domenica 17 gennaio 2010

Sant'Antonio Abate


In questo giorno ricorre la festa di Sant'Antonio Abate.
Riporto alcune informazioni sulla sua vita di grande testimone del Vangelo di Gesù Cristo.

Il più grande rappresentante del monachesimo delle origini fu Sant’Antonio abate detto Antonio il grande e gli venne conferito il titolo di “Padre dei monaci”.

Sant’Antonio è considerato l’iniziatore del monachesimo cristiano e il primo degli Abati. A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che, sotto la guida del padre spirituale, ABBA’, si consacravano al servizio di Dio. La sua vita ci è stata tramandata dal suo discepolo sant’Atanasio, vescovo di Alessandria, che ha scritto l’opera “Vita Antoni” e ha lottato con lui contro l’eresia ariana. In questa opera è importante la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio.

Antonio nacque a Coma in Egitto nel 251 ed era  figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent’anni sentì ben presto di dover seguire l’esortazione evangelica “ Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri”. Così fece e poi seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità. Si racconta che Antonio ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra tra Preghiera e l’intreccio di una corda. da qui capì che, oltre la preghiera, ci si doveva dedicare ad un’attività concreta che divenne il famoso motto “Ora et labora”, della regola benedettina.

Antonio condusse una vita ritirata dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tentato dal demonio, preso da dubbi circa la validità della vita solitaria. Si ritirò ancora di più dal mondo e si chiuse in una tomba scavata nella roccia presso Coma. Qui venne aggredito e percorso da dal demonio e, trovato privo di sensi, venne raccolto da persone che lo trasportarono nella chiesa del villaggio dove si rimise. In seguito alle sue penitenze e privazioni per raggiungere una purificazione totale, si dedicò a curare i sofferenti operando guarigioni e liberazioni dal demonio. Presto si formò il gruppo dei seguaci di Antonio che si divise in due comunità: una ad oriente e l’altra ad occidente del fiume Nilo. Questi padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale. Antonio fece anche da sostenitore a favore dei cristiani perseguitati a causa dell’Imperatore Massimo Daia. In quell’ occasione Antonio conobbe il suo amico sant’Atanasio che scrisse una lettera all’imperatore Costantino per intercedere a suo favore. Restando in contatto con Atanasio e combattendo contro l’eresia ariana, Antonio visse gli ultimi anni della sua vita nel deserto di Tebaide dove pregando e coltivando un piccolo orto, morì ultracentenario il 17 gennaio 357.







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