martedì 15 marzo 2011

Lettera dal Giappone

 

GIAPPONE "Perché sono proprio qui ora?"

Da Tracce- Pubblichiamo la commovente lettera di una studentessa di Zurigo, a Tokio per un semestre Erasmus. Dopo il terremoto, si è spostata a Hiroshima. Adesso è al sicuro. "Ma cosa vuol dire? Siamo veramente salvi?"

Prefettura di Miyagi, i soccorsi dopo il sisma.

Prefettura di Miyagi, i soccorsi dopo il sisma.

Cari amici,
grazie per tutti i messaggi che mi state scrivendo e per le vostre preghiere. Sto tentando di rispondervi singolarmente ma il tempo stringe.
Sono arrivata qualche ora fa ad Hiroshima. Ci siamo spostati da Tokyo a causa del rischio di emanazione di materiale radioattivo dalle centrali danneggiate. Viviamo ora per ora. Siamo al sicuro, ma cosa vuole dire? Temiamo tutti tanto. Siamo letteralmente affidati nelle mani del Signore.
Purtroppo sono già le tre del mattino e domani mi aspetta una giornata… potete capire. Quindi mi scuserete se vi mando il pezzo di una mail che ho scritto a uno di voi.

Ho trovato il coraggio di venire in Giappone perché mi sono accorta di diversi fatti che sono accaduti e di intuizioni, di sussulti nel petto che ho avuto e che mi hanno fatto capire che questa era la cosa giusta per me. Poi, dopo tre settimane di intensissime scoperte e ricchi rapporti... Chi poteva immaginare che il Signore mi guidasse a condividere questo dramma cosmico in prima persona?
Cosa ci faccio io qui? Perché proprio adesso? Signore, cosa posso fare? Cosa mi chiedi?
Come vedi, amico mio, anch’io sono abbastanza in alto mare. Ma sono certa che il Signore mi accompagna. Ne sono assolutamente certa. La Grazia del Signore mi accompagna in ogni luogo io vada. Questo è il solo motivo di speranza, specialmente quando la situazione si fa così urgente come in questi giorni.
Capisci, potrei dire: “Bene, sono a Hiroshima, lontana, sono al sicuro, posso prendere un aereo quando voglio”. Ma mi basta questo? Proprio per niente. Sono letteralmente tesa a cogliere ogni minimo accenno, che mi indichi perché il Signore mi ha mandato qui ora, perché ora mi trovo con queste persone (3 adulti e 4 bambini della comunità di Comunione e Liberazione di Tokyo), come Cristo vince ancora qui, ancora ora.
Ti assicuro, sono le due di notte, stamattina mi sono svegliata alle quattro e poi alle sette per parlare con i miei e decidere sul da farsi, il mio animo è in pena per decine di milioni di persone, sono a pezzi. Ma sono certa, non posso che continuare a scrivere per dire che Dio c'è, e nella drammaticità del momento ci accompagna.
Egli ci avvolge nella carezza della sua Presenza. È questo che emerge quando guardo agli altri che sono qui con me, all'attenzione di uno per l'altro, alla coscienza di essere completamente affidati nelle Sue mani (e due donne qui hanno lasciato oggi i mariti a Tokyo, e molti altri amici sono rimasti). Perché la dolorosa serenità che ci riempie non viene dal fatto di essere al sicuro; non basta! Anche se ce ne siamo andati, possiamo dirci veramente salvi?
Certo, io avevo poche cose con me, ma questi miei compagni di viaggio oggi sono partiti da casa lasciando tutto (tutto! amici, lavoro, casa) e non sanno neanche se potranno ritornare. Abbandonare tutto, che obbedienza ci vuole!
Eppure proprio così, spogliati di tutto, ancora più potentemente emerge che l'essenziale non è in quello che ci portiamo appresso, ma in Colui che solo è in grado di reggere tutto il nostro affanno del cuore, tutta la nostra domanda di vita. Se non avessi questa certezza sarei come già morta, schiacciata dagli avvenimenti.
Eppure è sufficiente alzare lo sguardo e commuoversi di fronte a un gruppo di vecchiette sedute su seggioline da pellegrinaggio che stamattina ho visto intente a ricopiare - con una serietà tutta giapponese - la facciata di una chiesetta neogotica, spuntata chissà come nel groviglio delle strade di Tokyo per ritornare ad essere investita da una voglia di affermare la vita incontenibile. Anche se io passavo con le mie valige e dicevo: chissà che sarà di loro...
O ancora mentre ammiravo il panorama mozzafiato dalla terrazza dell'appartamento di questi amici con cui sono partita, questa moltitudine di scintillanti grattacieli abbracciati da una nube di luce... Non ho mai visto niente di più bello... Potessi portarmeli via tutti con me e con la popolazione dentro!
Tutto il mio intimo mi si rivolta contro se penso che tutto questo deve finire in niente. Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato: Egli morendo ci ha donato la più vera delle speranze, ci ha mostrato come l'amore al Padre porti alla Resurrezione.
Per questo, costantemente pregate, ma non solo per i terremotati e le vittime, ma perché ogni uomo sperimenti qual è la verità della vita, verità che in questi momenti così drammatici stride e deve venire fuori. Perché se no siamo già come morti.
Non smettere di pregare, Dio è la sola sorgente che dà vera speranza.
Un abbraccio,
Betty

2 commenti:

  1. Ciao Marina, grazie per aver pubblicata la lettera di questa ragazza, è veramente così commovente. Il nucleare, dopo le tragedie di Hiroshima, non doveva esser nemmeno pensato come fonte di energia, è troppo forte, incontrollabile. Robert Oppenheimer il padre della bomba atomica ebbe grandi sensi di colpa, dopo aver visto la forza distruttiva di quest'arma, si dannò l'anima per aver messo le mani nell'atomo.
    Venendo a Betty è lo Spirito Santo che ha agito in lei, ha capito che il suo posto era in Giappone. Veramente persona lodevole, da ammirare.

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  2. Ringraziamo Betty per la sua bella testimonianza!
    Un saluto Albert!

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