E’ iniziata la grande settimana, la settimana della morte di Dio.
La liturgia della domenica delle palme appena trascorsa, nella S. Messa, ci ha proposto il lungo racconto della Passione di Gesù nella versione del Vangelo di Matteo. Gesù Cristo ormai è arrivato al momento fondamentale della sua missione: donare la Sua vita per la salvezza di tutti gli uomini schiavi del peccato e destinati alla morte eterna. Si tratta del patire di un Dio appassionato che, sulla croce, fa tutta l’esperienza dell’abbandono e della solitudine in cui si trova ogni uomo di fronte alla morte: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”! Da questo grido di dolore, Dio manifesta tutto il suo interessamento per la tragedia umana. Ma si tratta anche del dolore di chi soffre le doglie del parto per far venire alla luce una creatura: è l’uomo nuovo che nasce ed è una nuova creazione.
Ieri, lunedì santo, la liturgia ci ha proposto il brano del vangelo di Giovanni ( Gv 12,1-11), in cui Gesù riceve l’unzione di una donna devota, pochi giorni prima della Sua Passione. Si tratta di Maria di Betania che con un unguento profumato, unge i piedi di Gesù. Per Giuda si tratta di uno spreco, invece Gesù apprezza quel gesto di gratuità assoluta , di generosità e di dono amorevole.
Oggi, martedì santo, Il Vangelo di Giovanni (Gv 13, 21-33.36-38), ci parla di Gesù che, davanti al male che abita il cuore di Giuda e alla fede ingenua di Pietro, annuncia la Sua glorificazione. Egli è venuto per dare la salvezza e, proprio nel momento peggiore della Sua vita , vede la possibilità di manifestare la gloria del padre e di testimoniare che le Sue parole sono vere:” Ora il figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in Lui”(…)”Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma…dove vado io voi non potete venire”. Allora Simon Pietro gli disse:” Signore, perché non posso seguirti ora? Darei la mia vita per te”. Rispose Gesù:” In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte”.
Qui Pietro, in un momento così drammatico, deve fare i conti con i propri limiti e riuscirà ad essere veramente il primo della classe solo dopo aver pianto amaramente e riconosciuto che di fronte al Signore, siamo tutti peccatori bisognosi di grande misericordia.
In questa settimana santa siamo chiamati a vivere giorni di riflessione, di preghiera, di gratitudine, ma anche di imitazione. Per noi cristiani, la morte di Gesù sulla croce non costituisce motivo di scandalo, noi non ci vergogniamo di Colui che è stato maltrattato, offeso, rifiutato, condannato, ma guardiamo il Crocifisso per imparare ad avere gli stessi sentimenti di Gesù ed essere come Lui, luce per il mondo. Viviamo con intensità questa settimana, la settimana santa, uniamo le nostre sofferenze a quelle di Gesù, patiamo con Lui, in Lui e per Lui.
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