venerdì 29 maggio 2009

Il mese di Maria


Un mese in compagnia di Maria

Maria Arca della scienza celeste

29 maggio-meditazione di Stefano de Flores

Quale scienza ebbe Maria?
La tradizione dice che Maria fu presentata fin dall'infanzia al tempio per apprendervi le nozioni fondamen­tali della cultura ebraica, una cultura ricca che si alimentava alle Scritture, e già fruiva di apporti greci, egiziani, orientali. Se così avvenne realmente, l'intelligenza così penetrante di Maria si arricchiva di una conoscenza supe­riore a quella delle coetanee di Naza­reth e di Gerusalemme.
È comunque ragionevole pensare che Maria, in famiglia, meditasse le Scritture, e vivesse delle grandi rive­lazioni di Dio al suo popolo eletto. La storia della salvezza, i prodigi ope­rati dal Signore e i detti sapienziali costituivano un corredo culturale ele­vato per una giovane ebrea abituata a riflettere e a «meditare in cuor suo» come Maria.
Si trattava di una scienza impregna­ta di religiosità, perché gli avvenimen­ti e le espressioni culturali d'Israele avevano un incessante riferimento a Jahvè e al suo Inviato. Non era una scienza secolarizzata e acefala come quella che grava sulla nostra cultura, un nozionismo privo di riferimenti re­ligiosi. Era una scienza religiosa che mirava a elevare l'animo e a trasformare il cuore in misura delle dispo­sizioni personali. Una scienza di vita, insomma, illuminata dalla Rivelazione divina.
L'annuncio angelico della Divina Maternità accentuò certamente, in Ma­ria, l'attenzione su quanto le Scritture preannunciavano del «Servo di Jahvè» che si sarebbe offerto per la reden­zione di tutti, dell'atteso «Re d'Israe­le», il «Messia» promesso da Dio tra­mite i suoi profeti.
Questa scienza disponeva Maria al compimento della sua missione di Ma­dre del Redentore e di guida della Chiesa nascente.
Maria ci ottiene il dono della scienza, soprattutto soprannaturale. I grandi pensatori cristiani, come S. Tommaso d'Aquino, ricorrevano a lei soprattutto per aver luce nelle que­stioni difficili. Maria dissipa le tene­bre dell'intelletto e aiuta a vedere ogni cosa nella luce di Dio.
Essa ci ottenga quel dono della scienza che viene dallo Spirito Santo, una conoscenza unitaria e organica rap­portata alla salvezza.
Un culto autentico
«Certe pratiche cultuali, che in un tempo non lontano apparivano atte ad esprimere il sentimento religioso dei singoli e delle comunità cristiane, sembrano oggi insufficienti o inadatte, perché legate a schemi socio-culturali del passato, mentre da più parti si cercano nuove forme espressive dell'immutabile rapporto delle creature con il loro Creatore, dei figli con il loro Padre» (Marialis Cultus 25).
«Alla nostra epoca incombe la gioia di scoprire la presenza di Maria nella storia della salvezza e di rispondervi con atteggiamento di ammirazione, lode e comunione, in continuità con la Parola di Dio (Le 1, 42-45, 48) e con la tradi­zione ecclesiale.
Compito delle comunità ecclesiali odierne non è di abolire o sottacere il culto verso Maria e neppure di lasciarlo languire in un pigro immobilismo, ma di inserirlo più organicamente nell'unico culto cristiano, di rinnovare le forme sog­gette all'usura del tempo, di purificarlo da contaminazioni e di dargli nuovo vigore creativo».

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