lunedì 3 agosto 2009

LA VITA COME DONO

Cari amici, in questi ultimi giorni si parla tanto di cultura di morte che continua inesorabilmente ad essere diffusa anche nel nostro paese.
Io credo che sia opportuno iniziare seriamente a parlare (e noi cristiani non possiamo e non dobbiamo tacere) del valore che la vita umana ha dal suo concepimento alla sua morte naturale.
Non dobbiamo limitarci solo a gridare "Orrore" contro mostruosità come la Ru486 e quant'altro, ma è necessario iniziare un percorso educativo, soprattutto delle nuove generazioni, sui valori fondamentali, prima umani, poi cristiani, su cui si fonda tutta l'esistenza umana.
LA VITA COME DONO
Ci piace immaginare “la vita come un alito di vento che dona alle membra capacità di muoversi e all’anima la facoltà di comprendere”. La Persona e la Natura che l’ ha creata le hanno dato una profonda dignità. Per raggiungere questa convinzione è importante compire un percorso interiore che porti ad aprire il cuore allo stupore delle grandi meraviglie che la natura compie nel donare vita, nella fattispecie nel donare vita ad ogni creatura umana. Ciò ci porta a “ri – conoscere la vita”: riconoscere cioè il valore di ogni singola vita, che nessuno può appropriarsi della vita di un’ altra persona, usarla, punirla o mortificarla, perché nessuno può dare la vita ad un altro essere umano, nessuno può toglierla. Ri – conoscere la vita vuol dire:· accettare di condividere con gli altri il privilegio della creazione, instaurando con tutti rapporti costruttivi e solidi di comunione; impegnarsi a promuovere e sostenere una cultura che accordi ad ogni vita la giusta tutela giuridica e il necessario appoggio per potersi sviluppare e realizzare; credere fermamente nella possibilità che ognuno trovi la propria realizzazione, la propria strada di gioia e di soddisfazioni; è schierarsi a favore di chi non ha voce per permettere a tutti una dignitosa esistenza; è muoversi in cordata con gli altri perseguendo il bene di tutti come il proprio. Ri-conoscere la vita nel suo valore, nel suo quotidiano svolgersi, nel suo scorrere da una generazione all’altra, è anche motivo di riconoscenza: alle famiglie che sono come la culla, agli uomini tutti che la promuovono e la sostengono attraverso un’interminabile rete di solidarietà. Riconoscere la vita è non dimenticare mai che gli essere umani non sono “merce”. Il progressivo riconoscimento dei diritti umani non ha estirpato completamente, neanche nelle nostre società “avanzate” l’antica tendenza a considerare gli esseri umani come merce.
La vita è un intreccio di relazioni e le relazioni richiedono che ci si possa fidare gli uni degli altri. Secondo una tendenza culturale diffusa, la vita degli altri però, non è degna di considerazione e rispetto come la propria. In particolare non riscuote un rispetto sacro la vita nascente, nascosta nel grembo d’una madre, né quella già nata ma debole. Chi ama la vita, infatti non la toglie ma la dona, non se ne appropria ma la mette al servizio degli altri. Non si può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per ogni essere umano. Dall’amore scaturisce la vita e la vita desiderata chiede amore. Per questo la vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel dono trova la pienezza del suo significato, mai può essere disprezzata e tanto meno distrutta.
La vita, qualunque vita, non potrà mai dirsi “nostra”. L’amore vero per la vita, non falsato dall’egoismo e dall’individualismo, è incompatibile con l’idea del possesso indiscriminato che induce a pensare che tutto sia “mio” nel senso della proprietà assoluta, dell’arbitrio, della manipolazione. La vita è dono in ogni sua stagione, dalla giovinezza alla vecchiaia, con le gioie e i dolori.
COMUNICARE LA VITA
La vita è un dono da comunicare. È un tema che si può analizzare sotto diversi punti di vista perché “comunicare la vita” tocca aspetti essenziali dell’esistenza umana:· riguarda in primo luogo la trasmissione responsabile e generosa della vita da parte di coloro che nel matrimonio, sono chiamati a dare la vita e ad assumere il delicato compito di educarla; esprimere l’esigenza di raccontare in modo convincente la bellezza, la grandezza e la dignità di ogni vita umana; ricorda che l’essere umano è fatto per la relazione e che attraverso relazioni autentiche d'amore, di giustizia e di solidarietà, in tutte le diverse forme di socialità, si comunica e si fa crescere la vita; invita a ripensare il rapporto tra il mondo delle comunicazioni sociali e la vita umana affinché la vita sia sempre presentata come valore assoluto, sia rispettata nella sua dignità e trattata con il più vivo senso di responsabilità. Comunicare la vita è annunciare che abbiamo ricevuto un dono. La vita è un bene inviolabile che c'è stato affidato e di cui ciascuno è responsabile. Quanto sia straordinario questo bene lo comprendiamo ancora di più quando nella ricerca della felicità molti, oggi, e in particolare i giovani, si lasciano attrarre da spirali di morte in cui la vita, privata di ogni suo valore, diventa un gioco. Di una intensa comunicazione di amore e di vita abbiamo bisogno tutti, ma in modo particolare le nuove generazioni sempre più esposte ai rischi di una cultura di morte. Moltissime persone vivono senza mai domandarsi a chi dovrebbero esprimere riconoscenza per il fatto di esistere. Il mio pensiero va a Dio ma va immediatamente anche ai nostri genitori, al nostro papà e alla nostra mamma, al loro amore grande e sincero che ci ha desiderati, accolti e ci accompagna nel cammino della nostra esistenza. Tali sono le nostre radici più profonde. Questa è la verità base da cui bisogna partire per capire la nostra identità come persone. La vita è dunque un dono che c'è stato affidato, che è stato affidato alla nostra libertà. Questo significa che va vissuta in maniera responsabile: un dono, quindi, che diventa un compito, un impegno. Dobbiamo essere “fedeli amministratori” del dono della vita: “Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto”. Tutto il segreto di una vita veramente riuscita sta proprio qui, nella fedeltà al dono ricevuto. Ma questo non basta ancora. Come persone siamo chiamati a fare della nostra vita un dono per gli altri, l’uomo, dunque, non può realizzarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé.
Questa logica del dono è una delle sfide più grandi di questo mondo, un mondo dove regna un individualismo estremo, un ripiegamento egoistico su se stessi e dove la ricerca del piacere diventa un diritto assoluto.
Noi abbiamo il dovere di dare una lezione che va decisamente contro-corrente rispetto alle tendenze dominanti nel mondo.
Noi dobbiamo essere spinta per far circolare la cultura dell’amore verso il prossimo, e amarlo in modo molto concreto, aprendosi cioè ai suoi bisogni, alle sue miserie, alla sua povertà (e non solo quella materiale, ma anche a quelle spirituali), alle sue sofferenze. La capacità di donarsi all’altro in maniera disinteressata è la misura della nostra maturità umana. Sia nei tempi trascorsi che oggi, il mondo cerca di renderci schiavi delle cose, cioè dell’ ”avere” a scapito dell’ “essere”.
Allora per vivere la vita come dono bisogna avere un cuore povero, cioè libero. Dunque non dobbiamo avere paura di volare ad alta quota, non dobbiamo avere paura di misurarci con gli alti ideali di vita, dobbiamo essere esigenti nei nostri confronti per vivere la vita non in superficie ma fino in fondo, in pienezza. Coraggio dunque, saliamo insieme sulla barca della vita, prendiamo il largo, vale veramente la pena, perché per esperienza, non c’è nient’altro che può appagare come l’arricchimento del proprio intelletto per agire con sapienza.
RIFLESSIONI:
Il confronto sul tema della vita, porta inevitabilmente a chiedersi:
-Chi sono io?
-Cos’è la vita per me?
-Quale è il mio destino?
-La vita ha senso?
-Perché vivo?·
-Che cos’è la vita dell’ altro, in particolare del mio fidanzato\a marito\moglie?
-Che valore dò alla vita dell’ altro?
-Cosa mi aspetto dalla vita dell’ altro?
- Percepisco che l’ altro è un “dono” per me?
Sono graditi interventi per un confronto sereno ed amichevole.
Grazie.

4 commenti:

  1. Cara Marina avevo fatto un post sul senso della vita e la maggior parte dei lettori rimase sconcertata..."bella domanda", mi si rispondeva...

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  2. Bella domanda davvero! l'importante comunque è interrogarsi. Oggi, queste domande di senso, vengono spesso soffocate: meglio non pensarci, si vive come capita e come va, va...e poi se ne vedono le disastrose conseguenze...
    La prendiamo con la società di oggi, con i politici, con i giovani che non si sa quello che vogliono, con la Chiesa che non è vicina alla gente...ma non la prendiamo mai con noi stessi che viviamo in questo mondo, spesso trasportati dall'andazzo generale senza sforzarci di trovare in noi il coraggio di andare contro corrente, di invertire la marcia
    e cambiare strada.
    Solo un profondo cambiamento interiore ci potrà consentire di trasformare questa società malata
    in un mondo più umano dove tenere alti quei valori tanto essenziali per il bene comune di tutti.
    Grazie Stella per il tuo intervento.
    Bacioni!!!

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  3. Marina sono d'accordo, ma finchè ce lo diciamo tra di noi, tutto resta fermo...

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  4. E' vero! Per questo bisogna iniziare a trasmettere un modo di pensare diverso e ognuno di noi non può e non deve aspettare che siano gli altri a cominciare. Diamoci da fare, in famiglia, nell'ambiente di lavoro, tra gli amici, con i nostri blog.......
    Grazie Stella! Sei grande!
    Bacioni!!!

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