolo è pronto a riconoscere la messianicità di Gesù ma non ne condivide la direzione.
Insisto: non è in gioco la messianicità, ma piuttosto la sua modalità concreta, la sua prassi, oserei dire la sua pastorale. Ed è questo il punto, lo spartiacque tra fede e non fede, mentalità cristiana e mentalità mondana: «Ragioni secondo gli uomini». Il tentativo di Pietro di distoglierlo dalla Croce è rimproverato da Gesù in due modi: come un'espressione dell'opposizione del mondo al disegno di Dio e, più profondamente, come un'espressione della tentazione di Satana. La sottile tentazione di Satana è il tentativo di distogliere dalla via tracciata da Dio (la via della Croce) per sostituirla con una via elaborata dalla saggezza degli uomini.
Cristo ha smascherato questa sottile tentazione e la sua vita è stata un continuo sì a Dio e un no al tentatore. Gesù ha vinto Satana. Tuttavia Satana ha ancora una possibilità, cercare di ottenere dal discepolo ciò che non è riuscito ad ottenere da Cristo: separare il Messia dal Crocifisso, la fede in Gesù dalla pastorale della Croce.
Dopo aver precisato la sua identità e dopo aver smascherato la presenza della tentazione, Gesù si rivolge ai discepoli e alla folla e con molta chiarezza propone loro il suo stesso cammino. Non ci sono due vie, una per Gesù e una per la Chiesa, ma una sola: «Chi vuole venire dietro me rinneghi se stesso e prenda la sua croce».
Don Bruno Maggioni (Biblista)

venerdì 11 settembre 2009

Preghiera

12 settembre 2009

BUONA GIORNATA!

" Padre, nel silenzio di questo giorno che nasce,

vengo a chiederTi pace, sapienza e forza.

Oggi voglio guardare il mondo con occhi pieni d'amore;

voglio essere paziente, comprensivo, umile, dolce e amorevole;

voglio vedere tutti i Tuoi Figli dietro le apparenze, come Tu Stesso li vedi,

per poter apprezzare l'amore di ognuno.

Chiudi i miei pensieri, le mie orecchie e la mia bocca ai giudizi,

e che in me ci siano solo pensieri che dicano bene.

Voglio fare sentire la Tua presenza a tutti quelli che mi avvicinano.
Rivestimi della Tua bontà,

Padre, fa' che durante questo giorno io rifletta Te.
    Amen.

VIENI E SEGUIMI

Cliccando sul link qui sotto potrete vedere una video-catechesi  molto bella sull'importanza di seguire Gesù.
 Egli stesso ci dice: VIENI E SEGUIMI!
Qual è la nostra risposta?
Ascoltiamo!

http://cattolici.myblog.it/video-catechesi/

giovedì 10 settembre 2009

Fare la volontà di Dio



Cari amici, il post che propongo quest'oggi  ha lo scopo di dare sostegno e conforto a  tutti coloro che si trovano a vivere situazioni di sofferenza.
In  momenti di grandi difficoltà si è portati a sentirsi soli e abbandonati anche da Dio. Ma il Signore Gesù ha detto:" Chi vuole venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua". E' proprio questa croce che spesso rifiutiamo perché ci porta a cadere e a farci anche tanto male, ma dimentichiamo che sulla croce prima di noi ci è salito Gesù stesso in totale obbedienza alla volontà del Padre. Per noi, vedere nella sofferenza la volontà di Dio, è molto difficile perché la nostra umanità ci porta a desiderare soltanto le cose belle.
 Noi tutti siamo stati creati per la gioia eterna che raggiungeremo pienamente soltanto quando saremo in Paradiso. Ma anche qui, in questa terra, possiamo già fare esperienza della vita beata  se ci convinciamo che Il Signore Gesù cammina con noi e ci aiuta a compiere la volontà di Dio. La sofferenza  ha sempre uno scopo preciso: quello di aprire le porte del Paradiso  a noi, ai nostri cari, agli amici  se riusciamo a portare la croce anche per loro e per tutte quelle anime bisognose di misericordia.
Preghiamo  insieme a  Santa Faustina che di sofferenze e difficoltà ne ha incontrate tante, ma le ha tutte superate per il suo grande amore a Gesù e per tutti i peccatori.

Preghiera di Suor faustina del 3 settembre 1937
O Gesù, disteso sulla croce, Ti supplico, concedimi la grazia di adempiere fedelmente la santissima volontà del Padre Tuo, sempre, ovunque ed in tutto. E quando la volontà di Dio mi sembrerà pesante e difficile da compiere, Te ne supplico, Gesù, scenda allora su di me dalle Tue Piaghe la forza ed il vigore e le mie labbra ripetano: «Signore, sia fatta la Tua volontà ». O Salvatore del mondo, amante dell'umana salvezza, Tu che fra i tremendi dolori del Tuo supplizio Ti sei dimenticato di Te stesso ed hai pensato alla salvezza delle anime, o Gesù pietosissimo, concedimi la grazia di dimenticare me stessa, in modo che viva totalmente per le anime, collaborando con Te all'opera della salvezza, secondo la santissima volontà del Padre Tuo...

lunedì 7 settembre 2009

Festa della natività di Maria


La celebrazione odierna - leggiamo nel brano dei Discorsi di S. Andrea di Creta proclamato nell'odierno Ufficio delle Letture - onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è, l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio". E’ questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la " nascita al cielo ", come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo. In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier Damiani: “Dio onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise, prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in Maria”.

"Oggi è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla. Casa bella, poiché, se la Sapienza si costruì una casa con sette colonne lavorate, questo palazzo di Maria poggia sui sette doni dello Spirito Santo. Salomone celebrò in modo solennissimo l'inaugurazione di un tempio di pietra. Come celebreremo la nascita di Maria, tempio del Verbo incarnato? In quel giorno la gloria di Dio scese sul tempio di Gerusalemme sotto forma di nube, che lo oscurò. Il Signore che fa brillare il sole nei cieli, per la sua dimora tra noi ha scelto l'oscurità (1 Re 8,10-12), disse Salomone nella sua orazione a Dio. Questo nuovo tempio si vedrà riempito dallo stesso Dio, che viene per essere la luce delle genti.
"Alle tenebre del gentilesimo e alla mancanza di fede dei Giudei, rappresentate dal tempio di Salomone, succede il giorno luminoso nel tempio di Maria. E’ giusto, dunque, cantare questo giorno e Colei che nasce in esso. Ma come potremmo celebrarla degnamente? Possiamo narrare le gesta eroiche di un martire o le virtù di un santo, perché sono umane. Ma come potrà la parola mortale, passeggera e transitoria, esaltare Colei che diede alla luce la Parola che resta? Come dire che il Creatore nasce dalla creatura?".
Autore: Piero Bargellini


Preghiera a Maria
Alla tua nascita, o Purissima, Gioacchino e Anna, figli di Abramo e di Sara, sono stati liberati dal disonore di una vita spirituale apparentemente sterile, divenendo la fonte di una nuova generazione di uomini e di donne. O Immacolata, Adamo ed Eva vedono levarsi l'alba dell'affrancamento dalla corruzione e dalla morte. Il tuo popolo, che festeggia questa nascita, liberato dal peso del peccato, grida verso di te: colei che era sterile ha messo al mondo la madre di Dio, nutrice della nostra vita. La tua nascita, o Madre di Dio, ha annunciato la gioia a tutto l'universo, poiché da te si è levato il Sole di giustizia, Cristo nostro Dio che, togliendo la maledizione e annientando la morte, ci ha donato la vita eterna. Amen

Visione del Paradiso

Cari amici,  è con grande gioia che quest'oggi propongo a tutti voi un'altra pagina del diario di Santa Faustina che ci guiderà nei santi luoghi del Paradiso.
Offro questo post a tutti coloro che qualche volta hanno dei dubbi riguardo alla vita eterna e che non credono pienamente nella grandezza di Dio e nella Sua infinita misericordia

.
Ecco a voi il testo (27.XI.1936).
"Oggi in ispirito sono stata in paradiso e ho visto l’inconcepibile bellezza e felicità che ci attende dopo la morte. Ho visto come tutte le creature rendono incessantemente onore e gloria a Dio. Ho visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa su tutte le creature, rendendole felici. Poi ogni gloria ed onore che ha reso felici le creature ritorna alla sorgente ed esse entrano nella profondità di Dio, contemplano la vita interiore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo,  che non riusciranno mai né a capire né a sviscerare. Questa sorgente di felicità è immutabile nella sua essenza, ma sempre nuova e scaturisce per la beatitudine di tutte le creature. Comprendo ora San Paolo che ha detto:” Occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò nel cuore d’uomo ciò che Dio prepara per coloro che Lo amano”. E Dio mi fece conoscere la sola ed unica cosa che ai Suoi occhi ha un valore infinito e questa è l’amore di Dio, l’amore, l’amore ed ancora una volta l’amore. E nulla è paragonabile ad un solo atto di puro amore di Dio. Oh, quali ineffabili favori concede Iddio ad un’anima che Lo ama sinceramente! Oh, felici quelle anime che già qui su questa terra godono dei Suoi particolari favori! Ed esse sono le anime piccole ed umili. Grande è la Maestà di Dio, che ho conosciuto più a fondo, che gli spiriti celesti adorano secondo il grado della loro grazia e la gerarchia in cui si dividono.

La mia anima quando ha visto la potenza e la grandezza di Dio non è stata colpita dallo spavento né dal timore; no, no, assolutamente no! La mia anima è stata colmata di serenità e d’amore e più conosco la grandezza di Dio e più gioisco per come Egli è. E gioisco immensamente per la Sua grandezza e sono lieta di essere così piccola, perché, proprio perché sono piccola, mi prende in braccio e mi tiene accanto al Suo cuore. O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro, affinché li investa il raggio della Misericordia e Dio li stringa al Suo seno paterno. O amore, o regina della virtù! L’Amore non conosce timore; attraversa tutti i cori degli angeli che montano la guardia davanti al Suo trono. Esso non teme nessuno, esso raggiunge Dio e s’immerge in Lui come nel suo unico tesoro. Il Cherubino con la spada di fuoco, che fa la guardia in Paradiso, non ha potere su di esso. O puro amore di Dio, quanto sei grande ed impareggiabile! Oh, se le anime conoscessero la Tua potenza!"

Sono graditi intrerventi. Grazie!

sabato 5 settembre 2009

Il Vangelo della domenica

Domenica 6 Settembre Is 35, 4-7a; Sal 145; Gc 2, 1-5; Mc 7, 31-37

Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Commento
Gesù, per andare da Tiro in Galilea passa per Sidone. Non è certo il tragitto più breve, ma l’evangelista Marco ci vuol dire che Gesù, missionario del Padre, visita tutti i territori pagani e, in essi, tutti gli uomini in attesa di salvezza. Gesù percorre ogni strada perché ogni luogo aspetta il messia, il liberatore. Ogni luogo significa ogni uomo.
Il sordomuto guarito è anche figura della comunità dei discepoli che non ha ancora compreso chi è Gesù e che, per riconoscerlo, ha bisogno di essere “guarita” nell’ascolto e nella professione di fede.
Il sordomuto è stato condotto davanti a Gesù. Non poteva avvicinarsi da solo. Non avendo sentito ancora parlare di Lui, come poteva desiderare di incontralo? Anche a noi è successo così. Qualcuno, spinto da Dio, ci ha aperto il cuore alle parole del Signore, ci ha fatto ascoltare e poi ci ha consentito di parlare. La testimonianza – la risposta – viene sempre dopo l'ascolto, e la parola viene dopo che sono state scucite le labbra e riaperte le barriere della sordità. La guarigione del sordomuto è un miracolo faticoso, assomiglia ad un esorcismo. Il sordomuto è condotto fuori dalla folla: si trova solo di fronte a Gesù, come Adamo, il primo uomo plasmato dalle "mani" di Dio, ma non ancora divenuto "essere vivente" (cfr. Gen 2). Gesù lo porta in disparte per evitare i facili entusiasmi della folla – il miracolo non è uno spettacolo! – e perché, a sua volta, l’uomo guarito dovrà udire e professare il mistero di Gesù figlio di Dio. Gesù prima apre gli orecchi al sordo, poi pone la sua saliva sulla lingua del muto il quale, alla fine, tornerà a parlare correttamente. Gesù "fa passare" la sua potenza in quest'uomo malato: la natura è restaurata, le dita e la saliva hanno l'effetto di una "nuova creazione", il sospiro di Gesù da una parte dice la partecipazione alla sofferenza del sordomuto, dall’altro è anticipo della guarigione: "Effatà".
La strada per arrivare alla fede parte dall’apertura del cuore che fa posto al vangelo e arriva alla dichiarazione; in mezzo c’è la saliva di Gesù messa sulla lingua del muto, segno dello Spirito, soffio vitale del Salvatore: Effatà, Apriti! Il gesto della saliva è anticipo di quel Sacramento col quale il Cristo, fino alla fine dei tempi, toccherà la lingua delle sue creature che lo riceveranno, l’Eucaristia.
Il sordomuto risanato è figura della nostra fatica di arrenderci alla fede. Come per il sordomuto, anche la nostra fede è lenta da pronunciare. Ci vuole il gesto di Gesù, il suo sospiro, il respiro dello Spirito di Dio. Se c’è un insegnamento da cogliere nel vangelo di questa Domenica, è la coscienza di essere muti, al massimo balbuzienti: non solo abbiamo un’idea distorta di Dio, ma anche quando abbiamo pensieri buoni e dei propositi giusti, a questi non corrisponde il modo di vivere. Come per il balbuziente, la parola pensata non corrisponde alla parola detta. Così per noi la fede non corrisponde alla realtà che viviamo.
Gesù comandò di non dirlo a nessuno. Esattamente il contrario di quello che di solito facciamo dopo aver fatto il bene. Se proprio vogliamo dire qualcosa, da raccontare è soprattutto il bene che abbiamo ricevuto, quello fatto da Dio. Quello che conta, però, è che Gesù ha guarito il sordomuto e può guarire anche la nostra balbuzie.
La sola parola di Gesù riportata in questo miracolo è “Effatà”, che vuol dire: “Apriti!”. Gesù la pronuncia in aramaico, la lingua di casa, quella che usava per farsi comprendere dalla sua gente. Noi, oggi, sappiamo parlare un linguaggio evangelico comprensibile a tutti? Ho partecipato alcune volte alla liturgia per i sordomuti. Ci sono persone che con i segni e i gesti “traducono” tutto nel loro linguaggio. Per dire “Dio” uniscono le mani, per tradurre “amore” si tocca il cuore, per indicare misericordia e soccorso si allargano le braccia e poi si riuniscono come nel gesto dell’abbraccio. E loro, gli uomini e le donne privi della parola e dell’udito, non sono emarginati, ma protagonisti. Il fondatore della Piccola Famiglia per i sordomuti, don Giuseppe Gualandi, il prossimo l’ha riconosciuto e ci si è chinato sopra. “Effatà, disse Gesù al sordomuto. Apriti!”. E’ un ordine del Signore che vale per tutti, perché ad ognuno si riaprano, con gli orecchi e la bocca, anche gli occhi e il cuore.
Angelo Sceppacerca

giovedì 3 settembre 2009

Visione del purgatorio

 Santa Faustina e  la visione del Purgatorio.

Questa pagina del diario di santa Faustina esorta noi tutti a pregare di più per tutte le anime del Purgatorio che hanno bisogno della nostra intercessione per essere purificate dalle pene per i peccati commessi in vita. 
Ognuno di noi ha delle persone care defunte e penso che, se siamo cristiani, ci viene spontaneo ricordarle ogni giorno nelle nostre 'preghiere.
Ci sono anche tante anime dimenticate, bisognose di essere affidate alla misericordia di Dio. Preghiamo anche per loro!
Santa Faustina, durante tutta la sua vita, ha avuto molto a cuore la preghiera per i defunti e, nel suo diario, ci parla di come un angelo l'ha accompagnata a visitare il purgatorio per farle vedere per chi doveva pregare.
Leggiamo il testo

"Poco tempo dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po' fuori Varsavia. In quel tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ». Gesù mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi dovevo pregare. Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse: « La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia ». Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio".

martedì 1 settembre 2009

Dal diario di santa Faustina

Visione dell'inferno

Ieri sera, mentre leggevo il diario di santa Faustina Kowalska, mi è capitata una pagina che ha suscitato in me molta inquietudine ma  mi ha fatto anche riflettere sul senso del peccato e sulle sue travolgenti conseguenze se non si ritorna umilmente a Dio per chiedere perdono e se non si prega di più con fede per la propria conversione e quella di  tutti i peccatori.
Non è certo mia intenzione spaventarvi, voglio soltanto portare tutti voi amici, a riflettere sull'importanza di seguire Dio sempre, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà e sofferenza perchè è proprio allora che il demonio ci tenta di più e ci trae in inganno facendoci credere che Dio non ci ama, che non vuole vederci felici e che è il responsabile di tutte le nostre sventure. In questo modo ci allontaniamo dalla Chiesa, dal Vangelo, dai Sacramenti, dalla preghiera, incominciamo a vivere  senza Dio credendo di essere finalmente liberi ma non pensiamo che, automaticamente, ci avviciniamo a satana vera origine e causa di ogni male.
Propongo la lettura del testo.

"Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'Inferno.
É un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c'è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro."
Sono graditi interventi a questo post, Grazie!