Pubblico un articolo tratto dall'editoriale SamizdatOnLine.
Questi giorni sembrano segnati da un attacco sistematico contro la Chiesa, in modo da ricordare il clima degli ultimi giorni di Gesù. Odio alla Chiesa, odio all'uomo. Tempo allora di verità e di testimonianza. Senza compromessi, perché la situazione ci chiede di non cedere alla tentazione della menzogna.
Sull'accusa di pedofilia, non tutti i casi denunciati sono reali; moltissimi - fra cui quelli portati contro il Papa - sono vecchi e datati, quindi molto difficilmente verificabili.
I casi accertati di pedofilia non sono certo limitati alla Chiesa cattolica, mentre l'accanimento mediatico é tutto contro di lei. Ce n'e' abbastanza per denunciare la falsificazione mediatica, contro l'unica voce al mondo che si oppone all'omologazione relativista.
Quello che spaventa è l'andare avanti come se niente fosse: «Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. [...] Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà». SamizdatOnLine
L'ANTIDOTO ALLA PEDOFILIA
Di fronte a questo problema ho letto vari commenti sia sui giornali sia sui siti Internet, tanto amici che avversari del cristianesimo: la maggior parte di loro sembra affermare che la causa di tali deviazioni vada trovata nel celibato imposto ai preti dalla Chiesa cattolica. Personalmente credo che la questione riguardi principalmente l’educazione vissuta nei seminari e la concezione di fede ivi che è stata comunicata. In particolare nella non consapevolezza che la fede è capace di generare una antropologia adeguata. Si tratta della proposta di un cristianesimo impaurito della vita: ma tale cristianesimo non ha armi, non solo contro gli abusi sessuali, ma neppure per sostenere una presenza di Chiesa convincente, entusiasmante, creatrice di forti personalità.
Vorrei approfondire la questione, appena accennata nell’intervista a RadioFormigoni, che mi pare sia troppe volte sottovalutata.
Ritengo che siamo in presenza di una vera crisi nella Chiesa cattolica, e mi spiego: seguo, per l’educazione familiare ricevuta e per l’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione, con amore appassionato l’insegnamento del Papa (e mi riferisco sia a Giovanni Paolo II che a Benedetto XVI, come anche a Paolo VI) e ho sempre ritenuto che quanto i papi propongono alla Chiesa sia profondamente umano e ragionevole. Ho quindi imparato ad essere fiero della Chiesa Cattolica, senza vivere con quel complesso di inferiorità, che costringe poi tanti credenti alle posizioni “politically correct” che spesso si ritrovano in ambienti cattolici.
Sono stato educato ad un rifiuto netto del clericalismo (e sono diventato prete affascinato da quanto don Giussani diceva, che per essere preti autentici bisogna essere uomini veri), quel clericalismo che si nutre di formalismo e per il quale la vita cristiana non è la più bella delle avventure..., ma ho imparato anche a prendere le distanze da quel laicismo bigotto che imperversa ai nostri giorni, quel laicismo che vive di schemi e contrapposizioni, ma che non sa incontrare mai la vita e la diversità, la storia e le varie esperienze, con una presuntuosa saccenteria che allontana dal rischio e dall’amore alla novità.
Credo quindi che la soluzione ai problemi del clero sia da cercare in una rinnovata esperienza di Chiesa, e in un amore non formale al magistero del Papa: «Cristo non toglie nulla, dona tutto!», il cristianesimo non consiste in regole e dottrine, ma è l’incontro con la persona di Gesù che dà autentiche ragioni per vivere.
Ci saranno certamente meno crisi dei preti quando ci sarà più esperienza di fede e quando la fede, che mette in movimento la vita, sarà pensata e vissuta come luogo di bellezza umana. Aspetto questo tempo consegnando la vita e il lavoro che svolgo.
Ricordo quanto diceva Olivier Clément a proposito della crisi di fede del secolo scorso: il mondo aveva incontrato un cristianesimo impaurito della vita, privo di qualsiasi dinamismo di trasfigurazione. Mentre don Giussani ricordava, in una delle sue affermazioni più intense e commoventi: «Se la nostra vita è normale, con quello che abbiamo avuto, è difficile che possiamo trovare nella giornata dei particolari peccati, ma il peccato è la meschinità della distrazione e della dimenticanza; il peccato della meschinità di non tradurre in novità, non far splendere di aurora nuova quello che facciamo: lo lasciamo opaco, così come viene; senza colpir nessuno, ma senza donarlo allo splendore dell’Essere».
Solo il cristianesimo testimoniato così da questi maestri avrà armi adeguate per vincere ogni tipo di abuso e sarà capace di convincere gli uomini – e i giovani in particolare – di ogni tempo.
Cultura Cattolica socio di SamizdatOnLine
Marina gli apostoli erano sposati, mi chiedo perchè adesso i sacerdoti non abbiano la libertà di poter scegliere...
RispondiEliminaCapirebbero veramente i problemi della famiglia.
In tal senso sono drastici solo i cattolici.
Cara amica mia, il problema non consiste nel fatto che i preti non possono sposarsi e quindi non sono liberi di vivere la loro seessualità. Il problema va ricercato a monte. Mi spiego con un esempio: un uomo o una donna che si sposano per amore non considerano un sacrificio l'essere fedeli l'uno all'altro e dover fare qualche volta anche delle rinuncie, perchè il vero amore sopporta tutto. La stessa cosa vale per che sceglie di intraprendere la via religiosa che diventa sacrificio enorme se non si tratta di una scelta dettata da un amore autentico e profondo verso Dio. Io credo che molti sacerdoti, religiosi e religiose, non abbiamo scelto questa via unicamente per amore verso il Signore e quindi è chiaro che per loro diventa impossibile vivere dovendo rinunciare ad uno dei più grandi piaceri della vita. Nel caso della pedofilia, purtroppo vediamo che anche tanti padri di famiglia ne sono colpiti eppure hanno moglie, ma allora come mai? Si tratta sicuramente di un grave disordine sessuale e morale per il quale è necessario essere curati. I preti che praticano questa infamia devono giustamente essere allontanati dalle parrocchie e sottoposti a cure psicologiche, ma anche devono essere messi nella condizione di rivedere la loro vocazione. E' vero che gli apostoli erano tutti sposati ed è anche vero che Gesù non ha detto niente contro il matrimonio dei sacerdoti, ma la Chiesa ha preso questo provvedimento con Papa Gregorio VII il quale non tollerava più la simonia, cioè la vendita di cariche religiose e non tollerava che per questioni di eredità la "vocazione" passasse di padre in figlio. Il sacerdote deve rispecchiare in tutto la figura di Gesù che ha scelto di svolgere la missione affidatagli dal Padre, libero da impegni familiari e tutto proteso a servire i suoi tanti fratelli sacrificandosi fino a morire in croce...E' necessario dunque che il sacerdote riscopra quella che è la sua vera missione e vocazione. Per questo il Papa ha indetto l'anno sacerdotale...ma noi ci ricordiamo di pregare per la Chiesa e per i sacerdoti? Siamo in tanti a dover riscoprire il significato del nostro essere cristiani!!!
RispondiEliminaUn abbraccio!!!
Care amiche e amici che leggete questo blog. Ho ritenuto conveniente partecipare alla discussione mai sopita riguardo i preti: "sposati o non sposati?". La mia fede mi insegna che quando c'è il vero incontro con Gesù non esiste più sesso. Lo vedo anche nei miei sacerdoti, davvero felici come uomini di Dio. Ex missionari diocesani hanno avuto esperenze a dir poco "forti" in quei luoghi dove la miseria la fa da padrona ma dove la chiesa è viva. Sicuramente ci vuole un rinnovamento nei seminari, ma il prete sposato no. Perchè? Sicuramente avrebbe l'esperienza di una famiglia e saprebbe cosa significa, ma dall'altra parte ci sarebbe l'annullamento come pastore che deve portare avanti tutto ciò che riguarda: la catechesi, i gruppi, le sante messe, i giovani con ritiri vari e tutto quello che vive una parrocchia. Ve lo immaginate un prete con 7-8 figli, perchè non mi si dica che proprio lui potrebbe usare il preservativo, non sarebbe più un buon sacerdote, andrebbe contro quel che la chiesa dice di non fare. Magari la moglie stanca di badare solo lei alla famiglia, prende e se ne va. Senza contare i tradimenti che non bisogna tralasciare e sottovalutare soprattutto al giorno d'oggi. Certo queste sono le cose più forti che potrebbe vivere un prete, ma rimane il fatto che pure Gesù non si è sposato (1° sacerdote), e tutti gli altri discepoli hanno dovuto abbandonare la famiglia per operare il loro ministero. No non sono d'accordo per il prete sposato. Qualcuno mi potrà obiettare che pure i cristiani ortodossi si possono sposare, infatti, ortodossi e protestanti si sono separati dalla chiesa cattolica per mille motivi, chi me lo dice che uno non sia pure per questo? Colgo l'occasione per salutare Stella e marina e ringrazio. Buona giornata
RispondiEliminaCara Enza mi trovo pienamente d'accordo con te in tutto. Riguardo ai protestanti, infatti, uno dei motivi per cui c'è stata la separazione è stato proprio quello del celibato dei sacerdoti derivante dal non riconoscimento del primato del Papa.Poi ci sono state altre incomprensioni dovute ad errori commessi da ambe le parti...ma oggi la Chiesa ha fatto grandi passi avanti per e si sta andando verso la riunificazione. Preghiamo anche per questo.
RispondiEliminaUn saluto!
Cara Marina, può essere che i vertici dei protestanti con i nostri cattolici stiano facendo passi per avvicinarsi, me lo auguro visto che Gesù è uno solo, ma leggendo sul mio canale ed altri di proprietà degli evangelici, da quel che dicono non mi pare proprio che vogliano avvicinarsi. Anzi si beano delle anime che portano via alla chiesa cattolica. Però non ci resta che pregare e affidare loro e la nostra chiesa che amo tanto al Signore, solo lui potrà aprendo i nostri cuori intervenire. Cara Marina anche tu i segni dei nostri tempi li vedi come una venuta di Gesù, venuta prossima? Io mi auguro che i popoli si avvicinino a Lui, perchè guardando teologicamente la Bibbia è successo questo:
RispondiEliminaDa Adamo fino ad Noè sono trascorsi circa 2000 anni
Da Noè ad Abramo altri circa 1800 anni
Da Abramo fino a Mosè circa 1800 anni
Da Mosè a Davide 1500 anni e da Davide a Gesù se non ricordo male 1000-1200 anni
Sappiamo che da Gesù a noi sono 2000 anni
Questo mi fa pensare!! Ciao e grazie Marina
Cara Enza io mi riferisco alla Chiesa Ortodossa, non a quella Evangelica con la quale sarà molto difficile dialogare anche perché con i protestanti si è interrotta la successione apostolica. La Chiesa Ortodossa, a livello dottrinale, è quella più vicina al cattolicesimo; ciò che ci separa ancora è solo la difficoltà che fanno gli ortodossi a riconoscere il primato del Papa perché non sono uniti neanche tra di loro avendo un Patriarca in ogni Chiesa: quello Greco, quello Russo, In Turchia...
RispondiEliminaRiguardo ai nostri tempi dico solo che ogni epoca è stata caratterizzata da segni importanti ma tutti mandano lo stesso messaggio: convertitevi e credete al Vangelo! E' vero che più il tempo passa, più si avvicina l'ora del ritorno di Gesù, ma nessuno può dire se è così prossima...Non dobbiamo basarci tanto sui numeri degli anni passati da questo evento o da quell'altro, dobbiamo solo cercare di capire che la venuta del Signore per ognuno di noi può capitare all'improvviso, quando meno ce lo aspettiamo...Quindi, il messaggio divino in questo nostro tempo è contenuto nei tanti eventi anche catastrofici che ci invitano a prendere senpre più coscienza della precarietà della vita di cui nessuno può disporre come vuole.
Diceva Chiara Lubich che è necessario vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo...é l'invito che voglio rivolgere a tutti i miei amici lettori e a te cara Enza!
Un grazie e un abbraccio!!!