giovedì 16 aprile 2009

Amore e Famiglia, la regola


Pubblichiamo un articolo tratto dal quotidiano "Il Messaggero" che riporta un insegnamento importante di Giovanni Paolo II sulla famiglia.


L’INEDITO di Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, che qui di seguito pubblichiamo, risalente alla stessa data dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, non solo rivela l’idem sentire dei due grandi pastori della chiesa cattolica, ma risulta di straordinaria attualità. Nella persuasione del futuro Papa polacco che il matrimonio cristiano può realizzarsi soltanto come esperienza di una società altra da quella comune, c’è una preoccupazione profetica della crisi dei valori che attraversa il destino della società occidentale e dei suoi modelli. La regola del Papa polacco si rivolge non ai coniugi come singole persone, ma come coppia, e le coppie debbono riunirsi in gruppi dediti a rielaborare il modello di vita coniugale e familiare per scoprirne e viverne il profondo significato spirituale. Maturata nella cura d’anime, da parroco e da vescovo, questa Regola di Wojtyla proietta sul tormentato orizzonte delle società secolarizzate e multireligiose del Terzo Millennio l’immagine originaria del Cristianesimo, che nel matrimonio e nella famiglia tende ad affermare una dimensione trascendente all’intera vita umana.
(Francesco Paolo Casavola)

LA PRESENTE Regola sorge da una serie di esperienze pastorali con alcune coppie di sposi e, allo stesso tempo, sulla base dell’esperienza matrimoniale delle coppie stesse. Essa nasce contemporaneamente all’uscita dell’enciclica Humanae vitae, la quale ripropone alle coppie di sposi e ai loro pastori le esigenze evangeliche di un matrimonio autenticamente cristiano. il gruppo di coppie che adotta questa regola potrebbe prendere, di conseguenza, il nome di “Humanae vitae”. La Regola si rivolge alle coppie matrimoniali nella loro interezza e non ai singoli coniugi. È importante, infatti, che essa venga adottata e realizzata dalle coppie di sposi e non dai mariti o dalle mogli, senza l’impegno dei rispettivi coniugi. In linea di massima, la Regola impegna gli sposi solo alla vita secondo le norme della morale cristiana che attengono all’ordine dei Comandamenti; non obbliga, invece, alla vita secondo i consigli evangelici strettamente intesi. In senso stretto, infatti, la realizzazione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza può darsi solo per quelle persone che sono chiamate alla vita religiosa. Tuttavia, l’esperienza della vita coniugale dimostra che l’osservanza delle regole morali annunciate dalla Chiesa non è possibile senza un certo grado di ascesi; le coppie di sposi appartenenti ai gruppi “Humanae vitae” devono, dunque, riflettere su come mettere in pratica lo spirito dei consigli evangelici. Il fine particolare dei gruppi “Humanae vitae” è il continuo impegno verso l’atteggiamento spirituale suddetto. Affinché l’insegnamento integrale di Cristo Signore su matrimonio e famiglia, annunciato dalla Chiesa, possa compiersi nel loro matrimonio con piena comprensione e con pieno amore. Si tratta quindi di formare un’adeguata spiritualità – ossia una vita interiore – che permetta di configurare la vita coniugale e familiare in modo cristiano. Tale spiritualità non può esistere in una forma definitiva, sul modello delle congregazioni religiose, ma deve essere costantemente rielaborata. La rielaborazione della spiritualità è un altro importante compito dei gruppi. Mezzo di questa rielaborazione è la messa in pratica, da parte delle singole coppie, di quell’atteggiamento spirituale menzionato sopra. Il secondo fine particolare dei gruppi “Humanae vitae” è l’apostolato. In questa sede, però, non ne vengono decise le forme precise. Tuttavia, le coppie di sposi che fanno parte dei gruppi assumono l’impegno di un certo apostolato e, soprattutto, del la preghiera costante in favore delle altre coppie di sposi e per la fondamentale questione del matrimonio e della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporanei. La forma dei diversi modelli di apostolato o della preghiera suddetta sarà da elaborare progressivamente. Si lascia alle stesse coppie di sposi la decisione di impegnarsi a realizzare i compiti delineati attraverso una promessa particolare.
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3 commenti:

  1. ..l’esperienza della vita coniugale dimostra che l’osservanza delle regole morali annunciate dalla Chiesa non è possibile senza un certo grado di ascesi.. cioè senza l'aiuto e la grazia di Cristo non è possibile per l'uomo amare pienamente e durevolmente una donna e viceversa. Il matrimonio è una chiamata vocazionale attraverso la quale due persone si portano vicendevolmente verso il reciproco compimento. Il deterioramento della morale nella nostra società ha portato anche come conseguenza alla scadimento del matrimonio. Preghiamo Maria Santissima e S. Giuseppe affinchè invochino lo Spirito di Dio sulle coppie e su ogni persona affinchè riprenda coscienza di sè e della propria dignità e cammini quindi verso Cristo. Un caro saluto e un grazie per il tuo lavoro. Ciao.

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  2. Una volta ho sentito dire che una coppia che vive in modo santo il suo matrimonio è un miracolo che si compie ogni giorno. Per il mio matrimonio scelsi il vangelo della Casa sulla roccia perchè sono sempre stato convinto, e sempre più mi convinco, che è lui il senso di tutto. Senza di lui alle prime difficoltà veniamo spazzati via. Ciao e buona giornata! Paolo

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  3. Grazie Paolo per il commento.
    Io sono vedova da tanti anni e ho scelto Gesù come sposo e questo mi basta.
    Marina

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