venerdì 18 giugno 2010

«Si educa solo dentro ad una speranza»

Cardinale Camillo Ruini


di Francesca Fontana tratto da Tracce

 Al convegno dei Centri culturali cattolici, il cardinale Camillo Ruini ha affrontato l'emergenza educativa. Per trovare un punto da cui partire, davanti ad una libertà dell’uomo che «è sempre nuova»
Il cardinale Camillo Ruini: Solo dentro a una speranza si educa. È questo, in estrema sintesi, il messaggio della lectio magistralis tenuta dal cardinale Camillo Ruini a Milano sul tema della emergenza educativa. Un’analisi che va alla radice profonda del disorientamento che spesso tocca chi educa; disagio già denunciato da Benedetto XVI due anni fa, ed evidentemente molto avvertito, a giudicare dalla platea dell’Assolombarda affollata in occasione dell’annuale convegno dei Centri Culturali Cattolici della diocesi di Milano.
Cosa rende, oggi, tanto difficile educare? La lectio di Ruini inizia con l’analisi delle correnti che dominano la cultura attuale. Primo, naturalmente, quel relativismo sempre citato dal Papa, secondo il quale «lo stesso parlare di “verità” viene considerato pericoloso e autoritario». Secondo, la scomparsa di Dio dall’orizzonte culturale, come fu annunciata da Nietzsche, «alla radice della caduta di tutti i valori». Terzo, una tendenza che Ruini definisce “naturalismo”, intesa come quel pensiero che vorrebbe ridurre l’uomo a risultato di una evoluzione biologica, e non di un disegno. Concezione che, spiega il cardinale, non solo «contrasta radicalmente con l’idea ebraico - cristiana dell’uomo come immagine di Dio», ma «nega una insormontabile differenza ontologica dell’essere umano». E quindi collide con quel primato assoluto della persona per cui secondo Kant l’uomo deve essere sempre un fine, e mai un mezzo.
Viviamo dunque dentro una antropologia profondamente mutata; lo stesso concetto di “uomo” che è stato nostro fino al Novecento è alterato. L’analisi di Ruini coincide con quella di Francesco Botturi, ordinario di Filosofia morale alla Università Cattolica di Milano, che poco prima si era chiesto «che cosa ci rema oscuramente contro», nel tentativo di educare; e rimandando alla lettura della Caritas in veritate definiva il nostro tempo come avvolto in «un orizzonte tecnocratico, in cui siamo incapaci di trovare un senso che non sia prodotto da noi stessi».
Esiste poi una “volgata scientista”, spiega Ruini, che educa, attraverso i media e spesso la scuola, a questa modificata idea dell’uomo. Un uomo che non ammette una verità assoluta, né un creatore, e pretende di farsi creatore di se stesso.
E tuttavia, bisogna educare. Il cardinale indica alcune direzioni concrete. La prima base, naturalmente, l’amore e la vicinanza. Poi, l’apertura alle domande dei bambini, l’affrontare senza false neutralità i loro “perché”. (Dare, quindi, una propria ipotesi di interpretazione del reale). Inoltre, educare «è sempre incontro fra due libertà», e occorre allora «accettare il rischio della libertà, il rischio educativo di cui parlava don Giussani». Perché, aggiunge il cardinale riprendendo i concetti della enciclica Spe salvi, «la libertà dell’uomo è sempre nuova, e anche i più grandi valori del passato non possono essere semplicemente ereditati, ma vanno fatti nostri in una spesso sofferta scelta personale».
Ultima indicazione, dobbiamo riscoprire «il rapporto fra educazione e esperienza del dolore». «Nella mentalità comune il dolore è quell’aspetto oscuro della vita da cui in ogni caso bisogna preservare i giovani. Così però cresciamo persone fragili e poco generose. Occorre invece non censurare la sofferenza, e non lasciare senza risposta le domande che essa pone».
La lectio magistralis si conclude tornando alle radici della “emergenza educativa”. Occorre una base, un fondamento per educare. Ruini: «In termini laici si può dire che il nodo di fondo della questione educativa è la presenza, o l’assenza, di fiducia nella vita. In termini religiosi bisogna parlare della speranza cristiana, a cui Benedetto XVI ha dedicato non a caso la sua seconda enciclica. Quella speranza affidabile che, sola, può essere l’anima dell’educazione, come dell’intera vita».
Quella speranza che oggi vacilla in tanti, laici e anche credenti. Tanto che Habermas, ricorda il cardinale, ha descritto la perdita di fiducia nella salvezza come il carattere emergente dell’Occidente. Allora, dice Ruini, «un punto di partenza per rispondere alla sfida di oggi può essere nella verità contenuta nel nichilismo: è vero cioè che, senza Dio, tutto manca di fondamento». L’affronto dell'emergenza educativa è il tema del Progetto culturale e dei prossimi orientamenti pastorali della Cei, e di quella “alleanza educativa” che la Chiesa italiana intende proporre a tutti, laici e credenti, in uno sguardo che si preoccupi dei figli.


2 commenti:

  1. Senza Dio, la vita non ha senso.

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  2. E' proprio così! Ma oggi sembra che la maggior parte delle persone voglia fare a meno di Dio credendo così di gestire al meglio la propria libertà...Ma quanto sbaglia! Dio è l'essenza della vita di ogni persona e chi crede di farne a meno si priva della vita stessa.
    Grazie sorellina, a presto!

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