lunedì 4 maggio 2009

San Paolo e Le sue lettere


Secondo appuntamento con San Paolo



Di Don Piero Tantucci

Sono giunte a noi sotto il nome di Paolo 13 lettere + 1 (ebrei: che ormai si esclude possa essere di Paolo, sia per lo stile che per gli argomenti). Sono sicuramente paoline: la lettera ai romani, 1-2 Corinti. Le altre non sappiamo se sono scritte di suo pugno oppure sono appunti rielaborati da suoi discepoli, una specie di scuola paolina (es. 1-2 Timoteo e lettera a Tito). Le lettere di Paolo non sono mai dei trattati, ma sono lettere occasionali. Paolo ha fondato delle comunità cristiane e a queste comunità alcune volte invia delle raccomandazioni, alcune volte è successo qualcosa di particolare e cerca di risolvere quel particolare, alcune volte invita a organizzarsi, ecc.. Quindi lettere occasionali che a volte nascono sul momento: es. nella lettera ai Galati si vede un Paolo piuttosto arrabbiato per delle situazioni che si sono create nella galazia (odierna Turchia). La lettera ai romani ha più l’aspetto di un trattato teologico, infatti Paolo parla in maniera tranquilla, esponendo un suo pensiero su Gesù. Le sue lettere hanno sempre 2 parti:
· Teologica = quello che lui crede
· Esortativa = per dire le cose che raccomanda di fare
Sono scritti abbastanza complessi. Non sempre ha scritto lui, nella lettera ai romani c’è scritto esplicitamente che c’è un segretario che scrive, lui parla, detta.
Inoltre attorno alla figura di Paolo ci sono 2 grandi polemiche:
· Tra cristiani ed ebrei ( gli ebrei sono suddivisi in diversi gruppi: sadducei, farisei … e hanno un modo molto libero di interpretare le scritture e tutte queste varietà di interpretazione di una unica scrittura fa si che siano un popolo litigioso)
· Tra cattolici e protestanti ( le sette protestanti sono tantissime, dalle più vicine alle posizioni cristiane cattoliche, alle più lontane tipo testimoni di geova che prendono alcuni principi del protestantesimo ma poi se ne allontanano)
Per comprendere Paolo bisogna tornare a una lettura ebraica della scrittura. Nei primi 3 secoli la comunità dei cristiani provenienti dall’ebraismo aveva una sua consistenza, ma a partire dai vari concili, da Nicea in poi è la scuola di tipo occidentale e greca (Origene …) che hanno la prevalenza. Abbiamo perduto la riflessione della parte cristiana proveniente dall’ebraismo. Oggi si sta facendo una inversione di tendenza. Quando Gesù predica non ci sono solo le scritture (non sono state stabilite, l’ elenco sarà stabilito a fine 1° secolo Concilio di Javne), le comunità ebraiche di lingua greca della diaspora aveva la tradizione dei settanta e testi tradotti in greco, le omelie dei rabbini venivano fatte nel sabato. Dobbiamo quindi recuperare tanti elementi , ritornare nell’ambito ebraico.
Una cosa importante da ricordare è la distruzione di Gerusalemme e del Tempio (70), perché la separazione tra ebrei e cristiani che cominciano a formare un gruppo a se stante avviene soprattutto dopo l’anno 70. Verso la fine del 1° secolo quelli che rimangono degli ebrei che sono soprattutto farisei ( si ritrovano a Javne, fanno una specie di sinodo, stabiliscono quali sono le scritture normative) e c’è la separazione farisei (più avanti si suddividono)– cristiani.
Paolo è ebreo, è contemporaneo a Gesù. La distruzione del Tempio avviene nell’anno 70, Paolo è già morto (ucciso tra il 66-67). Le polemiche che nascono su alcune indicazioni di Paolo vanno sicuramente riviste dagli ebrei e dai cristiani perché altrimenti ne nasce una figura distorta di Paolo, si danno dei giudizi fino ad arrivare a dire che Gesù fonda un movimento e Paolo fa una religione. Geù parla, annuncia, muore e risorge; Paolo organizza delle comunità. Paolo scrivendo delle lettere richiama alcuni contenuti del Vangelo. Paolo scrive delle lettere occasionali per risolvere alcuni problemi e richiama alcuni insegnamenti di Gesù e li concretizza all’interno delle comunità. Paolo rimane fedele all’ebraismo con la novità Gesù Cristo. Saulo è il nome ebraico del 1° re di Israele (significato: colui che è stato richiesto al Signore, domandato al Signore). Paolo essendo cittadino romano, aveva diritto anche a un nome romano e Paolo quasi sicuramente indicava questo suo rapporto con la cittadinanza romana. Paolo non usa mai il termine Saulo in greco, perché la parola saulos in greco vuol dire effeminato, colui che cammina ancheggiando. Paolo nasce a Tarso, in Cilicia, oltre la Galilea, molto più in alto: è un figlio della diaspora (gli ebrei dispersi in altre zone al di fuori della Palestina). Questi ebrei che vivevano nella diaspora erano di cultura greca perché soprattutto nel bacino Mediterraneo con Alessandro Magno la cultura greca aveva preso un po’ tutte le zone; gli ebrei nella sinagoga leggevano la scrittura la traduzione in greco dei settanta. Nello stesso tempo gli studi che un buon ebreo faceva riguardavano soprattutto la scrittura: imparare la Bibbia e i commenti della Bibbia. Successivamente quando hanno codificato gli studi, (in genere nelle elementari si fa la lettura della Bibbia e si impara l’ebraico, nelle superiori e oltre si studiavano anche le tradizioni ebraiche. A 13 anni un ragazzo diventa Bar mizvar cioè figlio del precetto; deve cominciare a osservare i comandamenti e può leggere in pubblico anche la Sacra Scrittura. Dopo gli studi superiori e l’università si fa la misnak cioè la prima raccolta della tradizione, avvenuta più o meno nel 2° secolo D.C. Oltre si studia il Talmud che è un ulteriore raccolta fatta intorno al VI- VII secolo D.C. e che raccoglie anche i commenti alla misnak. Paolo viene inviato a Gerusalemme per fare gli studi presso il maestro rabbì Gamaniele, nipote di Illelle. Le scuole per studiare la Bibbia erano tenute tutte, anche all’epoca di Gesù dal gruppo detto dei farisei (gli unici sopravvissuti alla distruzione del Tempio). Nel periodo che va dalla morte di Gesù all’anno 70 i cristiani hanno continuato a frequentare il tempio; successivamente nasce una distinzione piuttosto forte. Con la distruzione del punto di riferimento, il luogo dove si facevano i sacrifici, “la religione ebraica” perde una parte importante, gli rimane solo la Bibbia. Perdono valore i sadducei (custodi del Tempio, compreso il sommo sacerdote), scompaiono gli esseni (discepoli di Gv. Battista che si erano ritirati vicino al Mar Morto e dei quali abbiamo ritrovato a Kumran tutti i testi sia biblici che i commenti). I farisei rimangono e alla fine del 1° secolo riorganizzano la struttura ebraica, anche se in alcuni piccoli gruppi e questa organizzazione arriva anche alla diaspora. Dal 70 al 100 e oltre ci sono stati litigi e hanno iniziato una separazione tra farisei e cristiani. Ogni gruppo aveva un suo modo di interpretare le scritture, non c’era un punto di riferimento come il Papa. Ogni gruppo si organizza a modo suo e litiga con l’altro gruppo (normale per la cultura ebraica). Paolo, fariseo ha quel tipo di mentalità ( si litigava anche all’interno dello stesso gruppo). Dopo il 70 si arriva a una divisione: motivo l’interpretazione delle Scritture. Per i farisei Gesù non è il Messia, per il gruppo dei cristiani Gesù è il Messia. Successivamente verranno fuori cose peggiori, soprattutto già nel 2° secolo e dopo il IV secolo , dopo la conversione di Costantino, fino all’accusa di deicidio nei confronti degli ebrei. Questa accusa di deicidio ha giustificato il ghetto, la cacciata dalla Spagna… Paolo di carattere piuttosto focoso, polemista, come ogni buon rabbi che deve controbattere nelle discussioni. In Paolo abbiamo la cultura ebraica, la cultura greca e il suo essere cittadino romano. Gli Atti, le lettere, i Vangeli (1 apocrifo sulla vita di Paolo circa 2° secolo d.C.) ci dicono qualcosa su quello che ha fatto Paolo. Il suo viaggio da Gerusalemme a Damasco è una chiamata, un dono, una grazia. Luca negli Atti lo racconta tre volte. Il viaggio di Paolo (parabola del viaggio dell’uomo dal nascere al morire); Paolo va a perseguitare i cristiani, viene chiamato, trova una strada diversa. Paolo non rifiuta il proprio appartenere a Israele, ma comprende che Gesù, Figlio di Giuseppe, il Messia morto e risorto è capace di fare una sintesi nuova rispetto a quella che aveva lui. Paolo incontra Gesù, incontra Ananìa (un catechista) che per 3 giorni lo catechizza ( 3 giorni vuol dire un certo lasso di tempo) e comprende che Dio che si è manifestato sul monte Sinai, in Gesù di Nazaret si è manifestato in maniera più intensa e particolare. Nello scrivere deve “combattere” con gli ebrei convertiti al cristianesimo, deve aiutarli a capire che con Gesù c’è un epoca nuova. Paolo si rifà al discorso dei profeti i quali dicevano: non serve a niente fare sacrifici se non c’è una fede. Paolo richiama la teologia dei Profeti (Isaia 1 = non è possibile mescolare la preghiera, la liturgia fatta a precisione con il sangue dei fratelli, con l’oppressione dei deboli).

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