martedì 31 agosto 2010

Guida al Sacramento della Confessione


No, non è la moltitudine dei peccati che danna l'anima, perché Io li perdono se essa si pente, ma è l'ostinazione a non volere il Mio perdono, a volersi dannare. (Gesù a Sr. Consolata Betrone) .

Se Gesù ha parlato in questo modo come non possiamo ricorrere alla Sua misericordia?
Propongo uno schema guida al sacramento della confessione, che possa aiutare tutti noi ad illuminare la nostra coscienza, tratto  DAL SANTUARIO INTERNAZIONALE DELLA SANTA CASA DI LORETO

Voglio confessarmi bene

"Chi commette il peccato è schiavo del peccato. Solo la verità rende liberi"

Accoglimi nel Tuo cuore, Signore Gesù!
Per salvarmi, Ti sei fatto uomo,
sei morto e risorto per me:
la Tua misericordia è la mia speranza.

Perdonami, Signore, ho molto peccato!

ESAME DI COSCIENZA

Spirito santo, aiutami a confessare con sincerità e vero pentimento tutte le mie colpe.


1° -”AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL CUORE”

• Sono cristiano nella vita di tutti i giorni o solo…all’anagrafe?
• La mia FEDE è genuina e operosa o solo… di facciata? Sono superstizioso, credo alla  magia, ai sortilegi? Frequento cartomanti, indovini? E l’oroscopo?
• Prego solo quando ho bisogno di grazie oppure sempre, anche quando le mie cose (salute, affari…) vanno storte?
• Bestemmio, impreco, maledico Dio, la Madonna, i Santi, le cose sante?
• Partecipo con devozione e con frutto alla Messa festiva, ai sacramenti, alla catechesi? parlo male della religione, della Chiesa, del Papa?
• Per me contano di più il denaro, il benessere materiale, la carriera, il successo, i divertimenti oppure DIO e la Salvezza Eterna?

2° -”AMATEVI DA FRATELLI COME IO VI HO AMATI”

• Il Vangelo insegna che non si può amare Dio se non si ama anche il prossimo. Ne sono convinto?
• Come figlio, sono obbediente e rispettoso dei genitori, dei nonni, dei fratelli e dei familiari?
• Come fidanzato/a mi preparo seriamente al matrimonio pregando insieme e vivendo la castità come educazione del cuore all’amore vero e sincero?
• come genitore, mi preoccupo dell’educazione umana e cristiana dei figli? Do loro buon esempio? trovo tempo e modi per stare con loro e pregare con loro?
• come coniuge sono fedele ai doveri del matrimonio e della famiglia? sono aperto al dialogo, sono paziente, so perdonare, so compatire i limiti e i difetti dell’altro?
• Amo il prossimo sull’esempio del Signore Gesù Cristo? Sono facile alla calunnia, all’invidia, alla gelosia, alla maldicenza, alla prepotenza?
• Come lavoratore o datore di lavoro, sono giusto, onesto, rispettoso dei diritti?
• Ho rispettato la vita altrui? Ho procurato o consigliato l’aborto?
• Ho rubato? Ho imbrogliato nel commercio? Ho danneggiato la roba degli altri e della collettività?
• Guido l’auto con prudenza e in rispetto della vita mia e altrui?

3° - DOVERI VERSO ME STESSO

• Mi chiedo, davanti al Signore, che cosa vuole da me, qual è la mia vocazione?
• Curo la mia vita spirituale con la preghiera quotidiana, con la Parola di Dio?
• Partecipo con interesse e senso di dovere alla vita della comunità parrocchiale, diocesana?
• Come uso il tempo e i diversi doni ricevuti dal Signore? Mi impegno per il prossimo più debole?
• Conservo puro il mio cuore e il mio corpo? Coltivo pensieri e desideri non limpidi? Do scandalo con i miei comportamenti? Mi permetto letture, spettacoli televisivi e divertimenti scandalosi?
• Esagero nel magiare, nel bere e nel fumo? faccio uso di droghe? pratico il giuoco d’azzardo, le scommesse?
• Come cittadino cristiano compio i doveri politici e sociali? Pago le tasse? Rispetto l’ambiente? Cos’altro la mia coscienza mi rimprovera?


Dopo la CONFESSIONE sincera e completa delle mancanze, soprattutto gravi, il sacerdote suggerisce opportuni consigli per una vita cristiana più viva e coerente. Invita quindi, come “penitenza”, a recitare qualche preghiera o a compiere un gesto penitenziale o di carità.

La Confessione termina con la recita dell’Atto di dolore e con l’assoluzione dei peccati, che il sacerdote imparte in nome di Dio e della Chiesa.

ATTO DI DOLORE
Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa, propongo con il Tuo santo aiuto di non offenderti più e di fuggire le occasioni prossime del peccato, Signore Misericordia, perdonami.

Signore
Tu sei venuto nel mondo per me,
per il mio peccato.
Tu sei la bontà, la misericordia, il perdono:
per questo vuoi salvarmi!
Signore,
il peccato da salvare sono io:
il figlio prodigo che deve ritornare…
Sono io!
Signore,
aiutami a chiedere perdono ogni giorno
per essere salvato da Te.

domenica 29 agosto 2010

E' l'umiltà radicale di Cristo che ci ha redenti e costantemente ci aiuta...


Le parole  del Santo Padre all'Angelus ci aiutano ancora di più a comprendere il messaggio che il Vangelo della domenica appena trascorsa ci ha donato...Cerchiamo di vivere la settimana appena iniziata sull'esempio di Gesù Cristo che si fece ultimo tra gli ultimi per risollevare tutti noi dal peccato e ridarci la dignità di figli di Dio...
Buona settimana!

 Angelus di Benedetto XVI del 29/8/2010

Cari fratelli e sorelle,

nel Vangelo di questa domenica (Lc 14,1.7-14), incontriamo Gesù commensale nella casa di un capo dei farisei. Notando che gli invitati sceglievano i primi posti a tavola, Egli raccontò una parabola, ambientata in un banchetto nuziale. "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: «Cèdigli il posto!» ... Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto" (Lc 14,8-10). Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità. Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: "chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’"ultimo posto" può infatti rappresentare la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso "ha preso l’ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta" (Enc. Deus caritas est, 35).
Al termine della parabola, Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare (cfr Lc 14,13-14), perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio, "che governa il mondo ... Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza" (Enc. Deus caritas est, 35). Ancora una volta, dunque, guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: "Amico, vieni più avanti!" (cfr Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui. San Luigi IX, re di Francia – la cui memoria ricorreva mercoledì scorso – ha messo in pratica ciò che è scritto nel Libro del Siracide: "Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore" (3,18). Così egli scriveva nel suo "Testamento spirituale al figlio": "Se il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo dovrai umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventare peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada cioè a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con i suoi doni stessi" ( Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546).
Cari amici, oggi ricordiamo anche il martirio di san Giovanni Battista, il più grande tra i profeti di Cristo, che ha saputo rinnegare se stesso per fare spazio al Salvatore, e ha sofferto ed è morto per la verità. Chiediamo a lui e alla Vergine Maria di guidarci sulla via dell’umiltà, per diventare degni della ricompensa divina.

Dopo l'Angelus

Il prossimo 1° settembre si celebra in Italia la Giornata per la salvaguardia del creato, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana. E’ un appuntamento ormai abituale, importante anche sul piano ecumenico. Quest’anno ci ricorda che non ci può essere pace senza rispetto dell’ambiente. Abbiamo infatti il dovere di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente conservarla. Il Signore ci aiuti in questo compito!

 

XXII domenica del tempo ordinario



Vangelo Lc 14, 1. 7-14

Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Commento

Ancora una volta il Vangelo di queste domeniche di agosto ci richiama all’umiltà…Domenica scorsa abbiamo ascoltato una parola dal vangelo di Luca che indicava le modalità da seguire per entrare nel regno dei cieli:" Signore sono pochi quelli che si salvano?" Gesù risponde parlando non tanto del numero o della qualità degli eletti ma indicando una strada da seguire:” Sforzatevi di passare  per la porta stretta…”, la porta stretta attraverso la quale riescono a passare solo coloro che si fanno piccoli, umili,  che non si gonfiano e non si riempiono di sé…L’insegnamento di questa domenica è lo stesso ma donato con esempi nuovi:” Quando sei invitato da qualcuno, non metterti al primo posto…” Non pretendere di primeggiare, di essere il più importante tra gli invitati,  ma comportati come se fossi l’ultimo, il meno importante perché chi si umilia sarà esaltato, ma chi si esalta sarà umiliato…L’insegnamento è molto chiaro, eppure capita spesso a tutti noi di pretendere riconoscimenti, di essere i più bravi, i più graditi, i più osannati…ciò che prevale è il nostro IO che ci porta a comportarci più come palloni gonfiati che come CREATURE che di fronte alla grandezza del proprio CREATORE si fanno piccole per essere poi rese grandi nel Regno dei cieli promesso da sempre in eredità…Gesù nel suo Vangelo non solo ci indica con parabole il giusto modo di vivere, ma Lui stesso si fa grande esempio di umiltà per tutti noi che ha avuto  a cuore il bene dei più dimenticati dal mondo: poveri, storpi, zoppi, ciechi…la beatitudine è proprio questa: farsi carico di chi è di più nel bisogno per amore di Colui che ha dato la propria vita per noi tutti bisognosi di perdono e redenzione…e l’opera continua e noi cristiani siamo chiamati ad essere il prolungamento di ciò che il Signore Gesù ha operato sulla croce e con la sua Resurrezione…il Cristiano non è un semplice seguace di Cristo Signore, bensì colui che tenta con l’aiuto della GRAZIA di essere un “Alter Christi” assumendo così lo stesso modo di parlare, di pensare, di agire, di amare propri di Gesù. Cristo si è fatto umile ed obbediente di fronte al Padre fino alla Sua morte in croce per prepararci ed invitarci a quel banchetto che sarà consumato in cielo alla fine dei tempi…Adoperiamoci dunque per essere quegli invitati ai quali possa essere detto:” Amico, vieni più avanti…!”

Buona e santa domenica a tutti voi!

sabato 28 agosto 2010

Sant'agostino

Oggi la Chiesa fa memoria di Sant'Agostino, un santo che ha fatto di tutta la sua esistenza una ricerca appassionata della VERITA'. Alla fine, non senza un lungo tormento interiore, scoprì in Cristo il senso ultimo e pieno della propria vita e dell’intera storia umana.
Propongo una delle preghiere più belle che il santo ha rivolto a Dio, tratta dalle "Confessioni"...



Tardi t'amai, bellezza infinita,
tardi t'amai, tardi t'amai,
bellezza così antica e così nuova.

1. Eppure, Signore,
tu eri dentro me,
ma io ero fuori;
deforme com'ero,
guardavo la bellezza
del tuo creato.

Tardi t'amai, bellezza infinita,
tardi t'amai, tardi t'amai,
bellezza così antica e così nuova.

2. Eri con me,
e invece io, Signore,
non ero con Te;
le tue creature mi tenevano lontano,
lontano da Te.

Tardi t'amai, bellezza infinita,
tardi t'amai, tardi t'amai
bellezza così antica e così nuova
.

3. Tu mi chiamasti,
e la Tua voce
squarciò la mia sordità;
Tu balenasti
e fu dissipata
la mia cecità.

Tardi t'amai, bellezza infinita,
tardi t'amai, tardi t'amai,
bellezza così antica e così nuova.

4. Tu esalasti
il dolce Tuo profumo
ed ho fame e sete di Te;
mi hai toccato:
ecco ora io anelo
alla Tua pace.

Tardi t'amai, bellezza infinita,
tardi t'amai, tardi t'amai,
bellezza così antica e così nuova.

























venerdì 27 agosto 2010

Santa Monica

MONICA: MADRE DI TANTE LACRIME


Molte mamme di oggi non vivono tempi facili.
Non è stato facile nemmeno per Monica, la santa che ricordiamo nel mese di agosto. Anche lei ha dovuto tribolare non poco per il figlio Agostino.
Con un figlio adolescente in casa è difficile dormire sempre sonni tranquilli. Questo perché alcuni comportamenti dei figli sono fonte di apprensione e di preoccupazioni, di angoscia e di lacrime.
Educare un figlio o una figlia adolescente nella civiltà contadina e pre-industriale riservava meno problemi di oggi. La nostra società post-moderna (e qualcuno aggiunge anche post-cristiana) si qualifica per la sua forte connotazione consumistica. E nel grande mare del consumismo i giovani nuotano molto bene, grazie al sostegno finanziario dei genitori, spesso acriticamente generosi. Con i soldi facili (talvolta troppo facili) a portata di mano e con una personalità ancora non strutturata in quanto a valori e forza di volontà, l’adolescente cade più facilmente vittima dell’uso e dell’abuso del fumo, dell’alcol e della droga, dei divertimenti aggressivi e pericolosi, dei comportamenti devianti sfocianti, talvolta, nella prostituzione e nell’Aids. E i primi a essere angosciati e distrutti da queste tragedie sono i genitori.
Alcune mamme versano lacrime per i figli persi perché vittime delle sette pseudo religiose, o schiavi dei giochi d’azzardo, o diventati succubi delle cattive compagnie che li porteranno alla devianza sociale e ai guai con la legge. Altre piangono per i figli in carcere per propria colpa o all’ospedale per malattie incurabili di cui non hanno colpa.
Aspettate il prossimo fine settimana con la cosiddetta “febbre del sabato sera”, e ci sarà qualche mamma che in ansia aspetterà il ritorno del figlio o della figlia dalla discoteca (lo “sballo” settimanale). Purtroppo qualcuna cambierà la propria ansia in lacrime e dolore: il figlio che aspetta non tornerà più perché è già entrato nelle statistiche delle “vittime del sabato sera”.
A tutte queste mamme in difficoltà Monica, madre anche lei, può essere di aiuto e di conforto, di speranza e di esempio. Il figlio Agostino riconobbe che grande merito della propria conversione era della madre, grazie alle sue continue preghiere e alle tante lacrime versate. Si riferiva a questo fatto quando, nelle famose Confessioni, scrisse: “Non è possibile che un figlio di tante lacrime perisca. E le tante lacrime erano di Monica e quel figlio che non poteva perire era lui stesso, Agostino.
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Ma le mamme, i papà... pregano per i loro figli!?

Aiutiamoli con questa preghiera

O Dio, consolatore degli afflitti, che hai esaudito le pie lacrime di santa Monica
con la conversione del figlio Agostino,
per la loro comune preghiera,
concedi a noi mamme e a noi papà, una viva contrizione dei nostri peccati,
per gustare la dolcezza del tuo perdono,
perché attraverso il nostro cuore convertito
 i nostri figli possano beneficiare  del dono della fede
e camminare sulla via del vero bene.
Amen

lunedì 23 agosto 2010

Non siamo fatti solo di terra, ma anche di cielo

Meeting di Rimini, domenica 22 agosto 2010

Non siamo fatti solo di terra, siamo fatti anche di Cielo!
(ZENIT.org)

“Gesù è venuto a comunicarci che non siamo fatti solo di terra, siamo fatti anche di Cielo”. Lo ha detto monsignor Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini, nel corso dell’omelia della Messa di apertura del XXXI Meeting per l‘amicizia fra i popoli, che si è aperto a Rimini domenica 22 agosto.

Impressionante la partecipazione alla tradizionale Messa di apertura del Meeting. Dodicimila persone, tra donne, bambini, famiglie, disabili, volontari, sacerdoti, con una grande maggioranza di giovani, si sono messe in cammino per raggiungere il padiglione centrale.

Il padiglione si è riempito in un batter baleno, così sono stati attivati dei video giganti nelle diverse sale della fiera per permettere al popolo del Meeting di assistere alla Messa.

Al momento della comunione, proprio come alla fine di un pellegrinaggio, una fila di sacerdoti e religiosi, si è dispiegata nelle sale della Fiera per portare l’Eucaristia.

Perfetta la coreografia, con canti e suoni mentre nei video si susseguivano immagini di arte sacra. Le preghiere dei fedeli sono state lette nelle diverse lingue.

Anche la Prima lettura sembrava scritta apposta per l’evento. Dal libro del profeta Isaia (66, 18b-21) il Signore dice: “Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue, essi verranno e vedranno la mia gloria”.

Nel corso dell’omelia il Vescovo di Rimini ha spiegato che “la felicità è desiderio di Dio” e facendo riferimento al tema del Meeting “quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” ha spiegato che “il cuore dell’uomo è come una goccia di rugiada che riflette l’intera volta del cielo”.

“Circoscritto nei suoi limiti, illimitato nelle sue aspirazioni”, ha aggiunto monsignor Lambiasi, il cuore umano risulta però “malato di una grave patologia: il narcisismo”.

“Il peccato delle origini – ha sottolineato – ha ferito il cuore dell’uomo, facendolo ripiegare su se stesso e illudendolo di poter trovare una felicità tutta per sé, senza do e senza gli altri”.

“Quando l’uomo cade vittima del poter essere felice da solo, si autocondanna all’infelicità”, ha precisato il Vescovo di Rimini.

A prova di una rinnovata unità ecclesiale, monsignor Lambiasi, che dal febbraio 2001 al 2007 è stato assistente ecclesiastico generale dell'Azione Cattolica Italiana (AC), ha citato Don Giussani, fondatore e ispiratore di Comunione e Liberazione, il movimento che ha dato vita al Meeting, e che negli anni Settanta veniva contrapposto all’AC.

“Acuto esploratore delle abissali profondità del cuore umano”, ha detto monsignor Lambiasi di don Giussani, “ha messo magistralmente in luce la dinamica del desiderio della felicità”.

Il Vescovo di Rimini ha concluso rilevando che “il regno di Dio non è un privilegio per pochi raccomandati di lusso; è un dono. E un dono non si merita, ma si accoglie”.

Ed io aggiungo, non certo per presunzione, ma per una recente esperienza: il regno di Dio è un dono che si può accogliere anche nell'ultimo istante della propria vita...è stato così per mio padre che  ha avuto la grazia di morire santamente accogliendo il dono dei sacramenti e dell'indulgenza plenaria del perdono di Assisi...

domenica 22 agosto 2010

XXI domenica del tempo ordinario



Dal vangelo di Luca 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».



Omelia di p. Ermes Ronchi

Dio non si merita, ma si accoglie

Sono pochi quelli che si salvano, o molti? Gesù non risponde sul numero dei salvati ma sulle modalità. Dice: la porta è stretta, ma non perché ami gli sforzi, le fatiche, i sacrifici. Stretta perché è la misura del bambino: «Se non sarete come bambini non entrerete!». Se la porta è piccola, per passare devo farmi piccolo anch'io. I piccoli e i bambini passano senza fatica alcuna. Perché se ti centri sui tuoi meriti, la porta è strettissima, non passi; se ti centri sulla bontà del Signore, come un bambino che si fida delle mani del padre, la porta è larghissima.
L'insegnamento è chiaro: fatti piccolo, e la porta si farà grande; lascia giù tutti i tuoi bagagli, i portafogli gonfi, l'elenco dei meriti, la tua bravura, sgònfiati di presunzione, dal crederti buono e giusto, e dalla paura di Dio, del suo giudizio.
La porta è stretta ma aperta. In questo momento aperta. Quello che Gesù offre non è solo rimandato per l'aldilà, ma è salvezza che inizia già ora. È un mondo più bello, più umano, dove ci sono costruttori di pace, uomini dal cuore puro, onesti sempre, e allora la vita di tutti è più bella, più piena, più gioiosa se vissuta secondo il vangelo.
È aperta e sufficiente per tanti, tantissimi, infatti la grande sala è piena, vengono da oriente e da occidente e sono folla e entrano, non sono migliori di noi o più umili, non hanno più meriti di noi, non è questo. Hanno accolto Dio per mille vie diverse. Dio non si merita si accoglie. Salvezza è accogliere Dio in me, perché cresca la mia parte divina, ed è così che io raggiungo pienezza. Più Dio equivale a più io.
La porta è stretta ma bella, infatti l'attraversano rumori di festa, una sala colma, una mensa imbandita e un turbinare di arrivi, di colori, culture, provenienze diverse, un mondo dove gli uomini sono finalmente diventati fratelli, senza divisioni.
Nel seguito della Parabola la porta da aperta si fa' chiusa e una voce dura dice: «Voi, non so di dove siete». Sono come stranieri, eppure avevano seguito la legge, erano andati in chiesa... Tutti abbiamo sentito con dolore questa accusa:
vanno in chiesa e fuori sono peggio degli altri... Può accadere, se vado in chiesa ma non accolgo Dio dentro. Dio che entra e mi trasforma, mi cambia pensieri, emozioni, parole, gesti. Mi dà i suoi occhi, e un pezzo del suo cuore. Il Dio della misericordia mi insegna gesti di misericordia, il Dio dell'accoglienza mi insegna gesti di accoglienza e di comunione.
E li cercherà in me nell'ultimo giorno. E, trovandoli, spalancherà la porta.

Buona e santa domenica a tutti!

sabato 21 agosto 2010

Legge dell'attrazione ... Il segreto .wmv



Mi è stato proposto questo video da un'amica di facebook...desidero condividere la sua visione con voi e chiedervi: Cosa ne pensate?

mercoledì 18 agosto 2010

Per uscire dal "pantano"..

Dall'ultimo editoriale SamizdatOnline

Leggendo i giornali e sentendo i resoconti degli ultimi tempi la parola in cui ci si imbatte maggiormente è "pantano"; il pantano blocca il cammino e ti tiene fermo nella tua posizione, ti immobilizza. Mons. Crociata nell’editoriale “Mobilitiamo la speranza per non rimpicciolire il cielo” apparso il 15 agosto su Avvenire ha scritto “Come uscire da tale situazione? Bisognerebbe innanzitutto intendere l’indole spirituale del malessere che ci affligge: siamo poveri di idealità, di pensiero, di orizzonti, di speranza”. Quel malessere ci spinge ad allargare il cuore e trovare un luogo dove questo sia testimoniato. Il Meeting di Rimini è un buon punto di partenza. SamizdatOnLine

QUELLA NATURA CHE CI SPINGE A DESIDERARE COSE GRANDI E' IL CUORE

Rimini, domenica 22 agosto 2010 - sabato 28 agosto 2010

“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” è il titolo della XXXI edizione del Meeting. Parole che riecheggiano quelle che Albert Camus fa pronunciare all’imperatore Caligola nel suo celebre dramma: “ho provato semplicemente una improvvisa sete di impossibile… ho bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità”. In ogni uomo, di qualsiasi razza, cultura, religione, tradizione alberga questo desiderio di cose grandi, di qualcosa di infinito. Un’aspirazione che l’uomo in tante occasioni tende a trascurare e a dimenticare, complice innanzitutto una certa mentalità che lo considera solo come il risultato di una casualità chimico-biologica o al limite di un processo evolutivo.
Si respira una cultura che tende a cancellare “l’umanità dell’uomo”, il “mancamento e voto” espresso da Leopardi nello Zibaldone. Il rischio è quello che si affermi una concezione puramente materialistica della vita. La provocazione contenuta nel titolo afferma invece il contrario. La natura dell’uomo è innanzitutto il suo cuore che si esprime come desiderio di cose grandi. Il motore di ogni azione umana è questa aspirazione a qualcosa di grande, l’esigenza di qualcosa di infinito. L’uomo è rapporto con l’infinito. E’ questa tensione il tratto inconfondibile dell’umano, la scintilla di ogni azione, dal lavoro alla famiglia, dalla ricerca scientifica alla politica, dall’arte all’affronto dei bisogni quotidiani.
Il Meeting cercherà di documentare come nella realtà di oggi sia innanzitutto necessario partire dall’umanità di ogni persona, facendo dei bisogni e dei desideri degli uomini l’anima delle scelte grandi e di quelle quotidiane. Anche perché solo questo è il punto che accomuna tutti gli uomini ed è pertanto l’inizio anche di un reale dialogo tra i popoli.
L’uomo che considera seriamente la sua umanità è colui che non è mai domo e soddisfatto e che affronta la vita con l’attesa di qualcosa di grande. Scrive Cesare Pavese: “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”. L’attesa è la struttura stessa della natura umana, l’essenza dell’anima. I grandi desideri e le grandi aspirazioni non sono un ostacolo o qualcosa che complica l’esistenza, ma sono ciò che rende l’uomo irriducibile proprio perché essi sono il segno del suo rapporto con l’infinito.



sabato 14 agosto 2010

Solennità dell'Assunzione di Maria al cielo


Questa terza domenica di agosto coincide con una delle solennità mariane più importanti: la festa dell'Assunta. Il Vangelo ci propone un brano tratto da Luca in cui Maria, dopo l'incontro con la cugina Elisabetta,  canta le lodi all'Altissimo per le meraviglie compiute in lei che è stata scelta come Madre del Salvatore...

Dal Vangelo secondo Luca 1,39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Commento

La solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al cielo è la  festa che, insieme alla solennità dell’Immacolata Concezione e a quella della Divina Maternità di Maria, forma il trittico delle grandi celebrazioni mariane alla luce dell’Incarnazione di Gesù Cristo nostro Signore. Quello dell’Assunta è il più recente dogma mariano definito il primo novembre 1950 da Papa PioXII con la bolla "Munificentissimus Deus". Il pontefice definisce che la traslazione gloriosa della Beata Vergine Maria, in corpo ed in anima dalla terra al cielo, è avvenuta per virtù divina, a differenza dell'Ascensione di Gesù, il quale salì al cielo per virtù propria. Con la sua assunzione in cielo Maria non si è separata da noi, ma continua ad assistere tutta la Chiesa e ad aiutare tutti i credenti. Maria è la Santissima Madre di Dio ed è in cielo come premio per il suo servizio all’incarnazione ma anche per essere nostra mediatrice, pregare ed intercedere per noi presso il Figlio. Maria ci dice chiaramente che quello che è stato per lei sarà anche per noi: abitare nella Casa del Padre Celeste in anima e corpo per l’eternità. In essa la rerurrezione è avvenuta contemporaneamente alla sua morte terrena essendo stata concepita senza peccato originale, quindi già santa per accogliere nel Suo grembo il Figlio di Dio. Da questa innata santità ne è derivata un’umiltà ed una disposizione del cuore così grandi di cui ci parla Il Vangelo di questa domenica presentandoci Maria che, dopo l’annunciazione dell’angelo, sente subito l’esigenza di mettersi al servizio di Colui che è appena stato generato nel suo grembo e si mette in viaggio per andare a casa della cugina Elisabetta incinta di sei mesi. Tra queste due donne in attesa avviene un incontro pieno di gioia e di commozione per cui il bambino esulta nel grembo di Elisabetta e la porta a riconoscere in Maria una superiorità per Colui che stava per nascere da lei:”a che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?”.
Maria è la “beata” ed è colei che, avendo creduto alle parole dell’angelo, canta le lodi al Signore con il meraviglioso cantico del Magnificat: “L’anima mia esulta nel Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore perché ha guardato all’umiltà della sua serva…”.
Non sappiamo se Maria ha fatto il cantico in questo modo ma sappiamo che è un cantico composto di citazioni bibliche, in particolare Sam. 2,1-10 nel quale Anna ringrazia il Signore per il dono del figlio Samuele:” Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio. si apre la bocca contro i miei nemici, perché io godo del beneficio che mi hai concesso…”.
Il cantico del Magnificat è incentrato sulla realizzazione delle promesse fatte ad Israele con la nascita di Gesù. Maria, con le Sue parole, cancella ogni traccia di vendetta, di nemici da distruggere, tipici della tradizione veterotestamentaria ed apre ad un mondo totalmente rinnovato. “…ha soccorso Israele suo servo ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza per sempre”.
Maria ci dice che con Colui che ella porta in grembo inizia una vita nuova, si apre quella porta che dal peccato dei nostri progenitori era stata chiusa, la porta della casa del Padre Celeste. Maria ci dice anche che la morte non ha mai l’ultima parola sulla vita ma che la Resurrezione del suo Figlio Gesù e la Sua Assunzione al cielo sono il fondamento di tutta la nostra speranza per una vita di fede vissuta nella carità che porta anche noi a dire:” Grandi cose ha fatto in noi l’Onnipotente e grande è il Suo nome”.

Buona festa dell’Assunta a tutti voi!





domenica 8 agosto 2010

Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)


Monaca, Carmelitana Scalza, martire

" Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell'uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, "fino a quando finalmente trovò pace in Dio"", queste parole furono pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Edith Stein a Colonia, il 1° maggio del 1987. Continua a leggere qui

Tra le tante preghiere di questa santa ne inserisco una che in questo momento particolarmente difficile della mia vita , mi aiuta e può aiutare anche altri a trovare sollievo e conforto...

BENEDICI, SIGNORE !

Benedici tutti i cuori che si ottenebrano. Soprattutto da' sollievo, Signore, ai malati, agli afflitti che portano i loro cari alla tomba.
Pace a loro. Insegna a dimenticare. Non lasciare su tutta la terra nessun cuore nell'angoscia per il peccato.
Benedici coloro che sono felici, Signore: custodiscili sotto la tua protezione.
A me non hai mai tolto l'abito della Madonna, l'abito religioso. Esso talvolta pesa molto sulle mie stanche spalle.
Dammi forza, preché lo porti in penitenza fino alla tomba.
Infine benedici il mio sonno, il sonno di tutti i morti.
Ricorda per che cosa tuo Figlio soffrì nell'agonia di morte.
Nella tua grande misericordia per tutte le necessità umane, da' riposo a tutti i morti nella tua pace eterna.
Amen


sabato 7 agosto 2010

Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli



Dal vangelo secondo Luca
(Lc12, 32-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

"Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
 Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». ]
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Commento

Il Vangelo di questa domenica offre una riflessione su quello che deve essere il cammino di vita di ogni essere umano. Sono tre i punti su cui è necessario soffermarsi.
1)«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno..."Il popolo ebreo era considerato il più piccolo dei popoli ma era anche il popolo eletto, scelto dal Padre ed incamminato verso la terra Promessa. Con la venuta di Gesù il "piccolo gregge" è costituito da tutti i  credenti ai quali il Padre celeste ha voluto dare in eredità il Suo Regno. "Non temere", dice Gesù, rassicurandoci sul fine ultimo della nostra vita, perché il premio sarà grande, abitare nella casa del Padre.
2) "Vendete ciò che possedete..." La vita del credente è un prestare continuamente attenzione, è un porre lo sguardo, più ai beni spirituali che a quelli materiali. Vendere ciò che si possiede significa liberarsi di tutto ciò che ci impedisce di costruire già su questa terra quel Regno che è piaciuto al Padre donarci in eredità. Gesù non ci dice di disprezzare i beni materiali ma di condividerli con i più bisognosi e ci dice chiaramente che essi non possono avere il primo posto nel nostro cuore, la priorità è quella di accumulare tesori per il Regno dei cieli.
3)"Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese..."Quale possibilità ha allora il credente nel cammino di questa vita? E' quella di prestare costantemente massima attenzione agli avvenimenti e alla Parola di Dio per essere pronti a partire per il Regno di Dio in qualsiasi momento . Il viaggio di questa vita può finire da un momento all'altro ed è solo se avremo camminato con la luce della fede accesa che entreremo nella casa del Padre.  L'incertezza sul futuro è una caratteristica ineliminabile della vita umana (...se il padrone sapesse a che ora viene il ladro...) e dormire nella fede può essere molto pericoloso. Il ladro è la morte che, se ci coglie di sorpresa ed impreparati,  ci può portare via l'eredità che Dio ci ha riservato: la vita nel Suo regno.
Pietro allora dice:" Signore, questa parola è solo per noi o anche per tutti?"
Gesù conferma a Pietro che toccherà a lui essere a capo dei suoi servi e a tutti coloro che verranno dopo di lui...E' la missione della Chiesa, serva e sposa di Cristo che deve vegliare su tutti i fedeli con sobrietà annunciando la Parola di Dio , disponendo ed agendo secondo  la Sua volontà. Ma è compito anche di ogni cristiano  essere in unione di pensiero e di azione con il Vangelo di Cristo.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Ogni cristiano ha una missione specifica da compiere e bisogna che essa sia portata avanti con fede e coraggio,  ne dovrà rispondere davanti a Dio...Il Papa, i Vescovi ed i Sacerdoti sono coloro a cui il Signore ha affidato molto e ai quali sarà chiesto molto di più...Ma Gesù ci dice "Non temere..."
Buona e santa domenica!