Carissimi, questa settimana sarò fuori per trascorrere qualche altro giorno al mare. E' la settimana di ferragosto ed auguro a tutti voi buone ferie vissute sempre nel Signore e insieme a Maria della quale noi cristiani in questo tempo celebriamo l'Assunzione in cielo.
Pubblico una significativa riflessione sul senso di questa solennità.
Maria, Che donna!
don Marco Pedron
don Marco Pedron
Assunzione della Beata Vergine Maria (Messa del Giorno) (15/08/2009)
Vangelo: Lc 1,39-56
Vangelo: Lc 1,39-56
Questa festa nasce con la definizione del dogma dell’Assunta da parte di Pio XII il 1 Novembre 1950. In questo dogma si afferma che Maria è stata presa (in latino assunta, assumptus) in cielo in corpo e anima.
I primi cristiani si ponevano questa domanda: “Ma, Maria che fine ha fatto?”. In effetti, se leggete nel vangelo, noi non troviamo scritto niente sulla fine di Maria. Nel vangelo non c’è scritto né cosa sia successo, né cos’abbia fatto, né dove sia andata o come sia morta.
Assumptus non vuol dire che Maria non sia neppure morta. Dice solo: “Alla fine della sua vita terrena, la Madonna è stata presa (assumpta) in cielo”. Cioè: non dice: “Maria non è neppure morta”; ma dice: “Maria è in Dio”. Maria (rappresentante di tutti gli uomini e le donne) è in Dio.
Questo è un dogma, una certezza incrollabile, definita e definitiva; perciò questa festa è fonte di grande forza, speranza e fiducia per tutti noi.
Alla fine della vita terrena, Maria è andata in Dio. Alla fine della mia vita, c’è Lui, Dio, la Casa. “Quindi tranquilli amici, non abbiate troppa ansia, né troppa paura, né troppa preoccupazione: si va, come Maria, verso la vita! Verso la Vita vera!”.
Assumptus viene da sumo (prendere, afferrare) e ad (verso di sè): prendere con sé. Con la morte ti sembra di cadere in un baratro infinito, ti sembra di perdere tutto, di cadere nel vuoto, nel nulla; ti sembra di precipitare, che tutto finisca e, invece, no! C’è una mano che ti afferra (ad-sumo) e che ti prende, così tu non cadi nel vuoto.
Tanti anni fa durante un escursione una ragazza è scivolata e sotto c’era un bel strapiombo. Un suo compagno è stato lestissimo e l’ha presa per lo zaino (che portava sulla schiena) impedendole la caduta. E’ stato un attimo scivolare; è stato un attimo prenderla. Dopo lo spauracchio lei lo guarda e gli dice: “Oh, oh, che paura!” (un po’ dopo ha avuto un attacco isterico di pianto); e lui (un po’ facendo lo sbruffone!): “Tranquilla, ci sono io!”. Ma quell’espressione: “Tranquillo, ci sono io!” risuona ancor oggi forte e viva in me.
Una donna, quarantacinque anni, in fase terminale di tumore mi ha detto: “Marco sono in pensiero per i miei figli che sono piccoli; ma ti dirò la verità: ho una grande paura. Dove andrò? Sarà la fine? Ci rivedremo?”.
Più passano gli anni e più le persone sentono che il filo del tempo si fa sempre più corto. L’angoscia e la paura, magari tenute a bada o controllate, non possono non bussare alla porta: “Dove andremo? Che ne sarà? E’ la fine di tutto? C’è un oltre? Spariremo? Saremo puniti?”.
La festa dell’Assunzione è una certezza per tutti: “Tranquillo, come Maria, tu andrai nella Gran Casa. Lì ci sono tutti; lì ci siamo tutti; tranquillo, sembra la fine ma si va invece verso la vita vera; tranquillo ti sembrerà di cadere e invece la sua mano ti prenderà al volo!”.
E Maria non ci è andata per i suoi meriti ma per l’amore di Dio. “Quindi, tranquillo ancora! Dio non si conquista a forza di buone azioni e di meriti; con Dio non serve la sufficienza per passare l’esame della vita. Non è in forza della tua bravura che ti guadagni il paradiso (la promozione); è in forza del suo amore che ti verrà donato il paradiso!”.
In quel giorno non si guarderà a te e a quello che hai fatto ma a Lui e a ciò che Lui è: amore senza misure, fedele e appassionato. Basterà lasciarci amare e dire: “Sì”. E ci ritroveremo tutti e sarà una gran (e senza fine!) festa.
Il vangelo ci parla di Maria: l’incontro con la cugina Elisabetta e il suo canto, il Magnificat.
Ma chi fu storicamente Maria? Nel corso dei secoli Maria è diventata una figura mitica, mitologica, slegata dalla realtà della donna Maria. Maria era quasi in concorrenza a Cristo.
Il mio vicino di casa diceva: “Io credo più in Maria che in Gesù. D’altronde se lei era la madre non può che essere più di suo figlio. Chi vuoi che abbiamo insegnato tutto quello al figlio?”. Una posizione dove molti altri si ritrovavano: Maria era quasi in competizione con Cristo (pensate alla diffusione della devozione mariana).
Nel primo millennio Maria veniva invocata e pregata come la prima discepola di Cristo. Maria era grande perché per prima era stata disponibile al piano di Dio e al suo progetto assurdo. Maria era grande perché pure lei si era messa in ascolto di suo figlio: madre biologica di Gesù, ma figlia spirituale di Gesù.
Nel secondo millennio le cose cambiarono. Dio divenne con il tempo sempre più lontano e irraggiungibile per i cristiani comuni. Non si poteva leggere la Bibbia, la messa era in un linguaggio astruso (latino) e Dio veniva imprigionato in discussioni per pochi eletti. L’immagine del “Dio Padre” del vangelo venne sostituita dal “Dio giudice”: bisogna stare attenti a Dio! Bisognava confessarsi sempre; bisognava essere in grazia e rispettare ogni precetto; bisognava fare un sacco di cose, altrimenti Dio non ti voleva. Solo se si era purissimi si poteva sperare di essere accettati da Lui.
Così c’era bisogno di un intermediario, di qualcuno che ci proteggesse, che intercedesse per noi presso il Dio giudice: Maria. Maria divenne la Mediatrice, colei che mette una buona parola presso Dio.
Maria (la Grande Madre) divenne colei che protegge i suoi “bambini” dal papà pericoloso; in cambio i suoi devoti la onoravano e la inneggiavano senza fine (rischiando però di rimanerne dipendenti).
Pensate a tutti i titoli delle litanie: “Vergine povera e umile; Serva obbediente nella fede; Cooperatrice del Redentore; Frutto primo della redenzione; Immagine purissima della Chiesa; Avvocata di grazia; Ministra della pietà divina; Aiuto del popolo di Dio; Regina concepita senza peccato; Regina delle vergini, ecc”: lodi infinite di una donna perfetta.
Maria col tempo divenne sempre più perfetta: Immacolata Concenzione (1854); Assunzione (1950). Ormai non era più una donna era una divinità, troppo lontana dalle persone normali. Maria era una donna unica, concepita immacolata, vergine madre di Dio 63per eccellenza, dotata per grazia di una virtù perfetta, serva umile, totalmente ubbidiente, regina del Cielo, con il potere di intercedere per la nostra salvezza, assunta corpo e anima in cielo: insomma tutto ciò che era possibile (!) Maria ce l’aveva. Esplosero su quest’onda una serie infinita di movimenti legati a lei: l’Esercito Azzurro; la Legione di Maria, ecc.
Ma così facendo Maria non era più la donna reale vissuta duemila anni fa; ma una donna ideale, mitica e per questo irraggiungibile. Perdendo questo contatto con la realtà storica Maria divenne una donna desessuata e una non-donna perché poteva essere la proiezione di tutto. La Madonna non era più donna!
Così facendo Maria rischiò di diventare la madre-buona che non permette però ai suoi figli di diventare autonomi, di crescere, di fare la propria strada e di sganciarsi dalla propria madre e da ogni “madre” che li ingabbia, che li imprigiona e che li dirige.
Durante il Concilio (1963) le due posizioni si scontrarono. Da una parte chi diceva (era ciò che si viveva comunemente): “Maria è una donna super, unica, sopra di noi”. Dall’altra parte: “Maria è una di noi. La prima ad essere discepola di Gesù, ma una di noi”. Le due fazioni si scontrarono nel senso reale della parola: da una parte il cardinale Rufino Santos di Manila, dall’altra il cardinale Konig di Vienna. Ciascuna delle due parti distribuiva volantini per pubblicizzare le proprie tesi. Nel momento della votazione vinse “Maria una di noi” 1114 a 1074: per un niente!.
Il tempo attuale è il tempo, allora, di riscoprire “Maria una di noi”, prima discepola. E’ il tempo di riscoprire la donna Maria, la realtà potente, la forza creativa e la fede nell’impossibile di questa donna. E’ il tempo di recuperare la vera immagine di questa donna. Chi era realmente Maria?
Maria è una Galilea. La Galilea era trattata con disprezzo dai Giudei che si ritenevano i puri e i giusti. I Giudei ringraziavano tre volte al giorno per non essere stati creati “cafoni, bifolchi” (lett. gente della terra) come i Galilei. “Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea” (Gv 7,52).
“Galileo” era un modo per dire “ribelle; testa calda; sovversivo; gente senza legge e regole”. I Galilei erano ritenuti immondi; la loro testimonianza non valeva e i rabbini non potevano mangiare con loro. Venivano presi in giro per la loro parlata (“… la tua parlata ti tradisce (Mt 26,73)). I rabbini dicevano: “Chi sposa una donna della Galilea o muore o viene deportato”.
Maria è una donna marchiata, bollata, etichettata già per condizione di nascita. Un po’ come i primi uomini di colore che si vedevano da noi chiamati “gli sporchi negri; il negro; il negretto”. Un bambino chiese un giorno alla mamma: “Se lo tocco mi sporco?”.
Vivere con questi marchi addosso ci umilia, ci fa sentire indegni di essere quello che si è. Ti senti guardato e giudicato per essere quello che sei. Ciò che arriva al tuo cuore: “Non va bene che tu sia così. Dovresti non esserci, dovresti non esistere”. Sei albanese, marocchino, slavo, rumeno, e per il fatto che sei così sei da eliminare. Non interessa chi sei tu dentro, cosa vivi. Non interessano le tue ragioni e le tue parole: “Sei un ebreo – dicevano i nazisti – e allora sei da eliminare”.
Maria è una donna.
La nascita di una bambina era sempre segno di castigo divino. In Gen 24,1 c’è scritto: “Abramo fu benedetto dal Signore in ogni cosa”. Cosa vuol dire “in ogni cosa”? Che non aveva figlie!
E quando si legge la famosissima benedizione (la prima lettura del 1 Gennaio) “Il Signore ti benedica, ti protegga, faccia brillare il suo volto su di te, rivolga su di te il suo volto e ti dia pace” (Nm 6,24-27) vuol dire: “Ti benedica con figli maschi e ti protegga dalle figlie”.
Il maschio era manodopera, discendenza che continuava, forza lavoro. I padri pregavano perché nascesse un maschio e quando arrivavano le doglie del parto si sollevava la donna dicendole: “Non temere che partorirai un maschio!”.
La Nascita di una figlia era una disgrazia. Non a caso Maria si chiama così (Myriam=amarezza). Capita tutt’oggi di sentire ancora: “I miei furono delusi perché si aspettavano un maschio”; “non solo niente maschio ma addirittura due femmine (gemelle)! Peggio di così!” .
Spesso le figlie appena nate venivano abbandonate la sera; se riuscivano a sopravvivere alla fame e agli animali venivano raccolte la mattina dai mercanti per essere vendute come schiave e prostitute verso i cinque-otto anni (i primi cristiani si distinguevano proprio perché “non esponevano” i bambini).
La donna era considerata puzzolente (per questo si diceva si profumava) e chiacchierona; non poteva accedere alla Legge; veniva considerata come una bestia; al pari della mucca e dell’asino veniva comprata e venduta, offerta come ricompensa ed era bottino di guerra; in caso di morte del marito non ereditava nulla.
In questa miscela di ignoranza le aberrazioni erano frequenti: “Colui che castra i maschi è colpevole, no se castra le donne”; “se una donna mestruata passa fra due uomini, se è all’inizio del periodo ne uccide uno, se è al termine fa nascere una lotta fra di loro”.
Erano considerate la prima causa di sciagura nazionale, responsabili del peccato di Adamo e della nascita dei demoni; venivano accusate spesso di stregoneria. Essere donna era davvero “una sfiga” tremenda.
In una società e in una condizione del genere, capite che donna grande fu Maria!?
Mi inchino di fronte alla dignità del proprio essere donna. Mi inchino di fronte alla coscienza del proprio valore aldilà di come la cultura maschilista la considerasse.
Come ci si può sentire degni di tale onore, di tale grandezza, di essere la madre del Salvatore, vivendo in una situazione del genere? Come si può sentire il proprio valore in un ambiente del genere?
Guardo Maria e mi dico: “Qualunque cosa succeda nella propria vita, mai perdere la propria dignità”.
L’hai fatta grossa? Hai compiuto uno di quegli errori che segnano la vita tua o degli altri? Ammetti il tuo errore e chiedi perdono. Ma non nasconderti, mai! Mai sentirsi indegni di vivere.
Non permettere mai a nessuno di distruggere il tuo valore e la tua dignità, anche se hai sbagliato (“Non ti perdono più!; per me puoi morire; per me non esisti più, ecc”). Tu sei una persona che è degna di vivere sempre, aldilà di tutto. Non nasconderti.
Alcune donne hanno subito violenza e abuso durante la loro vita. Un senso di sporco e di schifo si appiccica addosso a loro. Sembra qualcosa di incancellabile, di indelebile, come se avessero perso la loro purezza. Guardare a Maria: “Il mio valore, la mia “verginità”, la dignità della mia persona, la mia integrità, non mi può essere tolta né dai fatti della vita né dai giudizi dell’ambiente”.
Maria è sposata.
A undicianni una donna ebrea veniva fidanzata. La donna indipendente non veniva concepita. Il matrimonio era un contratto delle famiglie; la donna veniva proprio comprata dal marito (ba’al, marito, vuol dire proprietario” e be’hulah, moglie, “posseduta); i sentimenti non avevano nessun posto.
Il maschio si sposava per avere una discendenza e la donna era solamente uno strumento per il sesso e i figli. Non a caso la donna viene chiamata rachem (utero) e keli (recipiente) dai rabbini. La femmina è lo strumento, il recipiente che il maschio utilizza per fare figli, ed il rapporto sessuale è ridotto ad un far uso del recipiente. Ed essendo solamente uno strumento dell’uomo la poligamia era consentita (Lamek; Abramo; Esaù; Giacobbe; Davide ha nove mogli, Salomone settecento).
Veniva fatto l’accordo tra le due famiglie e spesso era molto laborioso perché chi vendeva cercava di alzare il prezzo e chi comprava cercava di abbassarlo. I due erano fidanzati pur continuando a vivere ciascuno nella propria casa. Un anno più tardi veniva pagato il prezzo pattuito e la donna diventava proprietà dell’uomo in tutto.
Giuseppe non è un certo un buon partito per Maria: è un semplice carpentiere. Non si può certamente permettere grandi somme per comprarla. Maria dev’essere stata, quindi, di povere origini.
Sembra che Giuseppe fosse soprannominato “pantera” perché gli piacevano le donne. Vero o falso che sia in ogni caso Maria e Giuseppe devono fuggire in Egitto perché sono una coppia emarginata in paese.
Giuseppe è un “bastardo” (era la peggiore delle ingiurie: “Chi chiama bastardo il prossimo - prossimo è solo però un altro ebreo - riceverà quaranta colpi”). E’ escluso dalla salvezza (cioè un bastardo) perché i suoi avi sono un campionario di gentaglia: Giuda vende suo fratello Giuseppe agli Ismaeliti (Gn 37,26) e si sposa con una straniera (Gn 38,1); Tamar è una prostituta (Gn 38,11); Salmon sposa una prostituta pagana, Rachab, che tradì il suo paese natale, Gerico (Gs 2); Booz sposa una donna “macchiata” (Ruth) di origini incestuose (Gn 19,36); Davide sposa la pagana Betsabea (2 Sam 11-12) e il suo figlio sanguinario Salomone muore idolatra (1 Re 11,4-12); Roboamo sposò una donna idolatra (1 Re 15,13); Manasse era dedito alla magia (2 Re 21,16), ecc. Per questo il vangelo lo chiama “giusto”, proprio per coprire questa sua discendenza macchiata.
Questo uomo “bastardo”, escluso dal regno di Dio è suo marito: a lui deve obbedire e non deve aprire bocca (abbiamo attestazione di questo nei vangeli apocrifi).
A quel tempo era ovvio che in caso di pericolo mortale da salvare era sempre per primo l’uomo. A quel tempo era ovvio che la donna non parlasse mai (Maria parla nel vangelo, Giuseppe mai). A quel tempo era ovvio che la donna non era in grado di incontrare Dio (Maria è invece interlocutrice di Dio e scelta da Lui). A quel tempo era ovvio per una donna considerarsi un niente (Maria ha una grande stima di sé per poter credere che Dio scelga proprio lei). A quel tempo era ovvio a tutti che Maria era una donnaccia (è incinta e non è sposata!).
Maria è una donna “diversa” perché si sottrae dall’ovvietà della sua società, da quello che tutti facevano e pensavano. Maria sviluppa la sua strada pur nella condizione tremenda di tutte le donne del tempo. Maria è più forte di una cultura e di un pensare che annullava e umiliava la condizione femminile.
C’è una donna araba che vive a Milano che veste all’occidentale e si batte per i diritti e l’emancipazione delle sue coetanee. Da sola ha il coraggio di andare contro l’ovvietà di una cultura. Gandhi si battè (e vinse) contro una cultura, quella indiana, che considerava ovvia la dominazione straniera e il sistema delle caste. King si batté contro una cultura che considerava ovvia la discriminazione razziale. Gesù si batté contro una cultura che accettava come “normale” ciò che non era normale: il Dio della paura.
Questi sono i grandi e autentici uomini della storia: le persone che sviluppano, come Maria, una coscienza che è più forte, più profonda, più sensibile, dell’ovvietà a cui tutti credono.
Maria è un’eretica per quel mondo e per quella religione.
“Le donne non sanno niente di Dio e neppure possono capire”: così tutti pensavano.
Ciò che l’angelo le propone è “da pazzi”: nessuna donna fedele alla legge ebraica lo avrebbe potuto accettare. Maria è eretica perché è donna; perché dice di avere in grembo il Salvatore del mondo; perché è incinta prima del matrimonio. Una donna così sarebbe stata condannata immediatamente. La pretesa di Maria era per un ebreo la bestemmia più grande e più vergognosa che si potesse dire.
Eppure l’eretica Maria vibra, canta, è tutta sentimento (Lc 1,39-58) mentre il fedele, religioso e osservante Zaccaria (Lc 1,5-25) è così chiuso nei suoi riti, nel suo “essere in regola”, nel suo essere “a posto”, nelle sue devozioni che non può vibrare, non può accogliere l’annuncio della Vita.
Maria è il modello di tutti gli eretici per il mondo ma profeti per Dio. Non dove si dice “Dio” c’è Dio; non dove ci sono parole a Dio c’è Dio; non dove lo si chiama in causa Lui c’è.
Lui c’è dove le persone vibrano dentro, dove i cuori si infiammano d’amore e di passione; dove l’anima si sa allargare fino a comprendere a ad abbracciare tutto ciò che esiste; dove si sa stupire del mondo che gli è attorno; dove “beve e mangia” del vento, dell’aria, delle stelle, dell’acqua, della terra e del sole; dove si sente la danza di un meraviglioso Danzatore; dove tutto ha un senso perché lo si vede, perché lo si sente, lo si percepisce; dove le persone sono come le corde di un arpa che risuonano quando si incontrano, che trasmettono emozioni e vita.
Dio vive dove c’è la Vita, dove gli uomini provano a vivere, ad amare, ad emozionarsi, ad uscire dalle proprie prigioni di paura o di condizionamenti. Dio vive dove si cerca la libertà non nascondendosi nella rassicurazione dell’ortodossia o del ciò che fan tutti. Dio vive dove gli uomini ridono, piangono, si emozionano, si commuovono, sono se stessi, sono a contatto con il proprio cuore e per questo sentono il cuore e l’anima degli altri. Dio vive dove gli uomini si sentono bisognosi di aiuto, di guarigione, di amore, di vulnerabilità, di abbracci, di contatto e lo ammettono.
Maria è un’eretica per il tempo ma è la prima discepola di Gesù. E suo figlio Gesù vivrà proprio là dove ci sarà la vita e il desiderio di vivere e d’amare d’ogni uomo. Chi seguirà Gesù? Non saranno i “sazi”, i giusti, gli ortodossi, i pii osservanti e quelli in regola a seguirlo (Lc 6,25); non saranno i sacerdoti e i religiosi del tempio (Mt 2) a seguirlo. La prima cosa, invece, che faranno sarà quella di condannarlo a morte (Mc 3,6).
Saranno i “senza-Dio” a credergli: il centurione romano (Mt 8,5-13) e un infetto lebbroso (Mt 8,1-4). Saranno prostitute e miscredenti a far parte della sua comunità (Mc 2,15-17), e non i religiosi. Sarà l’eretica samaritana a capire ciò che a Nicodemo apparve incomprensibile (Gv 3-4). Saranno ladri come Levi e Zaccheo ad aprirgli la casa (Mc 2,13-15; Lc 19,1-10), mentre i suoi paesani lo cacceranno (Lc 4,29). Sarà un centurione pagano e riconoscerlo figlio di Dio (Mc 15,31).
Dio non guarda a cosa dici di credere; Dio guarda al tuo cuore, a quanto pulsa, vibra, ama e si emoziona. Dio non guarda alle tue pratiche religiose; Dio guarda allo spirito che tu ci metti nel vivere. Dio non guarda a quanti errori hai fatto; Dio guarda alla tua voglia di vivere. Dio non guarda a quanto sei bravo e giusto; Dio guarda a quanto ami.
Quand’ero piccolo andavo a fare il chierichetto tutti i giorni. I miei genitori mi stimavano per questo e mi sentivo, in fin dei conti, apprezzato anche da Dio. Era come se dicessi: “Come può non amarmi Dio, visto che vengo a messa tutti i giorni?”. Facevo il bravo. Ma un giorno poi scoprii che Lui non si conquista, Lui ce l’abbiamo già. Capii che il mio compito era vivere non fare il bravo bambino.
Maria è un’adultera agli occhi di Giuseppe.
In Galilea la donna entrava illibata nella casa del marito, il quale mostrava con soddisfazione agli invitati alle nozze il lenzuolo con le tracce di sangue (che veniva poi conservato dai genitori della sposa come prova inoppugnabile in caso di eventuali proteste).
Ma Maria è già incinta. Cosa può credere Giuseppe: se non è stato lui, è stato un altro. Con chi può averlo tradito? Il racconto di Maria non sta in piedi: ”Un angelo… il figlio di Dio”. “Non sono mica scemo! - avrà pensato Giuseppe - a chi la racconta?”.
L’adulterio era frequente in questi rapporti senza amore e a volte le donne venivano lapidate. La legge era chiara: “Condurranno la donna all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la ucciderà a sassate” (Dt 22,21). Naturalmente veniva assassinata sempre e rigorosamente solo la donna.
Giuseppe è “giusto” ed è giusto (cioè secondo le legge religiosa) che denunci Maria come adultera. Anzi sarà lui stesso a scagliare la prima pietra per lapidarla.
Giuseppe si trova in conflitto: fedeli alla Legge o fedeli all’amore? D’altra parte il suo orgoglio di maschio è ferito e ha tutti i motivi religiosi per vendicarsi. Ma non se la sente.
Così decide di ripudiarla di nascosto. Ma si sa certe cose in un paese piccolo come Nazareth le si vengono a sapere subito. Per questo devono scappare in Egitto (quando nasce Gesù a Betlemme Maria è ancora “promessa sposa”, emnesteumene, dice il termine e non sposa, gynaiki, di Giuseppe). Fu solo l’intervento di Dio in sogno (Mt 1,20-25) a convincere Giuseppe ad accettare quella donna.
Quanta fiducia in Dio deve avere avuto Maria per affrontare tutto questo? Che donna!
Quando ho paura di fare scelte perché potrei perdere la mia reputazione… guardo a Maria. “Chi stima la sua immagine più della Mia strada, non è degno di Me”.
Quando temo il giudizio della gente, la critica e mi faccio bloccare… guardo a Maria. “Chi ascolta le voci degli uomini più della Mia Voce, non è degno di me”.
Quando tralascio le mie intuizioni profonde, i miei sogni e i miei desideri per conformarmi… guardo a Maria. “Chi segue gli altri non può seguire Me, perché si può seguire una sola strada”.
Quando sono spaventato da ciò che devo affrontare e mi sembra di non averne le forze, di non essere all’altezza, di non potercela fare, di esser davanti a qualcosa di più grande di me… guardo a Maria”. “Chi si fida di sé non si fida di Me”.
Quando la paura di fare degli errori o di sbagliare tutto, di essere pazzo o di fallire mi angoscia… guardo a Maria. “Perché ti attacchi alla tua piccola paura e non ti abbandoni al mio grande amore? Con il mio vento non si può fallire mai. Non sei pazzo; sei solo uno che vede più in là degli altri”.
Quando non credo in me, nelle mie potenzialità, in ciò che ho dentro… guardo a Maria. “Ma chi mi credi? Pensi che Io possa creare uno sbaglio? Se ti ho creato vuol dire che sei necessario!”.
Guardo a Maria e mi inchino di fronte alla forza di questa donna.
Tutti noi sappiamo che molto dell’energia del figlio viene passata dalla madre. E’ chiaro perché Gesù ha scelto Maria. Solo una donna così, con tutta questa intensità, determinazione, coraggio, forza, vita, decisione poteva essere la madre del Salvatore. Maria, madre di Dio: non poteva che essere lei.
Pensiero della Settimana
Guardo a Maria non per ammirarla ma perché si realizzi
anche in me l’annuncio che l’angelo di Dio mi porta.
I primi cristiani si ponevano questa domanda: “Ma, Maria che fine ha fatto?”. In effetti, se leggete nel vangelo, noi non troviamo scritto niente sulla fine di Maria. Nel vangelo non c’è scritto né cosa sia successo, né cos’abbia fatto, né dove sia andata o come sia morta.
Assumptus non vuol dire che Maria non sia neppure morta. Dice solo: “Alla fine della sua vita terrena, la Madonna è stata presa (assumpta) in cielo”. Cioè: non dice: “Maria non è neppure morta”; ma dice: “Maria è in Dio”. Maria (rappresentante di tutti gli uomini e le donne) è in Dio.
Questo è un dogma, una certezza incrollabile, definita e definitiva; perciò questa festa è fonte di grande forza, speranza e fiducia per tutti noi.
Alla fine della vita terrena, Maria è andata in Dio. Alla fine della mia vita, c’è Lui, Dio, la Casa. “Quindi tranquilli amici, non abbiate troppa ansia, né troppa paura, né troppa preoccupazione: si va, come Maria, verso la vita! Verso la Vita vera!”.
Assumptus viene da sumo (prendere, afferrare) e ad (verso di sè): prendere con sé. Con la morte ti sembra di cadere in un baratro infinito, ti sembra di perdere tutto, di cadere nel vuoto, nel nulla; ti sembra di precipitare, che tutto finisca e, invece, no! C’è una mano che ti afferra (ad-sumo) e che ti prende, così tu non cadi nel vuoto.
Tanti anni fa durante un escursione una ragazza è scivolata e sotto c’era un bel strapiombo. Un suo compagno è stato lestissimo e l’ha presa per lo zaino (che portava sulla schiena) impedendole la caduta. E’ stato un attimo scivolare; è stato un attimo prenderla. Dopo lo spauracchio lei lo guarda e gli dice: “Oh, oh, che paura!” (un po’ dopo ha avuto un attacco isterico di pianto); e lui (un po’ facendo lo sbruffone!): “Tranquilla, ci sono io!”. Ma quell’espressione: “Tranquillo, ci sono io!” risuona ancor oggi forte e viva in me.
Una donna, quarantacinque anni, in fase terminale di tumore mi ha detto: “Marco sono in pensiero per i miei figli che sono piccoli; ma ti dirò la verità: ho una grande paura. Dove andrò? Sarà la fine? Ci rivedremo?”.
Più passano gli anni e più le persone sentono che il filo del tempo si fa sempre più corto. L’angoscia e la paura, magari tenute a bada o controllate, non possono non bussare alla porta: “Dove andremo? Che ne sarà? E’ la fine di tutto? C’è un oltre? Spariremo? Saremo puniti?”.
La festa dell’Assunzione è una certezza per tutti: “Tranquillo, come Maria, tu andrai nella Gran Casa. Lì ci sono tutti; lì ci siamo tutti; tranquillo, sembra la fine ma si va invece verso la vita vera; tranquillo ti sembrerà di cadere e invece la sua mano ti prenderà al volo!”.
E Maria non ci è andata per i suoi meriti ma per l’amore di Dio. “Quindi, tranquillo ancora! Dio non si conquista a forza di buone azioni e di meriti; con Dio non serve la sufficienza per passare l’esame della vita. Non è in forza della tua bravura che ti guadagni il paradiso (la promozione); è in forza del suo amore che ti verrà donato il paradiso!”.
In quel giorno non si guarderà a te e a quello che hai fatto ma a Lui e a ciò che Lui è: amore senza misure, fedele e appassionato. Basterà lasciarci amare e dire: “Sì”. E ci ritroveremo tutti e sarà una gran (e senza fine!) festa.
Il vangelo ci parla di Maria: l’incontro con la cugina Elisabetta e il suo canto, il Magnificat.
Ma chi fu storicamente Maria? Nel corso dei secoli Maria è diventata una figura mitica, mitologica, slegata dalla realtà della donna Maria. Maria era quasi in concorrenza a Cristo.
Il mio vicino di casa diceva: “Io credo più in Maria che in Gesù. D’altronde se lei era la madre non può che essere più di suo figlio. Chi vuoi che abbiamo insegnato tutto quello al figlio?”. Una posizione dove molti altri si ritrovavano: Maria era quasi in competizione con Cristo (pensate alla diffusione della devozione mariana).
Nel primo millennio Maria veniva invocata e pregata come la prima discepola di Cristo. Maria era grande perché per prima era stata disponibile al piano di Dio e al suo progetto assurdo. Maria era grande perché pure lei si era messa in ascolto di suo figlio: madre biologica di Gesù, ma figlia spirituale di Gesù.
Nel secondo millennio le cose cambiarono. Dio divenne con il tempo sempre più lontano e irraggiungibile per i cristiani comuni. Non si poteva leggere la Bibbia, la messa era in un linguaggio astruso (latino) e Dio veniva imprigionato in discussioni per pochi eletti. L’immagine del “Dio Padre” del vangelo venne sostituita dal “Dio giudice”: bisogna stare attenti a Dio! Bisognava confessarsi sempre; bisognava essere in grazia e rispettare ogni precetto; bisognava fare un sacco di cose, altrimenti Dio non ti voleva. Solo se si era purissimi si poteva sperare di essere accettati da Lui.
Così c’era bisogno di un intermediario, di qualcuno che ci proteggesse, che intercedesse per noi presso il Dio giudice: Maria. Maria divenne la Mediatrice, colei che mette una buona parola presso Dio.
Maria (la Grande Madre) divenne colei che protegge i suoi “bambini” dal papà pericoloso; in cambio i suoi devoti la onoravano e la inneggiavano senza fine (rischiando però di rimanerne dipendenti).
Pensate a tutti i titoli delle litanie: “Vergine povera e umile; Serva obbediente nella fede; Cooperatrice del Redentore; Frutto primo della redenzione; Immagine purissima della Chiesa; Avvocata di grazia; Ministra della pietà divina; Aiuto del popolo di Dio; Regina concepita senza peccato; Regina delle vergini, ecc”: lodi infinite di una donna perfetta.
Maria col tempo divenne sempre più perfetta: Immacolata Concenzione (1854); Assunzione (1950). Ormai non era più una donna era una divinità, troppo lontana dalle persone normali. Maria era una donna unica, concepita immacolata, vergine madre di Dio 63per eccellenza, dotata per grazia di una virtù perfetta, serva umile, totalmente ubbidiente, regina del Cielo, con il potere di intercedere per la nostra salvezza, assunta corpo e anima in cielo: insomma tutto ciò che era possibile (!) Maria ce l’aveva. Esplosero su quest’onda una serie infinita di movimenti legati a lei: l’Esercito Azzurro; la Legione di Maria, ecc.
Ma così facendo Maria non era più la donna reale vissuta duemila anni fa; ma una donna ideale, mitica e per questo irraggiungibile. Perdendo questo contatto con la realtà storica Maria divenne una donna desessuata e una non-donna perché poteva essere la proiezione di tutto. La Madonna non era più donna!
Così facendo Maria rischiò di diventare la madre-buona che non permette però ai suoi figli di diventare autonomi, di crescere, di fare la propria strada e di sganciarsi dalla propria madre e da ogni “madre” che li ingabbia, che li imprigiona e che li dirige.
Durante il Concilio (1963) le due posizioni si scontrarono. Da una parte chi diceva (era ciò che si viveva comunemente): “Maria è una donna super, unica, sopra di noi”. Dall’altra parte: “Maria è una di noi. La prima ad essere discepola di Gesù, ma una di noi”. Le due fazioni si scontrarono nel senso reale della parola: da una parte il cardinale Rufino Santos di Manila, dall’altra il cardinale Konig di Vienna. Ciascuna delle due parti distribuiva volantini per pubblicizzare le proprie tesi. Nel momento della votazione vinse “Maria una di noi” 1114 a 1074: per un niente!.
Il tempo attuale è il tempo, allora, di riscoprire “Maria una di noi”, prima discepola. E’ il tempo di riscoprire la donna Maria, la realtà potente, la forza creativa e la fede nell’impossibile di questa donna. E’ il tempo di recuperare la vera immagine di questa donna. Chi era realmente Maria?
Maria è una Galilea. La Galilea era trattata con disprezzo dai Giudei che si ritenevano i puri e i giusti. I Giudei ringraziavano tre volte al giorno per non essere stati creati “cafoni, bifolchi” (lett. gente della terra) come i Galilei. “Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea” (Gv 7,52).
“Galileo” era un modo per dire “ribelle; testa calda; sovversivo; gente senza legge e regole”. I Galilei erano ritenuti immondi; la loro testimonianza non valeva e i rabbini non potevano mangiare con loro. Venivano presi in giro per la loro parlata (“… la tua parlata ti tradisce (Mt 26,73)). I rabbini dicevano: “Chi sposa una donna della Galilea o muore o viene deportato”.
Maria è una donna marchiata, bollata, etichettata già per condizione di nascita. Un po’ come i primi uomini di colore che si vedevano da noi chiamati “gli sporchi negri; il negro; il negretto”. Un bambino chiese un giorno alla mamma: “Se lo tocco mi sporco?”.
Vivere con questi marchi addosso ci umilia, ci fa sentire indegni di essere quello che si è. Ti senti guardato e giudicato per essere quello che sei. Ciò che arriva al tuo cuore: “Non va bene che tu sia così. Dovresti non esserci, dovresti non esistere”. Sei albanese, marocchino, slavo, rumeno, e per il fatto che sei così sei da eliminare. Non interessa chi sei tu dentro, cosa vivi. Non interessano le tue ragioni e le tue parole: “Sei un ebreo – dicevano i nazisti – e allora sei da eliminare”.
Maria è una donna.
La nascita di una bambina era sempre segno di castigo divino. In Gen 24,1 c’è scritto: “Abramo fu benedetto dal Signore in ogni cosa”. Cosa vuol dire “in ogni cosa”? Che non aveva figlie!
E quando si legge la famosissima benedizione (la prima lettura del 1 Gennaio) “Il Signore ti benedica, ti protegga, faccia brillare il suo volto su di te, rivolga su di te il suo volto e ti dia pace” (Nm 6,24-27) vuol dire: “Ti benedica con figli maschi e ti protegga dalle figlie”.
Il maschio era manodopera, discendenza che continuava, forza lavoro. I padri pregavano perché nascesse un maschio e quando arrivavano le doglie del parto si sollevava la donna dicendole: “Non temere che partorirai un maschio!”.
La Nascita di una figlia era una disgrazia. Non a caso Maria si chiama così (Myriam=amarezza). Capita tutt’oggi di sentire ancora: “I miei furono delusi perché si aspettavano un maschio”; “non solo niente maschio ma addirittura due femmine (gemelle)! Peggio di così!” .
Spesso le figlie appena nate venivano abbandonate la sera; se riuscivano a sopravvivere alla fame e agli animali venivano raccolte la mattina dai mercanti per essere vendute come schiave e prostitute verso i cinque-otto anni (i primi cristiani si distinguevano proprio perché “non esponevano” i bambini).
La donna era considerata puzzolente (per questo si diceva si profumava) e chiacchierona; non poteva accedere alla Legge; veniva considerata come una bestia; al pari della mucca e dell’asino veniva comprata e venduta, offerta come ricompensa ed era bottino di guerra; in caso di morte del marito non ereditava nulla.
In questa miscela di ignoranza le aberrazioni erano frequenti: “Colui che castra i maschi è colpevole, no se castra le donne”; “se una donna mestruata passa fra due uomini, se è all’inizio del periodo ne uccide uno, se è al termine fa nascere una lotta fra di loro”.
Erano considerate la prima causa di sciagura nazionale, responsabili del peccato di Adamo e della nascita dei demoni; venivano accusate spesso di stregoneria. Essere donna era davvero “una sfiga” tremenda.
In una società e in una condizione del genere, capite che donna grande fu Maria!?
Mi inchino di fronte alla dignità del proprio essere donna. Mi inchino di fronte alla coscienza del proprio valore aldilà di come la cultura maschilista la considerasse.
Come ci si può sentire degni di tale onore, di tale grandezza, di essere la madre del Salvatore, vivendo in una situazione del genere? Come si può sentire il proprio valore in un ambiente del genere?
Guardo Maria e mi dico: “Qualunque cosa succeda nella propria vita, mai perdere la propria dignità”.
L’hai fatta grossa? Hai compiuto uno di quegli errori che segnano la vita tua o degli altri? Ammetti il tuo errore e chiedi perdono. Ma non nasconderti, mai! Mai sentirsi indegni di vivere.
Non permettere mai a nessuno di distruggere il tuo valore e la tua dignità, anche se hai sbagliato (“Non ti perdono più!; per me puoi morire; per me non esisti più, ecc”). Tu sei una persona che è degna di vivere sempre, aldilà di tutto. Non nasconderti.
Alcune donne hanno subito violenza e abuso durante la loro vita. Un senso di sporco e di schifo si appiccica addosso a loro. Sembra qualcosa di incancellabile, di indelebile, come se avessero perso la loro purezza. Guardare a Maria: “Il mio valore, la mia “verginità”, la dignità della mia persona, la mia integrità, non mi può essere tolta né dai fatti della vita né dai giudizi dell’ambiente”.
Maria è sposata.
A undicianni una donna ebrea veniva fidanzata. La donna indipendente non veniva concepita. Il matrimonio era un contratto delle famiglie; la donna veniva proprio comprata dal marito (ba’al, marito, vuol dire proprietario” e be’hulah, moglie, “posseduta); i sentimenti non avevano nessun posto.
Il maschio si sposava per avere una discendenza e la donna era solamente uno strumento per il sesso e i figli. Non a caso la donna viene chiamata rachem (utero) e keli (recipiente) dai rabbini. La femmina è lo strumento, il recipiente che il maschio utilizza per fare figli, ed il rapporto sessuale è ridotto ad un far uso del recipiente. Ed essendo solamente uno strumento dell’uomo la poligamia era consentita (Lamek; Abramo; Esaù; Giacobbe; Davide ha nove mogli, Salomone settecento).
Veniva fatto l’accordo tra le due famiglie e spesso era molto laborioso perché chi vendeva cercava di alzare il prezzo e chi comprava cercava di abbassarlo. I due erano fidanzati pur continuando a vivere ciascuno nella propria casa. Un anno più tardi veniva pagato il prezzo pattuito e la donna diventava proprietà dell’uomo in tutto.
Giuseppe non è un certo un buon partito per Maria: è un semplice carpentiere. Non si può certamente permettere grandi somme per comprarla. Maria dev’essere stata, quindi, di povere origini.
Sembra che Giuseppe fosse soprannominato “pantera” perché gli piacevano le donne. Vero o falso che sia in ogni caso Maria e Giuseppe devono fuggire in Egitto perché sono una coppia emarginata in paese.
Giuseppe è un “bastardo” (era la peggiore delle ingiurie: “Chi chiama bastardo il prossimo - prossimo è solo però un altro ebreo - riceverà quaranta colpi”). E’ escluso dalla salvezza (cioè un bastardo) perché i suoi avi sono un campionario di gentaglia: Giuda vende suo fratello Giuseppe agli Ismaeliti (Gn 37,26) e si sposa con una straniera (Gn 38,1); Tamar è una prostituta (Gn 38,11); Salmon sposa una prostituta pagana, Rachab, che tradì il suo paese natale, Gerico (Gs 2); Booz sposa una donna “macchiata” (Ruth) di origini incestuose (Gn 19,36); Davide sposa la pagana Betsabea (2 Sam 11-12) e il suo figlio sanguinario Salomone muore idolatra (1 Re 11,4-12); Roboamo sposò una donna idolatra (1 Re 15,13); Manasse era dedito alla magia (2 Re 21,16), ecc. Per questo il vangelo lo chiama “giusto”, proprio per coprire questa sua discendenza macchiata.
Questo uomo “bastardo”, escluso dal regno di Dio è suo marito: a lui deve obbedire e non deve aprire bocca (abbiamo attestazione di questo nei vangeli apocrifi).
A quel tempo era ovvio che in caso di pericolo mortale da salvare era sempre per primo l’uomo. A quel tempo era ovvio che la donna non parlasse mai (Maria parla nel vangelo, Giuseppe mai). A quel tempo era ovvio che la donna non era in grado di incontrare Dio (Maria è invece interlocutrice di Dio e scelta da Lui). A quel tempo era ovvio per una donna considerarsi un niente (Maria ha una grande stima di sé per poter credere che Dio scelga proprio lei). A quel tempo era ovvio a tutti che Maria era una donnaccia (è incinta e non è sposata!).
Maria è una donna “diversa” perché si sottrae dall’ovvietà della sua società, da quello che tutti facevano e pensavano. Maria sviluppa la sua strada pur nella condizione tremenda di tutte le donne del tempo. Maria è più forte di una cultura e di un pensare che annullava e umiliava la condizione femminile.
C’è una donna araba che vive a Milano che veste all’occidentale e si batte per i diritti e l’emancipazione delle sue coetanee. Da sola ha il coraggio di andare contro l’ovvietà di una cultura. Gandhi si battè (e vinse) contro una cultura, quella indiana, che considerava ovvia la dominazione straniera e il sistema delle caste. King si batté contro una cultura che considerava ovvia la discriminazione razziale. Gesù si batté contro una cultura che accettava come “normale” ciò che non era normale: il Dio della paura.
Questi sono i grandi e autentici uomini della storia: le persone che sviluppano, come Maria, una coscienza che è più forte, più profonda, più sensibile, dell’ovvietà a cui tutti credono.
Maria è un’eretica per quel mondo e per quella religione.
“Le donne non sanno niente di Dio e neppure possono capire”: così tutti pensavano.
Ciò che l’angelo le propone è “da pazzi”: nessuna donna fedele alla legge ebraica lo avrebbe potuto accettare. Maria è eretica perché è donna; perché dice di avere in grembo il Salvatore del mondo; perché è incinta prima del matrimonio. Una donna così sarebbe stata condannata immediatamente. La pretesa di Maria era per un ebreo la bestemmia più grande e più vergognosa che si potesse dire.
Eppure l’eretica Maria vibra, canta, è tutta sentimento (Lc 1,39-58) mentre il fedele, religioso e osservante Zaccaria (Lc 1,5-25) è così chiuso nei suoi riti, nel suo “essere in regola”, nel suo essere “a posto”, nelle sue devozioni che non può vibrare, non può accogliere l’annuncio della Vita.
Maria è il modello di tutti gli eretici per il mondo ma profeti per Dio. Non dove si dice “Dio” c’è Dio; non dove ci sono parole a Dio c’è Dio; non dove lo si chiama in causa Lui c’è.
Lui c’è dove le persone vibrano dentro, dove i cuori si infiammano d’amore e di passione; dove l’anima si sa allargare fino a comprendere a ad abbracciare tutto ciò che esiste; dove si sa stupire del mondo che gli è attorno; dove “beve e mangia” del vento, dell’aria, delle stelle, dell’acqua, della terra e del sole; dove si sente la danza di un meraviglioso Danzatore; dove tutto ha un senso perché lo si vede, perché lo si sente, lo si percepisce; dove le persone sono come le corde di un arpa che risuonano quando si incontrano, che trasmettono emozioni e vita.
Dio vive dove c’è la Vita, dove gli uomini provano a vivere, ad amare, ad emozionarsi, ad uscire dalle proprie prigioni di paura o di condizionamenti. Dio vive dove si cerca la libertà non nascondendosi nella rassicurazione dell’ortodossia o del ciò che fan tutti. Dio vive dove gli uomini ridono, piangono, si emozionano, si commuovono, sono se stessi, sono a contatto con il proprio cuore e per questo sentono il cuore e l’anima degli altri. Dio vive dove gli uomini si sentono bisognosi di aiuto, di guarigione, di amore, di vulnerabilità, di abbracci, di contatto e lo ammettono.
Maria è un’eretica per il tempo ma è la prima discepola di Gesù. E suo figlio Gesù vivrà proprio là dove ci sarà la vita e il desiderio di vivere e d’amare d’ogni uomo. Chi seguirà Gesù? Non saranno i “sazi”, i giusti, gli ortodossi, i pii osservanti e quelli in regola a seguirlo (Lc 6,25); non saranno i sacerdoti e i religiosi del tempio (Mt 2) a seguirlo. La prima cosa, invece, che faranno sarà quella di condannarlo a morte (Mc 3,6).
Saranno i “senza-Dio” a credergli: il centurione romano (Mt 8,5-13) e un infetto lebbroso (Mt 8,1-4). Saranno prostitute e miscredenti a far parte della sua comunità (Mc 2,15-17), e non i religiosi. Sarà l’eretica samaritana a capire ciò che a Nicodemo apparve incomprensibile (Gv 3-4). Saranno ladri come Levi e Zaccheo ad aprirgli la casa (Mc 2,13-15; Lc 19,1-10), mentre i suoi paesani lo cacceranno (Lc 4,29). Sarà un centurione pagano e riconoscerlo figlio di Dio (Mc 15,31).
Dio non guarda a cosa dici di credere; Dio guarda al tuo cuore, a quanto pulsa, vibra, ama e si emoziona. Dio non guarda alle tue pratiche religiose; Dio guarda allo spirito che tu ci metti nel vivere. Dio non guarda a quanti errori hai fatto; Dio guarda alla tua voglia di vivere. Dio non guarda a quanto sei bravo e giusto; Dio guarda a quanto ami.
Quand’ero piccolo andavo a fare il chierichetto tutti i giorni. I miei genitori mi stimavano per questo e mi sentivo, in fin dei conti, apprezzato anche da Dio. Era come se dicessi: “Come può non amarmi Dio, visto che vengo a messa tutti i giorni?”. Facevo il bravo. Ma un giorno poi scoprii che Lui non si conquista, Lui ce l’abbiamo già. Capii che il mio compito era vivere non fare il bravo bambino.
Maria è un’adultera agli occhi di Giuseppe.
In Galilea la donna entrava illibata nella casa del marito, il quale mostrava con soddisfazione agli invitati alle nozze il lenzuolo con le tracce di sangue (che veniva poi conservato dai genitori della sposa come prova inoppugnabile in caso di eventuali proteste).
Ma Maria è già incinta. Cosa può credere Giuseppe: se non è stato lui, è stato un altro. Con chi può averlo tradito? Il racconto di Maria non sta in piedi: ”Un angelo… il figlio di Dio”. “Non sono mica scemo! - avrà pensato Giuseppe - a chi la racconta?”.
L’adulterio era frequente in questi rapporti senza amore e a volte le donne venivano lapidate. La legge era chiara: “Condurranno la donna all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la ucciderà a sassate” (Dt 22,21). Naturalmente veniva assassinata sempre e rigorosamente solo la donna.
Giuseppe è “giusto” ed è giusto (cioè secondo le legge religiosa) che denunci Maria come adultera. Anzi sarà lui stesso a scagliare la prima pietra per lapidarla.
Giuseppe si trova in conflitto: fedeli alla Legge o fedeli all’amore? D’altra parte il suo orgoglio di maschio è ferito e ha tutti i motivi religiosi per vendicarsi. Ma non se la sente.
Così decide di ripudiarla di nascosto. Ma si sa certe cose in un paese piccolo come Nazareth le si vengono a sapere subito. Per questo devono scappare in Egitto (quando nasce Gesù a Betlemme Maria è ancora “promessa sposa”, emnesteumene, dice il termine e non sposa, gynaiki, di Giuseppe). Fu solo l’intervento di Dio in sogno (Mt 1,20-25) a convincere Giuseppe ad accettare quella donna.
Quanta fiducia in Dio deve avere avuto Maria per affrontare tutto questo? Che donna!
Quando ho paura di fare scelte perché potrei perdere la mia reputazione… guardo a Maria. “Chi stima la sua immagine più della Mia strada, non è degno di Me”.
Quando temo il giudizio della gente, la critica e mi faccio bloccare… guardo a Maria. “Chi ascolta le voci degli uomini più della Mia Voce, non è degno di me”.
Quando tralascio le mie intuizioni profonde, i miei sogni e i miei desideri per conformarmi… guardo a Maria. “Chi segue gli altri non può seguire Me, perché si può seguire una sola strada”.
Quando sono spaventato da ciò che devo affrontare e mi sembra di non averne le forze, di non essere all’altezza, di non potercela fare, di esser davanti a qualcosa di più grande di me… guardo a Maria”. “Chi si fida di sé non si fida di Me”.
Quando la paura di fare degli errori o di sbagliare tutto, di essere pazzo o di fallire mi angoscia… guardo a Maria. “Perché ti attacchi alla tua piccola paura e non ti abbandoni al mio grande amore? Con il mio vento non si può fallire mai. Non sei pazzo; sei solo uno che vede più in là degli altri”.
Quando non credo in me, nelle mie potenzialità, in ciò che ho dentro… guardo a Maria. “Ma chi mi credi? Pensi che Io possa creare uno sbaglio? Se ti ho creato vuol dire che sei necessario!”.
Guardo a Maria e mi inchino di fronte alla forza di questa donna.
Tutti noi sappiamo che molto dell’energia del figlio viene passata dalla madre. E’ chiaro perché Gesù ha scelto Maria. Solo una donna così, con tutta questa intensità, determinazione, coraggio, forza, vita, decisione poteva essere la madre del Salvatore. Maria, madre di Dio: non poteva che essere lei.
Pensiero della Settimana
Guardo a Maria non per ammirarla ma perché si realizzi
anche in me l’annuncio che l’angelo di Dio mi porta.
Buone vacanze!
RispondiEliminaGrazie Angel! Spero di passarle in salute, ho dei problemi con la cervicale che da qualche giorno mi tormenta.
RispondiEliminaCiao!
Allora il mare ti fa bene.
RispondiEliminaBuone vacanze Marina e col pensiero a Maria e Gesù!
Grazie Stella! Ti porterò con me insieme a Maria e Gesù.
RispondiEliminaUn bacione!!!
Maria,madre di Gesu,con una vita condotta senza peccato,prima o poi(dogma 1950)non poteva non essere dichiarata Assunta in cielo.
RispondiEliminaI buoni cristiani(soprattutto donne)avevano bisogno di credere oltre che in un Dio lontano ed etereo in una donna della razza umana piu vicina e in qualche modo deificata.
ma in tutto questo racconto delle vicende che hanno caratterizzaato la decisione umana dell'assunzione di Maria e di tutto quello che si è detto,l'opinione di Dio dov'è?? cosa dice Dio di questo?
RispondiEliminaCarissimo anonimo, mi scuso per il ritardo con cui rispondo, ma problemi personali mi hanno impedito di occuparmi del mio blog.
EliminaIntendo subito precisare che la decisione dell'assunzione di Maria non è una decisione "umana", ma divina...E' Dio che l'ha creata senza macchia perchè l'ha voluta come madre di Gesù. L'opinione di Dio sta proprio all'inizio della storia di questa donna...Dio dice che Maria è Colei che è stata scelta come madre del Salvatore e come tale è stata concepita senza peccato originale...Gesù non poteva nascere da una donna qualunque...anche se Maria ha vissuto totalmente la Sua umanità...ma come madre del Signore. E' sempre Dio che ha voluto che al termine della sua vita terrena il suo corpo non conoscesse la corruzione e per questo è stata subito assunta in cielo...Maria è sempre stata senza macchia e per lei la resurrezione che noi dobiiamo attendere alla fine del mondo, è avvenuta subito al momento della sua "morte"...Ella è salita in cielo perché è stata scelta da Dio come Madre di tutta l'umanità, ella è la corredentrice, mediatrice di salvezza insieme a Gesù...E' vero che i vangeli non parlano dell'assunzione di Maria, ne parlano solo i vangeli apocrifi, ma il dogma dell'assunzione è stato definito non certo per una decisione umana, ma perchè lo Spirito Santo ha portato la Chiesa a comprendere bene il ruolo di Maria in tutta la storia della salvezza. Posso comprendere che solo alla luce della fede è possibile credere a questa verità ma la Chiesa non ha inventato nulla, essa in materia di fede è sempre assistita dallo Spirito Santo e in questo non sbaglia...Per far comprendere faccio riferimento al dogma dell'Immacolata Concezione proclamato da Papa PioIX e poi confermato dall'apparizione della Vergine a santa Bernadette alla quale disse di essere "L'immacolata Concezione". Come puoi vedere, gli uomini non decidono niente, è Dio che li conduce alla verità tutta intera...Dio ha bisogno di noi tutti, della Chiesa, per parlarci, per amarci, per farsi conoscere, per agire...Noi siamo la bocca, le braccia, le gambe, le mani, il cuore di nostro Signore...Lui ha detto ai suoi apostoli:" non abbiate paura, lo Spirito Santo vi suggerirà ogni cosa...". Dio dice che tutti alla fine dei tempi saremo assunti in cielo in anima e corpo come Maria e lo dice per mezzo dei suoi ministri e di tutti coloro che si fidano di Lui...LO dice per mezzo della Sua Parola (la Sacra Scrittura) ma noi spesso non abbiamo orecchi giusti per ascoltare, nè occhi aperti per vedere..la sordità e la cecità della fede ci fanno rimanere su un livello veramente basso, terra terra. Ogni tanto, invece di starci a leccare tanto le ferite rischiando di camminare in posizione ricurva, dovremmo alzare gli occhi verso il cielo e vedere che oltre le nuvole, c'è Qualcuno che da sempre ci parla, ci ama, e ci protegge per farci diventare santi e immacolati come Maria.