Di Egidio Tittarelli
L’Avvento è uno dei “tempi forti” dell’anno liturgico, che ci prepara a fare memoria e a celebrare la festa del Natale, la gioia di Dio che viene a coinvolgere la nostra umanità e la nostra fragilità per farci condividere la sua stessa vita. Ogni anno ci è donato questo tempo in cui ricordiamo la storia dell’Incarnazione, in cui siamo sollecitati ad accogliere Colui che “viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo” e a “testimoniare la beata speranza del suo regno”, come dice la preghiera del Prefazio I dell’Avvento. Questo tempo di grazia si caratterizza per essere un “tempo di attesa”, nel quale siamo chiamati ad uscire dalle nostre monotonie, dalle nostre stanchezze, dalle nostre mediocrità, dalla tentazione dello scontato, dell’abitudine “del tutto è dovuto” per metterci in cammino sulle vie del desiderio di Dio e dell’incontro con Lui, per ritrovare in Lui il senso vero e bello della nostra esistenza. Ci sono alcuni atteggiamenti significativi a cui siamo richiamati attraverso la Parola di Dio di queste quattro domeniche di Avvento. Il primo è la “vigilanza”, l’essere svegli, attenti pronti per riconoscere e accogliere Colui che chiede di entrare nella nostra vita per fare festa con noi. Nella prima domenica di Avvento il Vangelo ci ha ricordato la storia del diluvio al tempo di Noè e ci ha detto:” Non si accorsero di nulla”. Forse alcune volte anche il nostro è un tempo nel quale corriamo il rischio di non accorgerci di nulla perché siamo troppo presi dal nostro immediato, dalle nostre abitudini, dalle nostre tante cose da fare e smarriamo il senso vero della nostra vita e della storia. Questo, invece, è n tempo di grazia per svegliarci dal torpore, dal sonno, dalla superficialità per ritrovare il gusto della vita. Il secondo è “preparare la strada” perché l’incontro con Lui non si improvvisa ma, come ogni cosa importante e bella nella vita, si prepara. Del resto, è Lui che ha preparato una meravigliosa storia di salvezza, è Lui che attraverso il dono della Parola, dell’Alleanza, dei Profeti ha preparato la Sua venuta in mezzo a noi. Allora anche noi siamo chiamati a preparare i cuori per accogliere nella nostra vita quotidiana Colui che si fa l’Emmanuele, il Dio con noi.
Il terzo atteggiamento che siamo chiamati a vivere è “la gioia”, perché l’incontro con Lui non è segnato dalla paura, dal terrore, ma è un incontro e una presenza che dona speranza, gioia, festa. Ce lo ricorda il profeta Isaia:” Coraggio non temete! Egli viene a salvarci…gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”.
Il quarto atteggiamento è “l’essere disponibili”, come Maria, come Giuseppe, perché è vero che tutto avviene per grazia e dono del Signore, ma Lui chiede la nostra collaborazione, la nostra disponibilità e il nostro sì.
Mi piace concludere con una preghiera del vescovo Tonino Bello alla Vergine dell’attesa:” Santa Maria dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono… Se oggi non sappiamo attendere più è perché siamo a corto di speranza…Soffriamo una profonda crisi di desiderio…Sentinella del mattino ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo che si sente vecchio. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. attendere è sempre segno di speranza”.
A tutti l’augurio che l’Avvento faccia crescere nei cuori il desiderio dell’attesa, la speranza dell’incontro e la gioia della comunione con Lui.
Grazie Marina.
RispondiEliminaAuguro di cuore altrettanto a te!
Bacioni sorellina!!! Buona e santa domenica...
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