sabato 7 marzo 2009

Il vangelo della domenica

Seconda domenica di Quaresima
Trascriviamo il commento del biblista don Fabio Rosini, per riflettere sul significato profondo della Trasfigurazione.

La Trasfigurazione (Mc. 9,2-10)

Questa lettura è messa nella seconda domenica di quaresima perché di fatto essa ci lancia verso la Pasqua.
In questo cammino quaresimale di trasformazione c’è un anticipo dell’apparizione di Cristo risorto: è l’esperienza del tempo della conversione.
La domanda subito da fare è: per quale motivo Pietro propone di fare le tre tende? Il riferimento è alla festa delle Capanne che faceva presente il tempo nel deserto in cui Israele è stato trasformato in un popolo e in cui viveva nelle capanne.
Nel vangelo di Giovanni ai capitoli 7, 8, 9 si parla di come si celebrava la festa delle capanne secondo la tradizione ebraica: l’importante era andare all’aperto, stare in una capanna e ascoltare la Parola di Dio, stare alla luce, guardare verso la luce.
Il deserto era il tempo in cui Dio aveva parlato di persona con il suo popolo, con Mosè sul Sinai dandogli i dieci comandamenti. Le capanne avevano il tetto aperto, avevano al centro un’apertura perché bisognava guardare il cielo, la luce.
In Gerusalemme per la festa delle capanne erano accesi tanti bracieri sulla spianatoia del tempio e i Rabbi dicevano:” I nostri padri prima di Abramo guardavano ad oriente, noi guardiamo verso il nostro Dio, è Lui la nostra luce”. Ci sono poi le letture di tutti i salmi che parlano della realtà di aver incontrato il Signore , di come essere passati dall’idolatria dell’Egitto alla fede nell’unico Dio.
La parola di questa domenica ci dice come Gesù ha fatto celebrare a Pietro, Giacomo e Giovanni la festa delle capanne: li porta in disparte, fuori in un luogo, su di un monte altissimo dove loro dovevano guardare vero l’alto. Questo luogo è l’immagine della preghiera perché ci deve succedere che la nostra vita cambi, che cambino le radici del nostro essere, perché veniamo trasformati.
L’esperienza della trasfigurazione è la stessa della Quaresima, è il doversi mettere in disparte per guardare verso Gesù e vedere che Lui cambia di forma, che Gesù appare come nessun lavandaio sulla terra potrebbe rendere bianco nessun vestito e questo è segno che c’è qualcosa che va oltre le nostre opere, oltre le nostre tecniche di sopravvivenza. Una persona cambia le radici del proprio essere quando in lei cambia il volto di Dio: finché Dio è un estraneo, finché Dio è una banalità o qualcosa che non tocca la propria vita o che non la coinvolge allora si cerca di arrangiarsi, di tirare a campare. Quando appare questo parlare sicuro e imbarazzato di Pietro che dice:”Signore è bello per noi stare qui” Gesù, in quel momento, appare bello al centro di Mosè e di Elia che sono l’immagine di tutte le scritture: Gesù è il centro di tutte le scritture ed è bello. Dio ci appare bello quando incominciamo a capirlo.
La prima lettura ci parla del sacrificio di Isacco da parte di Abramo che sale sul monte sapendo di un Dio che è come gli dei cananei che chiedevano il sacrificio dei primogeniti, ma poi scende dal monte sapendo che Dio non ha nulla da chiedere ma ha solo da dare: Abramo scende dal monte Moria con un’ immagine di Dio trasformata e una benedizione nel cuore. Dio non chiede il primogenito ma lo darà.
In questa festa della Trasfigurazione siamo chiamati a fare un’esperienza che cambia la vita, che cambia l’idea che si ha di Dio: se Dio è un estraneo, un duro o un inesistente allora la luce con cui guardare le cose è una luce ansiosa, preoccupata e devo bastare a me stesso. In questo brano appare ciò che nessun lavandaio sulla terra può darci, appare lo splendore che nessun opera umana può raggiungere: appare il volto di Dio e allora sono uscito dalla condizione di Adamo che non poteva guardare in faccia Dio perché se ne vergognava, perché aveva dubitato e se ne nascondeva. Finalmente, in Cristo, Dio diventa guardabile, diventa bello, finalmente recuperiamo la verità di Dio. Dio è affidabile, è bello ed è bello stare con Lui: questo dobbiamo ricordare quando dovremo affrontare lo scandalo della croce.
don Fabio Rosini

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