venerdì 27 marzo 2009

Essere cristiani



"Non si nasce cristiani, lo si diventa'' (Tertulliano).


Questo "divenire'' è lo spazio in cui si inserisce l'ascesi cristiana. Ascesi è oggi parola sospetta, se non del tutto assurda e incomprensibile per molti uomini e, ciò che più è significativo, anche per un gran numero di cristiani. In realtà "ascesi'', termine che deriva dal greco askeîn, "esercitare'', "praticare'', indica anzitutto l'applicazione metodica, l'esercizio ripetuto, lo sforzo per acquisire un'abilità e una competenza specifica: l'atleta, l'artista, il soldato devono "allenarsi'', provare e riprovare movimenti e gesti per poter pervenire a prestazioni elevate. L'ascesi è dunque anzitutto una necessità umana: la stessa crescita dell'uomo, la sua umanizzazione, esige un corrispondere interiore alla crescita anagrafica. Esige un dire dei "no'' per poter dire dei "sì'': "Quando ero bambino, parlavo e pensavo da bambino ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato'' scrive san Paolo (1 Lettera ai Corinzi 13,11). La vita cristiana poi, che è rinascita a una vita nuova, a una vita "in Cristo'', che è adattamento della propria vita alla vita di Dio, richiede l'assunzione di capacità "non naturali'' come la preghiera e l'amore del nemico: e questo non è possibile senza un'applicazione costante, un esercizio, uno sforzo incessante.
Riflessione dei fratelli della comunità di Bose

Nessun commento:

Posta un commento