sabato 11 aprile 2009

Veglia Pasquale

Non è qui!

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno B) (13/04/2006)Vangelo: Mc 16,1-8

La risurrezione di Cristo è un evento scomodo. A destra e a sinistra, per usare la terminologia politica. E non c'è un "centro" comodo in cui accasarsi, una via di mezzo conciliatoria. L'unica conciliazione che avviene è contro di essa: Giudei e Romani si associano per uccidere Gesù, Greci e Giudei, il mondo greco e il mondo ebraico, come vedremo nel tempo pasquale leggendo gli Atti degli Apostoli, si associano nel far resistenza all'annuncio del Risorto. E se vediamo la Risurrezione come un fatto consolatorio, che immediatamente riempie di gioia e ottimismo, c'è da chiedersi se stiamo veramente pensando e parlando proprio della risurrezione di Gesù. Da far paura "Paura" è il termine che marca ossessivamente il resoconto del Vangelo di Marco sulla mattina delle donne al sepolcro. Hanno paura del giovane con una veste bianca, non ascoltano il suo invito: "Non abbiate paura", fuggono via dal sepolcro "piene di timore e di spavento", non dicono nulla a nessuno perché "avevano paura". Potremmo chiederci come mai tanta esitazione davanti ad un evento splendido. Solo che i contorni dell'evento stesso sono sfuggenti: il giovane "vestito d'una veste bianca" è segno di una presenza che non risponde alla normale percezione. Il suo annuncio è che il Risorto "non è" più come lo avevano conosciuto prima, e se ne può vedere solo il luogo. Occorre "andare in Galilea" per vederlo. In cammino - in comunione. La paura nasce di fronte all'ignoto. La paura nasce di fronte a un percorso nuovo da fare, in cui saltano le certezze normali. Le donne si erano già ad adattate all'idea di "imbalsamare Gesù". Tenerlo come un bel ricordo, conservarne una memoria antiquaria. Il Risorto le rimette in movimento: devono andare, trovare i discepoli, trovare Pietro, annunciare l'accaduto, eventualmente muoversi verso la Galilea... non dobbiamo dare per scontato che tutto questo sia facile. Non è semplice rimettersi in moto per chi ormai ha messo il cuore in pace, nell'alveo sicuro della rassegnazione. E non è semplice neppure tornare ad incontrare persone che forse ormai sono divenute distanti. Gesù era il collante tra quelle donne, Pietro, i discepoli. Morto lui, tendono a ritornare reciprocamente estranei. Con qualche rancore, forse: anche Pietro, che si riteneva il capo, aveva rinnegato il Maestro, non era stato capace di seguirlo fino in fondo. Cosa che invece avevano fatto le donne. Par condicio La risurrezione dunque smuove anche noi dalle nostre certezze: a partire da ciò che vediamo, ciò che tocchiamo, ciò che possiamo calcolare. Mette in discussione il nostro attaccamento alla famiglia, come unico scopo della nostra vita, sia essa una famiglia tradizionale, di fatto, o con il "pacs". Nella nostra società ci si accapiglia attorno al lavoro: qualcuno lo vuole flessibile, qualcuno lo denuncia precario, qualcun altro troppo costoso, qualcuno proprio non riesce a trovarlo... ma il Risorto ci fa intravvedere un orizzonte diverso, al di là del lavoro, che dà pienezza alla vita. Nella passata campagna elettorale si è litigato attorno a beni ben visibili (casa, investimenti, risparmi, infrastrutture... ) ed altri più impalpabili, ma altrettanto concreti (sicurezza, valori, diritti...). Il Risorto ci trasporta oltre. Oltre il bene materiale, ma anche oltre il bene immateriale, la proclamazione astratta di diritti e valori. La pretesa del Risorto è di comunicarci una vita nuova, di essere lui il punto di riferimento, al di là di ogni istituzione e condizionamento sociale. Il Crocifisso è risorto Non facciamo fatica a comprendere il Crocifisso, o almeno così pare: le sue sofferenze sono così simili alle nostre... Ma il vangelo di oggi ci sorprende, proclamando che il crocifisso è risorto, è vivo, continua ad agire per noi, continua ad agire in noi. Questo ci fa paura. Ma proprio da questa paura può rinascere la speranza. A partire dall'annuncio pasquale, fino alla Pentecoste, abbiamo un lungo tempo per riabituarci alla gioia rischiosa e alla speranza incontrollabile del Risorto. Flash sulla I lettura La liturgia della Parola della Veglia Pasquale si apre con il grandioso affresco della creazione che troviamo all'inizio della Bibbia. Il cristiano non può trascurare il grande segno della presenza di Dio, costituito dal creato intero: anche in un mondo sempre più tecnologico, in cui il dominio dell'uomo sulla natura si fa sempre più pesante e distruttivo (e guarda caso, contemporaneamente, si fanno sempre più raffinate e insidiose le forme di dominio sugli altri uomini...), il cristiano non cessa di vedere l'impronta della bontà divina che si manifesta nella bellezza del creato. L'elemento nuovo nella nostra epoca, peraltro pienamente rispondente al dato biblico, è che il creato appare sempre meno come entità monolitica e immodificabile, e sempre più come progetto, tensione verso il compimento, ma anche verso una possibile distruzione. La risurrezione di Cristo è anche nuova creazione, possibilità di realizzare in modo autentico il rapporto tra uomo e natura. Flash sulla II lettura Abramo non ha risparmiato il suo figlio: ma neppure Dio ha risparmiato il suo unico Figlio, e lo ha dato per salvare tutti noi. La fede sconvolgente di Abramo, disposto a sacrificare il figlio della promessa, trova corrispondenza nell'amore di Dio, che di fatto sacrifica il Figlio per noi sulla croce. Di fronte alla croce siamo invitati dunque ad avere la stessa fede di Abramo, che lascia fare a Dio, che si fida di lui (come dice ad Isacco: "Dio stesso provvederà..."), che non pretende di imporre il proprio progetto. Flash sulla III lettura Un popolo schiavo ridiventa libero. L'orgoglio del Faraone, che confidava nella sua potenza militare, viene duramente calpestato. Ma non dalla potenza militare degli israeliti: tutto è affidato agli elementi naturali, non c'è una guerra da combattere, si tratta unicamente (ancora una volta) di fidarsi di Dio e del suo servo, Mosè. L'Esodo sconvolge le nostre categorie di libertà e di liberazione, che noi intendiamo in senso economico o politico: solo Dio può farci compiere il passaggio difficile dalla schiavitù alla libertà. Gli israeliti non pensavano neppure di poter essere liberati (schiavi rassegnati); il Faraone pensava che la sua libertà consistesse nel poter rendere schiavi gli altri (schiavista servo del suo potere); Mosè uccide l'egiziano che maltratta un israelita, pensando di poter conquistare la libertà con la forza (finta liberazione, attraverso la violenza). E per noi oggi, che significano libertà e liberazione? Flash sulla IV lettura Le letture della Veglia Pasquale non fanno quasi alcuna menzione dell'evento luttuoso dell'Esilio. Partono dagli eventi fondatori del popolo (Creazione, Abramo, Esodo) per arrivare alle grandi immagini della speranza. La prima è contenuta in Isaia 54: il matrimonio rinnovato tra Dio e il suo popolo, paragonato ad una donna abbandonata per la sua infedeltà, e poi ripresa per sempre. Flash sulla V lettura La seconda immagine profetica di salvezza è quella dell'acqua viva e del cibo in abbondanza: "O voi tutti assetati venite all'acqua... comprate e mangiate senza denaro e senza spesa...". Allusione al Battesimo e all'Eucaristia, ma anche allusione alla Parola di Dio, elemento vitale tanto quanto il cibo materiale. Flash sulla VI lettura La terza immagine di salvezza è la sapienza, identificata con la Legge, vista come entità quasi personale, che "è apparsa sulla terra, ed ha vissuto in mezzo agli uomini". Il progetto di Dio nella creazione (I lettura) e l'alleanza stabilita con Mosè (III lettura) tendono ad un'armonia profonda: solo chi ha in sé la partecipazione alla sapienza creatrice (qui chiamata con diversi altri nomi: "prudenza", "comandamenti della vita", "forza", "intelligenza") può anche osservare pienamente il "libro dei decreti di Dio". Ma come sarà possibile ritrovare la fonte della sapienza? Flash sulla VII lettura La quarta immagine di salvezza e la conclusione del percorso della liturgia del Sabato Santo. Qui appare il riferimento all'Esilio e al peccato del popolo: "li ho dispersi tra le genti e sono stati dispersi in altri territori". La salvezza profetizzata a partire dalla IV lettura non è ottenibile a buon mercato, ma deve fare i conti con una realtà di profonda distanza da Dio. La sapienza di cui si è appena ascoltato è lontana dal cuore degli uomini, induriti nel loro orgoglio e nel loro peccato. Non è sufficiente una restaurazione esterna, politica ("vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo"). Neppure ci si può accontentare di una purificazione rituale ("vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati"). Serve una trasformazione profonda: "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi un spirito nuovo...". Su questa linea si colloca la morte e risurrezione di Cristo. Flash sull'Epistola "Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui": invece del "cuore nuovo", Paolo parla di "vita nuova". Il momento fondativo è la morte e risurrezione di Cristo; tale evento di salvezza diviene accessibile al credente attraverso il Battesimo. Nel Battesimo avviene una vera e propria morte e risurrezione: muore l'uomo vecchio, compromesso con il peccato, irrimediabilmente segnato dall'impossibilità di una buona relazione con Dio, risorge una persona diversa, costituita nella figliolanza divina, che può "camminare in una vita nuova".
Don Fulvio Bertellini

2 commenti:

  1. Ciao, sono passata per caso di qua e ho deciso di seguire il tuo blog. Un forte abbraccio e buona Pasqua!

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  2. Grazie e un abbraccio aqnche a te.
    Buona Pasqua

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