venerdì 24 settembre 2010

Quella scia "luminosa" di fede


Verso la beatificazione di Chiara Luce Badano

Domani, 25 settembre, a Roma si svolgerà la cerimonia di beatificazione di Chiara Luce Badano, presso il Santuario della Madonna della Misericordia con celebrazione liturgica presieduta da Monsignor Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi.


A cura di Renzo Allegri

Venticinque settembre: beatificazione di Chiara Luce Badano, una ragazza nata a Sassello, in provincia di Savona, nel 1971 e morta a Torino nel 1990, stroncata da un tumore. Non aveva ancora 19 anni. Un evento eccezionale, soprattutto perché fa parte dell'attualità. La Chiesa eleva alla gloria degli altari, una ragazza a noi contemporanea. In genere, quando sentiamo parlare di una giovane donna che è vissuta da santa, ci immginiamo una persona lontana dal tempo, timida e riservata, tutta presa da preghiere e opere pie, totalmente estranea alla vita normale della gente. In questo caso, invece, la santa è una ragazza del nostro tempo. Una di quelle che vediamo per la strada, all'uscita delle scuole, felici e chiassose. Se fosse viva, non avrebbe ancora quarant'anni.
Prima di essere colpita dalla malattia, era un terremoto di vitalità e uno schianto di bellezza. Sportiva scatenata, amava la montagna e il mare, il nuoto, il tennis, i pattini a rotelle, la musica, il ballo, le canzoni. Ma aveva dentro di sé un ideale misterioso, al quale uniformava un comportamento gioiosamente legato ai valori religiosi ricevuti in famiglia e nessuno riusciva a distrarla da quel suo ideale. "Chiara apparteneva ad una famiglia credente", racconta monsignor Giuseppe Maritano, il vescovo che la cresimò, la seguì spiritualmente nei momenti difficili della malattia e che fu il promotore della causa della sua beatificazione. "I suoi genitori erano persone semplici, il padre un camionista, la madre un'operaia", prosegue ancora mons. Maritano. " Dopo otto anni di matrimonio, non avevano figli e si rivolsero alla Madonna. Il padre si recò al Santuario delle Rocche a chiedere la grazia. E la madonna lo ascoltò. La loro bambina, arrivata come un dono dal cielo, crebbe in un'atmosfera dove le verità della fede erano vissute con la stessa concretezza e semplicità delle regole del vivere civile".
Quali furono i punti di forza della fede di Chiara Luce?
Quelli semplici e fondamentali: Dio è nostro Padre, e quindi il prossimo è costituito da nostri fratelli. Gesù ci ha amato all punto da morire in croce per la nostra salvezza eterna, ed è perciò l'amico più grande che possiamo immaginare. Fin da  bambina aveva imparato a dire, di fronte ad ogni difficoltà:"Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch'io". Ed ebbe il coraggio di ripetere , con il sorriso sulle labbra, questa sua offerta d'amore a Dio anche quando i dolori erano lancinanti e lei sapeva che stava per morire.
 Chiara Luce era una ragazza molto bella, simpatica, attraente, addirittura "sexi", come si direbbe oggi ed aveva anche dei corteggiatori.
Il suo cuore di adolescente si infiammava, come quello di tutte le ragazze. Sentiva forte l'attrazione per qualche compagno. Dagli atti del processo risulta che ebbe dei piccoli flirt ma, trovandosi di fronte a vari comportamenti che contrastavano con le sue convinzioni morali, ebbe il coraggio, magari con le lacrime agli occhi, di troncare subito. Sognava il grande amore, il principe azzurro col quale formare una famiglia e avere figli.
Come reagì Chiara Luce di fronte alla malattia?
Il tumore si presentò all'improvviso quando aveva 17 anni. Tumore maligno alle ossa, uno dei peggiori che provocano dolori lancinanti. Da ciò che le accadeva intorno, capì che la cosa era gravissima. certamente si spaventò, ebbe momenti di tristezza, ma non vennero mai meno le sue convinzioni, la certezza che Dio la amava anche nel dolore. Anzi, scoprì che ora poteva imitare Gesù nella sofferenza più grande. Ed è a questo punto che venne a galla l'eroicità del suo amore per Dio. Abbracciò la propria croce e ripeteva:"Se lo vuoi Tu, Gesù, lo voglio anch'io". Affrontò interventi chirurgici, le varie fasi della malattia che progredendo la paralizzarono, rifiutava la morfina perché diceva che le toglieva lucidità e le impediva di parlare con Gesù.

Desidero dedicare questo post  ai tanti nostri giovani che vivono la loro vita in modo totalmente disorientato, con la speranza che possano trovare in Chiara Luce un grande esempio di vita da seguire e capire che la strada verso la santità non è preclusa a nessuno e non implica per forza un modo di vivere caratterizzato da eventi o segni straordinari, ma da cose semplici  vissute con la certezza che Dio ci è Padre sempre e ci ama in modo incondizionato.

2 commenti:

  1. Una figura bellissima :-))

    Grazie, cara Marina, per averla proposta all'attenzione.

    Antonio

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  2. Grazie a te Antonio per aver apprezzato...
    Un saluto!

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