mercoledì 6 ottobre 2010

Caro Edwards, quante vite di bambini è costato il tuo Nobel?




I problemi che suscita la soluzione di Edwards sono molti. Potendo ottenere esseri umani senza madre, padre, famiglia, responsabilità, sesso, dando la possibilità di selezionare il tipo di umano che si può ottenere da quello che non è più un atto d'amore ma un processo, il ricercatore ha scoperchiato un vaso di Pandora le cui profondità fatichiamo adesso ad immaginare, ma che senza dubbio diverranno evidenti sempre più con il passare del tempo.
Se la ricerca scientifica é "sacra" , e non deve e non può incontrare ostacoli, non abbiamo ragione di indignarci ad esempio per le pratiche del tristemente famoso dottor Mengele. Le tecniche di Edwards hanno come corollario la distruzione di un gran numero di embrioni.
 Quale differenza c'è dunque nei due casi? SamizdatOnline

Caro Edwards, quante vite di bambini è costato il tuo Nobel?

Senza, per questo, svalutare o censurare il contributo che la scienza e la medicina possono offrire loro nel compimento di una vocazione al dono della vita, ma anche senza che i ruoli dei genitori e quelli dei biologici e dei clinici si confondano o uno di essi prenda il posto dell’altro. Guardando il concepito come un “tu” che sta di fronte al proprio “io”, sin dal momento del suo sorgere alla vita, ogni donna e ogni uomo è interpellato personalmente nella sua libertà ad un'accoglienza senza esclusioni e ad una compagnia umana che non lo abbandona mai, in nessuna circostanza.
Ai giornalisti che lo intervistavano, un giorno il professor Edwards ha confidato: «Non potrò mai dimenticare il giorno in cui ho guardato nel microscopio e ho visto una cosa strana nelle colture. [...] Ho guardato nel microscopio e quello che ho visto è stato un blastocisti che mi osservava. Ho pensato: “ce l'abbiamo fatta”».
Chissà se in quel momento, forse il più bello della sua lunga carriera scientifica, il premiato Nobel si sia anche lasciato interrogare dall’embrione che stava sotto i suoi occhi: “Sarà concesso a me, e a milioni di altri esseri umani come me e come te che saranno chiamati alla vita attraverso la tua brillante ricerca scientifica, di poter vedere un giorno il cielo stellato come tu lo vedrai questa sera, dalla finestra di casa tua?” Per poter dire “ce l’abbiamo fatta” con verità, dobbiamo poter offrire ai nostri figli ciò di cui noi non vorremmo privarci mai: la vita ed il suo gusto insaziabile di giorni.
Il resto della storia è conosciuto e ha segnato uno dei capitoli più controversi della ginecologia, dell’andrologia e dell’ostetricia degli ultimi 30 anni che, nel frattempo, unendo i propri sforzi a quelli della biologia della riproduzione e dell’embriologia, avevano dato vita ad una nuova specialità medica, la “medicina della riproduzione”. Essa oggi vanta numerosi cultori nei paesi occidentali e anche (cosa inaudita, considerato il deplorevole stato in cui si trovano altre discipline cliniche, indispensabili per la sopravvivenza e la salute delle popolazioni) in alcuni paesi del Terzo Mondo.
La ricaduta che il lavoro scientifico di Robert Edwards ha avuto sulla ricerca in biologia della fertilizzazione e dello sviluppo negli ultimi tre decenni e la diffusione della tecnologia FIV-ET nell’ambito della cosiddetta “procreazione medicalmente assistita”, non consente di negare la rilevanza dell’opera dello studioso del Regno Unito nell’ambito delle innovazioni che hanno caratterizzato la medicina sul finire del XX secolo e, dunque, il riconoscimento del suo lavoro attraverso il prestigioso premio assegnato dall’Istituto Karolinska in memoria di Alfred Nobel.
Al di là del merito scientifico e dell’impatto nel campo della clinica della infertilità, ci si può legittimamente chiedere se sia tutto oro quello che luccicherà sulla medaglia che sarà consegnata al professor Edwards il 10 dicembre prossimo, a Stoccolma. I dati, trionfalisticamente riportati sulla stampa, parlano di circa quattro milioni di bambini nati attraverso la FIV-ET, ma non rendono ragione della realtà intera della fecondazione artificiale, della sua pratica e delle sue conseguenze.
Per quanto le modalità di FIV, di coltura degli embrioni ottenuti e di ET si siano considerevolmente evolute rispetto a quelle introdotte da Edwards trent’anni orsono, il numero di concepiti che sono esposti al rischio attuale di non potersi sviluppare e di morire prima di potersi impiantare nell’utero della madre resta sempre elevato ... (segue)

1 commento:

  1. La vita umana è diventata oggetto di manipolazione. Anzi, oggetto e basta.

    E poi ci si meraviglia se ogni giorno assistiamo a fatti criminosi e orrendi che lo documentano.

    A questo tizio, più che il premio Nobel, io gli avrei dato il premio Strega :-(

    Il post mi trova pienamente d'accordo :-)

    Un caro saluto

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