martedì 24 marzo 2009

In difesa del Papa


Il Cardinale Angelo Bagnasco ruggisce in difesa del Papa e sul biotestamento chiede la mobilitazione.



I vescovi italiani, ieri, un colpo esplicito in difesa di Papa Ratzinger l’hanno finalmente battuto. Il cardinale Angelo Bagnasco, infatti, in occasione dell’apertura del consiglio permanente della conferenza episcopale italiana, ha difeso Benedetto XVI innanzitutto in merito alla questione della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e al successivo caso Richard Williamson che tante critiche, anche nelle gerarchie della Chiesa italiana, aveva sollevato. Quindi Bagnasco ha alzato la voce anche in merito al profluvio di critiche «pretestuose» che «si è prolungato oltre ogni buon senso» a seguito della parole che Benedetto XVI ha dedicato all’uso del preservativo per prevenire l’Aids appena prima della partenza per l’Africa di settimana scorsa. «Non accetteremo - ha detto il porporato - che il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso». Sono stati i media, infatti, secondo il capo dei vescovi italiani, ad aver strumentalizzato il Papa offrendo le sue parole sull’Aids in pasto a quanti, sulla base dei loro resoconti, hanno decretato contro di lui «un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici».Come era prevedibile, la prolusione si è incentrata principalmente sulla vicenda della morte di Eluana Englaro e, più precisamente, sulla necessità di agire sul piano legislativo alla svelta. Se il caso di Eluana ha rappresentato «un’operazione tesa ad affermare un diritto di libertà inedito quanto raccapricciante», ovvero «il diritto a morire, darsi e dare la morte in talune situazioni da definire», spetta ora alla politica «agire nell’approntare e varare, senza lungaggini o strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivo di legge che - in seguito al pronunciamento della Cassazione - preservi il paese da altre analoghe avventure, ponendo attenzione a coordinarlo con l’altro sospirato provvedimento relativo alla cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni ad un sistema efficace di hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essere aiutate a portarlo».Per Bagnasco qualunque «deriva eutanasica, per quanto circoscritta o edulcorata, è una falsa soluzione». «Nelle moderne democrazie - ha detto -, la vita va difesa perché è indispensabile limitare il potere biopolitico sia della scienza sia dello Stato. Come vescovi non possiamo non avere a cuore il superamento di qualunque rassegnazione culturale, che trova sostanza nel fermo sì alla tutela dei diritti umani di tutti e in un altrettanto netto no alla pena di morte, al commercio degli organi, alle mutilazioni sessuali, alle alterazioni fecondative, a qualsiasi manipolazione non terapeutica del corpo umano, pur se liberamente volute da persone adulte, informate e consenzienti».Un passaggio della prolusione merita un approfondimento in più. È l’accenno fatto circa la mobilitazione dei laici sulle tematiche della vita in programma per volere della stessa Cei nei prossimi mesi. Forse per prevenire ogni dissidenza interna, o comunque e più probabilmente per spiegare meglio e in modo più puntuale il proprio punto di vista, la discesa in piazza dei cattolici è un’idea sancita settimana scorsa nella presentazione avvenuta al palazzo dei Cento Preti a Roma del manifesto “Liberi per vivere”, un manifesto lanciato direttamente dalle tre associazioni “benedette” dalla Cei, ovvero Scienza & Vita, Forum delle Associazioni familiari e RetinOpera. Un manifesto - ha detto Bagnasco - che va «incoraggiato e sostenuto». Lo scopo, in sostanza, è quello di spiegare la posta in gioco al paese «in termini antropologici e culturali», così da evitare nel futuro «ingorghi concettuali e tentazioni di delega».

Paolo Rodari

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