venerdì 9 aprile 2010

Perché Egli è venuto?

Riflessioni per il tempo di Pasqua.

Ed anche Gesù non aveva che da restare ben tranquillo, nel cielo

Di  Mangiarotti, Don Gabriele

“Egli era proprio tranquillo nel cielo e non aveva affatto bisogno di noi. Perché Egli é venuto? Perché è venuto al mondo? Bisogna credere, amico mio, che io ho una certa importanza, io una donna da niente… Bisogna credere che l’uomo e la creazione e la destinazione dell’uomo e la vocazione dell’uomo ed il peccato dell’uomo e la libertà dell’uomo e la salvezza dell’uomo avevano una certa importanza, tutto il mistero, tutti i misteri dell’uomo. Diversamente, contrariamente, era così semplice, e così presto fatto (…) C’era solo da non creare l’uomo, c’era solo da non creare il mondo. Allora non ci sarebbe stata più la decadenza, non ci sarebbe stata più la caduta, non ci sarebbero state né caduta né redenzione. Non ci sarebbe stata più alcuna storia, non ci sarebbe stata più alcuna seccatura. Tutto il mondo sarebbe restato a casa propria. Come é possibile che io non sia grande, amico mio, se ho messo fuori posto tante cose, disordinato tante cose, e un così gran mondo? Per aver avviato una storia così tragica. Un Dio, amico mio, Dio si é scomodato, Dio si é sacrificato per me. Ecco il cristianesimo. Ecco il punto di origine, di assemblamento del meccanismo. Tutto il resto non è altro che …. meno di niente”. (C. Péguy, Veronique). Il cristianesimo è un dono, gratuito. Dio si è scomodato mandandoci suo Figlio. Si è scomodato per noi, innanzitutto donandoci l’essere, la vita. E la libertà, che ci porta a voltarGli le spalle, così che la Misericordia di Dio è venuta in soccorso della sua stessa creatura. Gli ha ri-donato la vita con la croce e la morte di Gesù. E ha riscattato tutto, facendoLo risorgere. Non ha fatto semplicemente tornare indietro il tempo, no. Ha rinnovato la vita. Di questo stiamo godendo. In questo tempo pasquale ci hanno accompagnato anniversari importanti. Cinque anni dalla morte di Giovanni Paolo II. Un anno dal terremoto dell’Aquila. Due eventi che sembrano agli antipodi. La luce della Resurrezione li ha illuminati. Nel messaggio agli Aquilani il Papa ha espresso pensieri di incoraggiamento “per la ricostruzione umana e sociale fondata sulla fede in Cristo risorto”. Quella di Giovanni Paolo II, “una vita svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo generoso, senza riserve, senza misura, senza calcolo. Ciò che lo muoveva era l’amore verso Cristo, a cui aveva consacrato la vita, un amore sovrabbondante e incondizionato. Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e frequentarlo, ha potuto toccare con mano quanto viva fosse in lui la certezza “di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi”. Ci sono uomini che decidono di fare il cristianesimo, di rendere luminosa la gioia della Pasqua. Non cedono alla slealtà di pensare di poter far da sé. Riconoscono che allo scombussolamento portato dall’uomo nel mondo, alla sua grandezza e alla sua miseria, può rispondere solo Chi si è scomodato per salvarlo. Senza questo Presenza ogni risposta è parziale, ultimamente insincera.

Nessun commento:

Posta un commento