venerdì 7 maggio 2010

Ignorate dai media le stragi dei cristiani in Iraq


Il 25 dicembre 1990, alla vigilia della Prima Guerra del Golfo, durante il messaggio di Natale papa Giovanni Paolo Il invitò “i potenti della terra” a riflettere sul fatto che “la guerra è un’avventura senza ritorno”. Sono passati vent’anni, e le guerre recenti hanno già prodotto un frutto velenoso: i cristiani sono quasi scomparsi dal Medio Oriente, e là dove resistono eroicamente sono sanguinosamente perseguitati. L’ultima strage in ordine di tempo è quella del 2 maggio 2010 a Mosul, in Iraq. Ma i media italiani non ne hanno parlato.

SamizdatOnLine

Così la riporta l’agenzia “ZENIT”:
“Benedetto XVI ha espresso il proprio dolore per l'ennesima ondata di violenza che si è abbattuta sull’Iraq".
In un telegramma a firma del Cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa si è detto “profondamente rattristato per la tragica perdita di vite e per i feriti” causati dall’attentato che il 2 maggio ha fatto strage su un convoglio di autobus che ogni mattina porta gli studenti universitari di Qaraqosh, una località quasi totalmente cristiana, all'università di Mosul.
Quattro persone sono morte e 171 sono rimaste ferite nell'attacco. Ogni vettura trasportava circa 50 studenti di età compresa tra i 18 e i 26 anni.
Nel pregare per le vittime e le loro famiglie, secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana, Benedetto XVI ha ribadito la “sua vicinanza spirituale alle comunità cristiane dell'Iraq” e rinnovato “il suo appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà perché mantengano salde le vie della pace e respingano tutti gli atti di violenza che hanno causato così tante sofferenze”.
In alcune dichiarazioni all'agenzia Fides, il Cardinale Emmanuel III Delly, Patriarca caldeo di Baghdad, ha detto: “Siamo scioccati da questo evento che ha colpito giovani innocenti cristiani: due esplosioni per un atto di violenza brutale, che solo per grazia di Dio non è diventato una strage molto più estesa. Siamo vicini alle famiglie delle vittime, esprimiamo le più sincere condoglianze a quanti hanno perso i loro cari”.
Il porporato ha poi invocato “riposo eterno delle anime delle vittime e preghiamo per tutti i feriti, molti dei quali sono gravi, e per la consolazione dei loro parenti. La nostra reazione oggi è quella della preghiera e del perdono. Siamo tutti fratelli e figli di Dio, e il popolo dell’Iraq è chiamato a fare propria questa verità”.
“Preghiamo perché il Signore illumini la mente e il cuore di nostri governanti e di quanti si macchiano di queste violenze, perché possano convertirsi alla pace e alla riconciliazione. La nostra risposta cristiana alla violenza che subiamo ogni giorno – ha concluso il Cardinale - è e sarà sempre questa, nella certezza che il Signore resta accanto a noi e si manifesta nella vicinanza, nell’affetto e nell’aiuto che ci mostrano tutti i cristiani del mondo”.
Purtroppo il Cardinal Delly esprime più un auspicio che una realtà: la nostra mobilitazione per i fratelli perseguitati si scontra spesso con un muro di disinformazione, talora di indifferenza, quando non di “politicamente corretta” presa di distanze.
Così sostiene in una intervista René Guitton, autore dello scioccante saggio-inchiesta “Cristianofobia. La nuova persecuzione”:
D. La situazione che descrive diventa ancora più allarmante a causa del mutismo e della cecità dei cristiani in Occidente. Perché questo silenzio?
R. Il fatto è che per la stampa non è di moda parlare di loro, non è di tendenza prendere le difese di quella che da noi in Occidente è percepita come la maggioranza. In più, esiste una forma di razzismo strisciante per cui i cristiani occidentali ritengono che non si tratti di un loro problema. Anche gli ebrei e i musulmani sono perseguitati e io sono il primo a schierarmi in loro difesa nel caso di atti di islamofobia o di antisemitismo, ma il riconoscimento delle loro sofferenze non deve avvenire al prezzo della negazione di quelle dei cristiani. Vi sono forse vittime di cui si deve parlare e altre su cui si deve tacere? È inaccettabile discriminare le vittime. Difendere i cristiani oggi vuol dire difendere la libertà religiosa di tutte le altre comunità religiose perseguitate. Inoltre c’è un senso di colpa cristiano, a torto o a ragione, ma forse più per ignoranza, legato all’atteggiamento della Chiesa durante la Shoah e l’altro deriva dalla colonizzazione. C’è stata di fatto un’assimilazione tra cristiani e colonizzatori ai quali, in un certo senso, viene chiesto di espiare e di risarcire il proprio passato coloniale-imperialista. Perciò molti cristiani tacciono e chiudono gli occhi, ma questo silenzio è colpevole. Bisogna agire, non possiamo più tollerare l’intollerabile. Ma c’è una forma di cristianofobia anche in Occidente ed è incarnata dal cosiddetto laicismo integralista, ottuso, aggressivo e liberticida che ha frainteso il concetto di laicità e incoraggiato una pregiudiziale e sistematica svalutazione del cristianesimo. (Intervista di Benedetta Neri su “L’Occidentale”).

Era compito del Samizdat russo comunicare le notizie censurate, nascoste, fatte sparire. Come SamizdatOnLine riteniamo nostro compito prioritario raccontare questi fatti da molti ormai colpevolmente taciuti.





4 commenti:

  1. Occorre pubblicizzare gli orrori, se no...si perpetuano senza poter ricorrere ai ripari...

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  2. Hai proprio ragione sorellina, non si può tacere come fanno tanti media, noi abbiamo il sacrosanto dovere di divulgare fatti simili.
    Un saluto!!!

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  3. Piacere di conoscerti Marina, un blog molto interessante!
    Ciao, un caro saluto.

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  4. Piacere mio Sirio. Grazie per aver scelto di seguire il mio blog...
    Ciao, un caro saluto!

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